Diminuire la produzione di microplastiche è fondamentale per il benessere nostro e degli ecosistemi. Ecco qualche accorgimento
Secondo il rapporto dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (Iucn) “The Mediterranean: Mare Plasticum”, nel bacino del Mediterraneo verrebbero scaricate ogni anno quasi 230mila tonnellate di plastica. Tra i motivi di questo inquinamento – di cui l’Italia è tra i tre maggiori responsabili insieme a Egitto e Turchia – ci sono per esempio gli elevati flussi turistici, la navigazione mercantile, una raccolta non sempre corretta dei rifiuti che, dispersi nell’ambiente, finiscono in mare trasportati dai fiumi.
Di tutta la plastica riversata in mare, il 94 per cento è rappresentata da macroplastiche, mentre il 6 per cento da micro e nano plastiche, ovvero frammenti plastici inferiori ai 5 mm. Un danno enorme per la salute degli ecosistemi e la nostra, visto che la plastica non solo inquina e provoca la morte di molti animali marini, ma entra anche nella catena alimentare, finendo persino nei nostri piatti. Come possiamo rimediare?
Come si riduce la plastica in mare
Le azioni che possiamo compiere per ridurre l’inquinamento marino da plastica sono diverse. Una di queste è sicuramente supportare progetti come LifeGate PlasticLess, iniziativa che intende contribuire alla diminuzione dell’inquinamento delle nostre acque attraverso la raccolta dei rifiuti plastici in porti, marine e nei circoli nautici attraverso l’installazione di appositi dispositivi “mangiaplastica”.
Obiettivo: promuovere la riduzione del consumo di plastica e un modello di economia e di consumo davvero circolare. Per il bene nostro e dei nostri mari.