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Carlsberg Italia, anche la birra può salvare il mondo
Meno acqua sprecata, meno emissioni e uno sforzo congiunto di tutta l’azienda ad andare in un’unica direzione: quella della sostenibilità. Ecco i risultati più importanti ottenuti da Carlsberg Italia e contenuti nel suo sesto bilancio di sostenibilità “ResponsiBEERity 2016: il coraggio di dare i numeri”
Anche bere un bicchiere di birra può avere un impatto ambientale più o meno importante. Specialmente se si tratta di “un bicchiere” da 1,3 milioni di ettolitri, come quello prodotto ogni anno da Carlsberg Italia. Con i suoi otto brand (tra cui Birrificio Angelo Poretti e Tuborg) l’azienda fa parte del Gruppo Carlsberg Breweries A/S, che è il terzo produttore mondiale di birra e il primo dell’Europa Orientale, con una presenza di 150 mercati complessivi. Numeri che fanno subito intuire il peso che le sue scelte produttive possono avere in termini di sostenibilità. Ecco perché è interessante scoprirli.
A illustrare gli ultimi e più significativi traguardi raggiunti lo scorso anno dalla filiale italiana del gruppo è stato Alberto Frausin, AD di Carlsberg Italia, che, affiancato da un nutrito e motivato gruppo di collaboratori dell’azienda (il cosiddetto CSR Team), ci ha mostrato il sesto bilancio di sostenibilità “ResponsiBEERity 2016: il coraggio di dare i numeri”, durante un evento organizzato presso il 7 Luppoli, Birra & Cucina di Milano.
Un’ occasione anche per noi di parlare direttamente con lui.
Carlsberg Italia: “Maggiore benessere con minor impatto”
Sono molti i risultati raggiunti nel 2016 di cui Carlsberg Italia va fiera. Su tutti il fatto di aver chiuso, dopo molti anni, il primo esercizio con un utile. Dato ancor più positivo, questo, se accostato agli importanti investimenti fatti con l’obiettivo di: “coniugare sempre più efficacemente qualità, innovazione e sostenibilità”, nelle parole dello stesso Frausin, che ha puntualizzato anche come l’azienda sia “allineata con l’impegno globale a generare maggiore benessere con un minor impatto, come richiesto nell’Accordo sul Clima di Parigi e negli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (Sdg)”.
Together Towards Zero: il piano di Carlsberg Group
I principali traguardi segnalati dal ResponsiBEERity 2016 riguardano quattro aree di priorità : acqua, energia ed emissioni, salute e sicurezza e consumo responsabile. Le stesse aree interessate dal programma di sostenibilità da poco presentato da Carlsberg Group, Together Towards Zero. Un piano con l’obiettivo di “contribuire ad una società migliore” entro il 2030, puntando a zero sprechi idrici, zero emissioni di CO2, zero incidenti sul lavoro e zero consumo non responsabile. In questo solco si inserisce anche la scelta di Carlsberg Italia, annunciata proprio durante la presentazione del bilancio a Milano, di servirsi (già a partire da inizio 2017) di energia proveniente al 100 per cento da fonti alternative.
Acqua: nel 2016 sprechi diminuiti del 18 per cento
Un risultato ottenuto nel 2016, particolarmente caro a Carlsberg Italia, è la riduzione del 18 per cento (vs 2015) nel consumo complessivo di acqua nei processi produttivi della birra, nonostante la produzione stessa sia aumentata (del 2,4 per cento rispetto al 2015). Grazie a un incremento dei monitoraggi dei sistemi (passati da mensili a settimanali), a diminuire, infatti, sono stati, solo gli sprechi. Una soluzione che ha permesso di risparmiare la quantità d’acqua equivalente a quella di 39 piscine olimpioniche. Tanto per farsi un’idea. A questo proposito Frausin ha dichiarato: “La scarsità di acqua, come ci ha dimostrato il progetto di adattamento ai cambiamenti climatici Life Iris, di cui siamo unico partner agroalimentare, è una delle sfide globali a cui dovremo prestare maggiore attenzione nel prossimo futuro. Sono sicuro che se ognuno farà la sua parte, nel privato come a livello aziendale, insieme potremo affrontarla”.
Birra alla spina: sempre più sostenibile
Un cosa che probabilmente molti non sanno è che la birra alla spina ha un impatto ambientale considerevolmente inferiore rispetto alla classica birra in lattina o in bottiglia. Ciò è legato a tutto il ciclo vitale (Lca – Life cycle assessment) dei diversi prodotti (il peso, il packaging, il trasporto, il riciclo ecc). A questo proposito il dottor Frasuin ha voluto sottolineare il fatto che “in Italia c’è ancora un consumo esagerato di birra in lattina e bottiglia”. Un riferimento, questo, al mondo della ristorazione, che in Italia risulta avere un peso particolarmente forte, visto che “con Spagna e Inghilterra, è uno dei tre Paesi europei in cui il pasto fuori casa è più diffuso”.
In questo discorso si inserisce lo sforzo portato avanti da Carlsberg Italia di diffondere sempre più la tecnologia DraughtMasterTM, che dal 2011 sta gradualmente sostituendo i classici fusti in acciaio con i più leggeri fusti in Pet, tagliando nel 2016 l’importante traguardo dell’88 per cento del totale. Uno dei vantaggi principali dati da questo sistema di spillatura è che consente di eliminare l’aggiunta di CO2, prima necessaria. Oltre a migliorare la qualità stessa della bionda, ciò ha permesso di evitare che 11 milioni di chilogrammi di anidride carbonica venissero immessi nell’atmosfera (nel 2016).
Un favore fatto a tutti noi, ma anche al corrispettivo ideale di 424.300 alberi, che avrebbero dovuto assorbirla.
DraughtMasterTM: brevetto italiano pronto a espatriare
Sulla scia di quanto detto, un risultato di cui Alberto Frausin si è detto “particolarmente orgoglioso” è quello di: “Aver ridotto di sette punti percentuali in cinque anni i consumi di vetro e lattina, a favore del fusto, con l’obiettivo di una ulteriore riduzione di altri dieci punti nei prossimi cinque anni”. Non piccoli dettagli, ma sfide importanti, se si considera che ciò “farà risparmiare 100 milioni di kg di CO2 nell’atmosfera e permetterà all’Italia di allinearsi al resto d’Europa nel campo della spillatura della birra”.
E se è vero che il nostro Paese dovrà, dunque, impegnarsi per migliorare questo standard, è vero anche che il brevetto del nuovo sistema di spillatura più sostenibile, DraughtMasterTM, è nato proprio in Italia, dove è già “presente in 27 mila punti vendita”, come ci ha spiegato Frausin, parlandoci dell’espansione internazionale della tecnologia: “Adesso stiamo iniziando a esportarla nel mondo. Partiamo da Inghilterra, Germania, India, Nepal, Vietnam e nei prossimi tre anni sostituiremo i fusti in tutti i Paesi Scandinavi. Inoltre stiamo offrendo anche la possibilità di utilizzare questi fusti a piccoli produttori e player, che da soli non avrebbero la possibilità di disporre di queste logiche di investimento”.
La sostenibilità è “un gioco”
Un punto cruciale e “ostico” nel circolo virtuoso della sostenibilità è sicuramente quello di riuscire a comunicare al consumatore tutti i valori e gli sforzi fatti dall’azienda in questo campo. “Un mezzo che useremo saranno le tovagliette di carta, con il gioco della sostenibilità, che si troveranno nei punti vendita e nei locali”, spiega Frausin. Una specie di gioco dell’oca, che (sulla scia del gioco delle carte e del domino degli anni scorsi) riporta informazioni legate all’impegno e ai risultati di Carlsberg Italia e al tema della sostenibilità della birra in generale e del bere responsabile. Uno “sforzo di dare una visione semplice di un argomento che è molto complesso, per far sì che il consumatore “cresca” e possa avere a sua volta comportamenti virtuosi”. Altri strumenti utilizzati per stimolare interesse e consapevolezza saranno “le lampade ricreate coi fusti in Pet, posizionate nei locali, e materiali informativi messi a disposizione sui tavoli”.
La giusta atmosfera per far sì che bere una birra possa iniziare ad avere, davvero, tutto un nuovo sapore.
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