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Chi era Lesbia Janeth Urquía, l’attivista ambientale assassinata in Honduras
Lesbia Janeth Urquía era un membro del Consiglio delle organizzazioni popolari e indigene dell’Honduras (Copinh), di cui faceva parte Berta Cáceres, e lottava contro la costruzione di una diga.
In principio fu l’omicidio di Berta Cáceres, militante ecologista, leader della mobilitazione di una comunità indigena che ha bloccato la costruzione di una diga sul fiume Chinacla, uccisa lo scorso marzo. Da allora si è assistito ad un repressione sempre più forte nei confronti dei membri del Consiglio delle organizzazioni popolari e indigene dell’Honduras (Copinh) e degli attivisti che semplicemente si battono per proteggere le terre ancestrali dell’Honduras dalla deforestazione e dallo sfruttamento.
L’omicidio di Lesbia Janeth Urquía
Il corpo di Lesbia Janeth Urquía, 49 anni, è stato trovato il 7 luglio in una discarica nel comune di Marcala, a circa 160 chilometri a ovest della capitale Tegucigalpa. La donna era stata rapita martedì scorso e sarebbe stata uccisa con un colpo di machete alla testa. Urquía, madre di tre figli, era membro del Copinh, l’organizzazione fondata da Berta Cáceres, e lottava contro la costruzione della diga sul fiume Chinacla, nell’Honduras occidentale, la cui realizzazione inonderebbe gran parte del territorio del popolo indigeno dei Lenca.
Le responsabilità del governo
Il Chopin lo ha dichiarato senza mezzi termini sul proprio sito internet, “Noi riteniamo il governo dell’Honduras direttamente responsabile di questo omicidio. Quello di Lesbia Yaneth è un omicidio politico che cerca di mettere a tacere le voci delle donne che con coraggio lottano per difendere i loro diritti”. Già dopo l’assassinio di Berta Cáceres l’organizzazione aveva denunciato vessazioni e intimidazioni da parte delle autorità. Lo scorso mese il quotidiano britannico The Guardian aveva riferito le accuse mosse da un ex soldato honduregno, secondo il quale la Cáceres e altri attivisti erano stati inclusi in una lista diffusa tra le forze speciali. I funzionari honduregni hanno negato le accuse.
La repressione degli attivisti in Honduras
Secondo la Ong Global Witness l’Honduras è il paese più pericoloso per gli ambientalisti. Sarebbero oltre cento gli attivisti assassinati tra il 2010 e il 2015. Pochi giorni dopo l’assassino della Cáceres è stato ucciso Nelson García, 38 anni, membro del Copinh, nel corso di un violento sgombero da parte delle forze di sicurezza honduregne. La lotta di Berta, di Lesbia e degli altri attivisti ambientali in tutto il mondo deve essere anche la nostra, perché, come sosteneva la Cáceres, “non abbiamo un pianeta di ricambio, abbiamo solo questo, e dobbiamo agire”.
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