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Australia, il piano per salvare la barriera corallina non considera i cambiamenti climatici
Secondo gli scienziati la strategia del governo per proteggere il reef sarà inefficace a meno che non riduca seriamente le emissioni di gas a effetto serra.
Il piano per arrestare il declino preoccupante della Grande barriera corallina varato dal governo australiano potrebbe rivelarsi inefficace perché non contrasta la causa principale del problema: il cambiamento climatico. Il monito arriva dall’Accademia australiana delle Scienze in seguito alla presentazione del piano Reef 2050, progetto a lungo termine per la tutela della barriera corallina, elaborato da Australia e Queensland.
“La strategia intrapresa è insufficiente per conseguire l’obiettivo prefisso di ripristinare e salvaguardare la barriera corallina”, hanno messo in guardia gli scienziati. Nonostante un recente studio abbia dimostrato che il cambiamento climatico sia il principale responsabile del declino della barriera corallina, nel piano per tutelarla non sono previste misure adeguate per contenere e ridurre le emissioni di gas inquinanti. Secondo l’Accademia il piano presenta altre carenze, come l’assenza di programmi specifici per affrontare adeguatamente questioni come la cattiva qualità dell’acqua, lo sviluppo costiero e la pesca illegale.
L’Australia è il principale esportatore di carbone del mondo e porti come Abbot Point, vicino alla città di Bowen, nel Queensland, sono in fase di espansione per consentire maggiori esportazioni di combustibili fossili. “Nel piano governativo non ci sono proposte su come affrontare il cambiamento climatico. – ha dichiarato il professor Terry Hughes, direttore del Centro di ricerca australiano sulla barriera corallina – È evidente che non è possibile mantenere la Grande barriera corallina in buone condizioni se si ha intenzione di sviluppare l’industria del carbone”.
“Abbiamo bisogno di un piano per l’emancipazione graduale dai combustibili fossili ben prima del 2050. L’obiettivo di riduzione delle emissioni in Australia è molto debole rispetto agli standard internazionali. Il nostro Paese vive un conflitto di interessi, da un lato deve proteggere uno degli ecosistemi più belli e preziosi del mondo, dall’altro deve gestire la sua enorme riserva di carbone”.
Oltre che dal riscaldamento globale la barriera corallina è minacciata dall’inquinamento provocato dall’agricoltura, dai cicloni e dall’invasione di una specie di stella marina che si nutre dei coralli. La barriera corallina ha perso circa metà della sua copertura di corallo negli ultimi trenta anni. Il piano del governo australiano si prefigge di ridurre del 50 per cento l’azoto e del 60 per cento i pesticidi che terminano nel reef entro il 2018. C’è anche un piano per proteggere i dugonghi e le tartarughe marine. Tuttavia, fanno notare gli scienziati, i fondi stanziati per il raggiungimento di questi obiettivi non sono sufficienti.
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