Concessioni balneari, la Calabria vuole sospendere la direttiva Bolkestein

Il presidente della Regione sostiene che in Calabria non c’è scarsità di spiagge libere e approva nuovi stabilimenti.

Quella delle concessioni balneari è una vecchia e annosa questione. La trattatiamo come un affare di Stato ma va ben oltre. Le leggi che regolano la possibilità di “appaltare” gli arenili della costa italiana (di circa 8mila chilometri) sono in realtà comunitarie e l’Unione europea ha più volte ammonito il nostro paese per aver aggirato i contenuti della direttiva Bolkenstein – la direttiva dell’Unione europea 2006/123/CE che ha come obiettivo quello di promuovere la parità di professionisti e imprese nell’accesso ai mercati dell’Unione europea. Viene chiamata così dal nome di Frederik Bolkestein, un economista olandese che era commissario europeo per il Mercato interno all’interno della Commissione europea guidata da Romano Prodi.

Secondo la direttiva, ad esempio, concessioni e servizi pubblici possono essere affidati a privati solo con gare pubbliche aperte a tutti gli operatori presenti in Europa. Con la stagione estiva, ecco che la Regione Calabria, con una sua delibera, sancisce di fatto il superamento della normativa perché, così sostiene il suo presidente Roberto Occhiuto, solo il 13 per cento delle spiagge calabresi è dato in concessione dai comuni. Quindi, almeno l’87 per cento delle spiagge è al momento libero. Dunque pronto per essere concesso a terzi per finalità turistico-ricreative.

Concessioni balneari Calabria
Scilla, Calabria © Wikimedia

Cosa prevede la direttiva Bolkestein per le concessioni balneari

La direttiva Bolkestein, come anticipato, è una norma approvata nel 2006 che è però entrata in vigore in Italia solo nel 2010 grazie al decreto legislativo 59/2010. Secondo la direttiva, le concessioni e servizi pubblici possono essere affidati a privati solo con gare pubbliche aperte a tutti gli operatori presenti in Europa. Ma nel nostro paese, chi detiene le concessioni ha sempre spinto perché questo non accadesse, per non perdere gli spazi e i conseguenti copiosi introiti. Il business che gira attorno agli stabilimenti italiani, infatti, è molto ricco e i vari governi che si sono succeduti dalla promulgazione della direttiva in poi hanno fatto poco o niente per farla rispettare. Anzi, i legislatori hanno assecondato queste infrazioni continue dell’Italia. I motivi sono chiaramente elettorali: nessuna parte politica ha mai voluto inimicarsi una così vasta fetta di popolazione interessata a mantenere lo status quo e i propri benefici, seppur indebiti.

Di fatto una sentenza della Corte di giustizia dell’Ue del 14 luglio 2016 ha ribadito la necessità di dare corretta applicazione alla direttiva e censurato il comportamento dell’Italia. Di ammonimenti ne sono seguiti altri ma al momento le ordinanze statali italiane sembrano prevalere (a torto) su quelle europee. In Italia le concessioni balneari sono state prorogate fino al 31 dicembre 2024 mentre il diritto comunitario ha stabilito che la proroga automatica è illegittima sin dall’ormai lontano 2010. Tutto abbastanza incredibile, specie se si pensa che solo da noi accade questo: in Francia l’80 per cento delle spiagge rimane libera da qualsiasi tipo di struttura. In Spagna non esistono concessioni e gli arenili sono liberi; in Portogallo le licenze durano dieci anni e non di più; in Grecia in merito alle concessioni viene garantita imparzialità e trasparenza.

Tropea, Calabria
Concessioni balneari, direttiva Bolkestein, Calabria © Wikimedia

La Calabria è pronta a concedere le sue spiagge per nuovi stabilimenti

Il provvedimento deliberato dalla Regione Calabria non fa che confermare il totale inadempimento delle regole comunitarie da parte del nostro paese. Il Presidente della Regione, Roberto Occhiuto, ha dichiarato infatti che nel territorio calabrese non c’è scarsità della “risorsa spiaggia” e per questo non si applicherà la direttiva Bolkestein riguardo alle concessioni rilasciate dai Comuni nei quali sarà valutata l’insussistenza locale di scarsità della risorsa e l’assenza di interesse transfrontaliero certo.

Per dare forza e giustificare la delibera emanata, sempre il Presidente ha ricordato che per l’Europa la valutazione sulla scarsità o meno delle spiagge va fatta a livello regionale o addirittura comunale. Quindi la Calabria, agendo come sta facendo, rispetterebbe perfettamente queste indicazioni. I numeri dicono che in Calabria le spiagge libere sono la maggioranza, quindi i Comuni calabresi potranno procedere – qualora non ci sia nel loro territorio una scarsità della ‘risorsa spiaggia’ e non vi sia neppure un interesse transfrontaliero al rilascio della concessione – all’applicazione diretta della normativa nazionale sulle proroghe delle concessioni balneari; in assenza di tali presupposti, gli stessi Comuni potranno dare una proroga tecnica alle precedenti concessioni in scadenza al 31/12/2023, e allo stesso tempo potranno bandire nuove gare, per i lotti non ancora assegnati.

Si prosegue come al solito. Trattando il territorio come una qualsiasi merce da commerciare. Privando i cittadini del diritto di accedervi gratuitamente. Ricordiamo infatti che in Italia vige “il diritto libero e gratuito di accesso e di fruizione della battigia, anche ai fini di balneazione”. Inoltre, ci sono ordinanze dei Comuni che prevedono il divieto di occupare con ombrelloni, sdraio o anche semplici teli mare, la fascia di 5 metri dalla battigia e il divieto di permanenza in tale spazio, poiché deve rimanere a disposizione per i mezzi di soccorso. Dunque, il divieto vale per tutti, anche per i gestori di stabilimenti, e permane anche se si paga l’ingresso.

Mare libero si mobilita per i diritti dei bagnanti. Tra blitz in spiaggia e azioni legali l’obiettivo è restituire alla…

Posted by Mare Libero on Thursday, June 20, 2024

Cosa fanno gli attivisti di Mare libero che vogliono restituire le spiagge alla popolazione

C’è anche si oppone e oppone resistenza a queste pratiche fuori norma e contro la comunità. Mare libero – che si definisce come Coordinamento nazionale Mare libero APS (CoNaMaL) — si è costituito a Firenze il 20 ottobre 2019, dalla volontà di cittadini, associazioni e comitati già attivi da anni in molti territori italiani, dal litorale romano al Cilento, dalla Versilia alla Riviera romagnola, uniti dal comune intento di liberare il mare e le spiagge e restituirli alla collettività. Ultimamente questi cittadini hanno intrapreso azioni di protesta a Roma (precisamente a Ostia, nello stabilimento Elmi) il 18 maggio e a Marina di Pietrasanta il 25 maggio (al Twiga). Cosa hanno fatto? Semplicemente gli attivisti sono scesi in spiaggia con ombrelloni e asciugamani per ribadire il diritto incontestabile di fruire liberamente e gratuitamente delle spiagge le cui concessioni sono scadute il 31 dicembre 2023.

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