L’anno che sta per concludersi fa ben sperare per il futuro dell’energia solare. I dati globali sul fotovoltaico crescono, gli esempi positivi si moltiplicano. Sebbene resti molto lavoro da fare, seguire il sole ci manterrà sulla strada giusta.
L’artista del padiglione del Regno Unito a Expo 2015 suona con le api, dal vivo
Musica improvvisata sul ronzio delle api, in diretta streaming da un alveare. È l’dea di Wolfgang Buttress, l’ideatore dell’alveare britannico di Expo Milano 2015.
Ha ammaliato e sorpreso i visitatori di Expo Milano 2015 con centinaia di luci e pezzi di acciaio e il ronzio delle api collegate in diretta streaming da un alveare nel Regno Unito. The Hive (l’alveare, appunto) ha stupito in modo particolare chi ha potuto ammirarlo di notte brillare di una luce calda e tenue, come se stesse sussurrando e respirando quieto tra i fiori di campo ai suoi piedi.
Concepito come il pezzo centrale del padiglione britannico per l’esposizione universale di Milano e progettato per avere una seconda vita dopo l’evento, a giugno l’installazione è stata ricostruita a Londra, in quella che sarà la sua casa definitiva: i Giardini botanici di Kew, tra i più prestigiosi nel loro genere e con una storia di oltre 250 anni.
L’alveare è stato progettato dallo studio di Wolfgang Buttress in collaborazione con BDP e Simmonds Studio. Artista britannico, Buttress è anche un musicista e a partire dal ronzio delle api ha composto la musica che è diventata la colonna sonora dell’alveare, sia durante i sei mesi di esposizione universale, sia a Kew. Recentemente però l’artista è anche andato in concerto con la sua band BE. Special guest: le api. Gli abbiamo chiesto di parlarci dei suoi concerti, della musica dell’alveare e di come sia arrivato a questa idea.
Come avete fatto a portare il ronzio delle api ad un pubblico fuori dal vero alveare?
Inseriamo all’interno di un alveare degli accelerometri che misurano le vibrazioni e l’energia dell’alveare stesso. Questi segnali vengono digitalizzati e modulati e trasformati in suoni che vengono poi mandati via internet in live streaming alle sale dove si esibiscono i musicisti.
Lo streaming offre alla band spazio per improvvisare durante i concerti?
Il suono generato dalle api che il pubblico sente è live e in tempo reale. Sappiamo che questo ronzio è in chiave di Do. Il drone dell’alveare poi offre sia uno sfondo visuale alla performance sia un’ispirazione istantanea per la band. I musicisti percepiscono l’energia delle api ma anche segnali occasionali di comunicazione più specifici – fischi, mugolii, suoni striduli o strombettanti. Questi suoni specifici e il ronzio generare creano un’atmosfera a cui i musicisti rispondono in tempo reale.
Come riuscite a creare un link con l’alveare inteso come entità vivente?
Suoniamo con un sistema audio 3D completamente immersivo quindi c’è una connessione tra ape, musicista e spettatore. Un membro individuale del pubblico è solo una parte del triangolo. L’idea è quella di creare una connessione e lasciarsi andare. Non sono semplicemente i musicisti ma l’esperienza nel suo complesso, tra suono, luce, pubblico, ambiente e odore, a creare il canale.
Come viene creata la musica nell’Alveare e sul palco?
I suoni artificiali riprodotti nel padiglione di Expo come a Kew sono gli stessi. Abbiamo registrato una libreria di più di 200 pezzi tutti in chiave di Do. Sono le api stesse poi, in base all’energia che sprigionano nell’alveare, ad attivare un pezzo piuttosto che un altro.
Quando la band BE suona dal vivo, ma anche per l’album One che abbiamo prodotto, organizziamo questi suoni in composizioni fluide, che non vengono mai riprodotte nello stesso modo. Le variazioni hanno luogo grazie all’improvvisazione e grazie a quello che le api scelgono di fare. Diciamo che c’è una cornice all’interno della quale lavoriamo. Non è jazz libero improvvisato. Puntiamo a creare un’armonia e un equilibrio tra l’ordine e il caos, la memoria muscolare e la spontaneità.
Qual è il messaggio dell’alveare?
Ci tenevo molto a diffondere il messaggio legato alla situazione critica delle api e Kew è il luogo migliore per farlo. In parole semplici, le piante hanno bisogno degli insetti per sopravvivere e viceveresa. L’Alveare permette a Kew di ricreare questa relazione intima e raccontare la storia del ruolo cruciale che le api ricoprono.
Immergendosi in questo spazio coinvolgente il visitatore può capire quali sono i problemi urgenti che riscontriamo riguardo agli insetti impollinatori e capire il ruolo vitale che questi hanno nel permetterci di nutrire una popolazione in rapida crescita – una parte centrale del lavoro scientifico e orticolo dei giardini botanici di Kew.
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