Joe Biden mette in salvo dalle trivelle 53mila chilometri quadrati di Alaska

L’amministrazione americana sceglie di proteggere l’Alaska dall’espansione dell’industria petrolifera e mineraria.

  • L’amministrazione di Joe Biden ha vietato le future trivellazioni in una vasta area dell’Alaska.
  • Niente da fare anche per il progetto di costruire una strada che avrebbe attraversato i monti Brooks.

“Le terre e le acque aspre e magnifiche dell’Alaska sono tra i paesaggi più straordinari e sani del mondo, e sostengono la dinamica economia di sussistenza delle comunità native dell’Alaska. Queste meraviglie naturali chiedono la nostra protezione”. Con queste parole, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha annunciato due delle più importanti misure mai intraprese nella storia americana per tutelare il territorio dell’Alaska: il divieto alle future trivellazioni petrolifere su un’area di 53mila chilometri quadrati e il no alla costruzione di una strada diretta verso un grande giacimento di rame.

Dopo il progetto Willow, niente più trivelle in vaste aree dell’Alaska

Nella primavera del 2023, sempre in Alaska, l’amministrazione di Joe Biden aveva scatenato le ire degli ambientalisti dando il via libera al progetto Willow. Una vera e propria “bomba climatica”, con tre siti di perforazione petrolifera per una produzione stimata di 180mila barili al giorno per i prossimi trent’anni.

Per il futuro, però, il dipartimento dell’Interno ha scelto di salvare dalle trivelle un’area di circa 53mila chilometri quadrati in Alaska, incluso il 40 per cento della National petroleum reserve. Questo territorio, di proprietà del governo federale, sorge oltre 300 km a nord del Circolo polare artico ed è l’habitat di specie protette come l’orso polare e il caribù.

Se le organizzazioni ambientaliste – tra cui Earthjustice – esultano, i repubblicani paventano conseguenze sull’indipendenza energetica statunitense, sui prezzi dell’energia e sull’economia locale. Anche Voice of the Arctic Iñupiat, un gruppo che rappresenta alcuni leader indigeni di North Slope, è critica. La norma “non riflette i desideri della nostra comunità”, sostiene il presidente Nagruk Harcharek, e “danneggerà gli stessi residenti che il governo federale si propone di aiutare, perché spazzerà via anni di progresso, impoverirà le nostre comunità e metterà a repentaglio la cultura Iñupiaq”.

National petroleum reserve in Alaska
La National petroleum reserve in Alaska è l’habitat di numerose specie, tra cui l’orso polare e il caribù © Bob Wick/Bureau of Land Management/Wikimedia Commons

Il no dell’amministrazione Biden alla costruzione di una strada nei monti Brooks

Parallelamente, il dipartimento dell’Interno americano ha fatto sapere di non voler accordare il permesso per costruire la cosiddetta Abmler road. La strada, a due corsie, avrebbe dovuto attraversare la zona dei monti Brooks, in buona parte mai intaccata dalle attività umane, compresi undici fiumi e migliaia di ruscelli. Il percorso previsto, di circa 340 chilometri, avrebbe dovuto raggiungere un enorme giacimento di rame dal valore stimato di 7,5 miliardi di dollari. Ad oggi non sono nemmeno state presentate le richieste per scavare una miniera: la costruzione della strada doveva essere il primo passo in questa direzione.

Il governo americano, però, ha studiato le possibili conseguenze di un progetto simile. E ha ritenuto che siano inaccettabili, tra danni all’habitat degli animali selvatici, inquinamento nelle zone di riproduzione dei salmoni, minacce alla caccia e alla pesca tradizionale da parte di una trentina di comunità indigene. Di conseguenza, non concederà l’accesso alle terre federali.

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