La Georgia vede sfumare il sogno europeo: le proteste di piazza contro la “legge russa”

La legge sugli agenti stranieri, usata in Russia per reprimere il dissenso, è stata approvata in prima lettura. Migliaia di persone hanno manifestato davanti al parlamento di Tbilisi: temono che la normativa comprometta i colloqui di adesione all’Unione europea.

Sono scesi in piazza a migliaia, per diversi giorni consecutivi, davanti al parlamento nel centro di Tbilisi, in Georgia, per protestare contro la cosiddetta “legge russa”: una legge che allontana il paese del Caucaso meridionale, ex repubblica sovietica, dal sogno europeo e lascia intravedere una svolta nella direzione di Mosca. Ma andiamo con ordine.

Il 15 aprile 2024 in parlamento viene presentato un progetto di legge che imporrebbe ai media e alle organizzazioni non commerciali che ricevono più del venti per cento dei finanziamenti dall’estero di registrarsi come “organizzazioni che perseguono gli interessi di una potenza straniera”. La bozza, proposta dal partito di maggioranza Sogno georgiano, ricorda molto una normativa già in vigore in Russia, usata dal regime per stigmatizzare la stampa indipendente e ostacolare le organizzazioni non allineate alla politica del Cremlino, perlopiù enti che si battono per i diritti civili e l’uguaglianza Lgbtq+. Subito scoppia il caos: mentre il leader della maggioranza parlamentare Mamuka Mdinaradze tiene il suo discorso in aula, il parlamentare Aleksandr Elisashvili, del partito d’opposizione Citizens, si scaglia contro di lui tirandogli un pugno in testa. E parte la rissa. 

Nel frattempo in piazza iniziano a raccogliersi frotte di manifestanti. Prima centinaia. Poi migliaia. La gente si riunisce fuori dal parlamento di Tbilisi sventolando bandiere dell’Unione europea e intonando slogan come “No alla legge russa!”. Già l’anno scorso i manifestanti erano riusciti a fermare l’approvazione di questa stessa legge, che era stata respinta proprio per il forte malcontento della piazza. A distanza di un anno, però, la bozza viene tirata fuori dal cassetto ancora una volta. Il disegno di legge è lo stesso, cambiano solamente alcune parole: la versione rivista del testo sostituisce l’indicazione “agente straniero” con “organizzazione che persegue gli interessi di una potenza straniera”. La folla si infervora e per diversi giorni presidia il parlamento.

Alle proteste si uniscono anche i giocatori della nazionale maschile di calcio, che di recente si è qualificata agli Europei del 2024: il capitano Jaba Kankava condivide su Instagram delle storie in cui appoggia i manifestanti; e anche altri giocatori della Nazionale, tra cui l’attaccante del Napoli Khvicha Kvaratskhelia e Giorgi Mamardashvili, portiere del Valencia, scrivono sui social: “Il cammino della Georgia è verso l’Europa. La via europea ci unisce! Avanti verso l’Europa! Pace alla Georgia”.

Anche le donne si mettono in marcia, organizzando una manifestazione di protesta interamente femminile.

Fra loro ci sono molte russe. In totale, scendono in piazza ventimila persone, non solo nella capitale ma anche nella città di Batumi. Non mancano gli scontri con la polizia e qualche arresto. Per un momento la folla sembra avere la meglio: la discussione del disegno di legge viene rimandata. Ma non per molto.

La legge approvata in prima lettura

Due giorni dopo, in una votazione boicottata dall’opposizione, il partito al governo Sogno georgiano approva in prima lettura la controversa proposta di legge, con 83 voti favorevoli e zero contrari. Il primo passo è fatto. L’intenzione dell’esecutivo, guidato dal primo ministro Irakli Kobakhidze, noto per la sua retorica anti-occidentale, sembra essere quella di far approvare la legge prima delle elezioni parlamentari e presidenziali del prossimo autunno. L’obiettivo evidentemente è ridurre le ingerenze politiche dall’estero e fermare sul nascere eventuali “rivolte colorate” all’indomani delle elezioni.  

Ma il cammino verso la piena approvazione del testo si scontra con la posizione decisamente contraria della presidente, la filoeuropea Salomé Zourabichvili, diplomatica francese naturalizzata georgiana, che ha già annunciato la sua intenzione di porre il veto se il disegno di legge ricevesse il via libera nelle tre letture.

Il timore è che questa normativa, così simile alla legge repressiva adottata in Russia e in Bielorussia, possa compromettere i colloqui di adesione all’Unione europea: nel dicembre 2023 la Georgia ha infatti ottenuto lo status di Paese candidato all’Ue (gli altri Paesi candidati sono Bosnia-Erzegovina, Moldova, Montenegro, Macedonia del Nord, Serbia, Turchia e Ucraina). 

Le reazioni alle proteste in Georgia

Come previsto, da Bruxelles sono arrivate le critiche: l’Alto rappresentante Ue per la Politica estera Josep Borrell ha definito la mossa del Parlamento georgiano “uno sviluppo molto preoccupante” e ha avvertito che “l’adozione finale di questa legislazione avrebbe un impatto negativo sui progressi della Georgia nel suo percorso verso l’Ue”, precisando che “questa legge non è in linea con le norme e i valori fondamentali dell’Ue”. 

Dal canto suo il primo ministro Irakli Kobakhidze ha detto che si tratta di una legge necessaria per garantire la trasparenza finanziaria dei beneficiari delle sovvenzioni. La maggioranza parlamentare infatti accusa le Ong di interferire nelle elezioni e di diffondere un’ideologia pseudo-liberale, promuovendo la propaganda Lgbtq+ e gli attacchi alla Chiesa ortodossa.

Il leader del partito Sogno georgiano, l’ex primo ministro Irakli Garibashvili, ha detto che la legge sugli agenti stranieri potrebbe essere abolita quando la Georgia entrerà a far parte dell’Ue: una dichiarazione che ha il tono della sfida, visto che Garibashvili ha sottolineato come la normativa non abbia alcun peso visto che Bruxelles al momento non è pronta all’espansione.

Il politico Giorgi “Gigi” Ugulava, ex sindaco di Tbilisi, anch’egli sceso in piazza tra i manifestanti, spiega così il ritorno di questa legge: “È un marchio dell’influenza russa, ovvero del putinismo – ha dichiarato al canale Dozhd -. Questa legge è discussa non solo in Georgia, ma anche in Kirghizistan, nel territorio occupato dell’Abkhazia e in Slovacchia, ovvero in quei Paesi dove le autorità russe esercitano la loro influenza. Credo che non sia una coincidenza”. 

I rapporti di Tbilisi con Mosca

In passato parte dell’Unione sovietica, la Georgia ha ottenuto l’indipendenza nel 1991 con il crollo dell’Urss. E da allora i suoi rapporti con Mosca sono sempre stati turbolenti, soprattutto dopo il 2008, quando la Russia ha invaso la Georgia a sostegno delle regioni separatiste dell’Ossezia del sud e dell’Abkhazia, sconfiggendo le truppe georgiane in pochi giorni e occupando i due territori, che insieme costituiscono circa il venti per cento del territorio della Georgia.

Tuttavia, dopo l’invasione russa in Ucraina, Tbilisi si è rifiutata di introdurre sanzioni ai danni di Mosca, adducendo motivazioni commerciali (nel 2022 l’export verso la Russia è infatti aumentato del 6,8 per cento, l’import del 79 per cento: il livello più alto degli ultimi sedici anni) e ricordando che l’Occidente ha continuato a fare affari con la Russia come se nulla fosse anche dopo la guerra del 2008 fra Mosca e Tbilisi. La Russia, con cui la Georgia non ha più relazioni diplomatiche dal 2008, ha quindi risposto ripristinando i voli diretti tra i due Paesi e abolendo l’obbligo del visto imposto ai cittadini georgiani all’inizio degli anni Duemila. Un riavvicinamento che non deve però essere letto come una piena riappacificazione.

Secondo alcuni opinionisti, l’atteggiamento ambiguo di Tbilisi si spiega in parte con la crescente importanza del Paese nella regione: “Il protrarsi della guerra in Ucraina ha costretto l’Ue a rivalutare la sua dipendenza energetica e commerciale dalla Russia e l’ha spinta a cercare rotte alternative per raggiungere la Cina e l’Asia centrale. Il corridoio di mezzo (middle Corridor, una rotta di trasporto via terra e via mare che collega la Cina all’Europa attraversando l’Asia centrale, il Caucaso e si estende fino alla Turchia, ndr), sembra essere l’opzione più conveniente. Poiché la Georgia è il ponte terrestre più breve tra l’Ue e la Cina, Bruxelles ha intensificato il suo coinvolgimento nel Caucaso meridionale attraverso progetti di gas e infrastrutture firmati con l’Azerbaigian e la Georgia. Di conseguenza, la Georgia ha acquisito una leva geopolitica significativamente maggiore rispetto a quella che aveva prima della guerra in Ucraina “ spiega Emil Avdaliani, docente di relazioni internazionali all’Università europea di Tbilisi.

Il governo georgiano potrebbe utilizzare la prospettiva di un riavvicinamento alla Russia come tattica negoziale nei confronti dei partner occidentali esitanti.

Emil Advaliani

I giochi politici in vista delle elezioni

Oltre a ciò, si deve tener presente che il partito Sogno georgiano, al governo da oltre un decennio e intenzionato ad assicurarsi un quarto mandato alle elezioni del prossimo autunno, è stato fondato dal miliardario Bidzina Ivanishvili, l’uomo più ricco della Georgia, i cui capitali sono basati in buona parte in Russia. E con l’avvicinarsi delle elezioni, Ivanishvili, che si era dimesso dalla carica di presidente del partito nel 2021, ha annunciato un ritorno alla politica. 

Ragazzi protestano in Georgia
Questa legge russa ostacolerà l’integrazione europea della Georgia © Nicolo Vincenzo Malvestuto/Getty Images

“Sulla scia dell’invasione russa dell’Ucraina, il partito Sogno georgiano è stato criticato dall’opposizione per essersi avvicinato alla Russia e aver messo a repentaglio l’integrazione europea, spiega Alexander Atasuntsev, giornalista indipendente specializzato nelle regioni post-sovietiche. Oltre l’ottanta per cento dei georgiani è favorevole all’adesione all’Ue, e avrebbero potuto iniziare a sostenere l’opposizione se il partito Sogno georgiano non avesse ottenuto lo status di candidato. Ivanishvili afferma che combatterà la corruzione, preserverà l’identità nazionale della Georgia e ripristinerà l’integrità territoriale del paese. Inoltre, si è impegnato a completare l’adesione della Georgia all’Ue entro il 2030 e a perseguire la crescita economica. Ma il rimpasto ai vertici voluto dal Sogno georgiano non avvicina la Georgia a questi obiettivi: il nuovo primo ministro, Irakli Kobakhidze, è una figura controversa. E questa scelta fatta da Ivanishvili non è stata casuale. Il popolare e ben più giovane Garibashvili rappresentava una minaccia, e il miliardario preferisce avere al timone una figura ben più polarizzante: ciò contribuirà a preservare il suo controllo sulla politica georgiana”.

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