Nella regione del Sahel, sconvolta da conflitti inter comunitari e dai gruppi jihadisti, 29 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria.
Verso lo status di rifugiato climatico, il caso di Kiribati
Lo status di rifugiato deve valere anche per coloro che migrano a causa del cambiamento climatico.
Il rifugiato è quella persona “che temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori del paese di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo paese”. La Convenzione di Ginevra del 1951 definisce con queste parole lo status di rifugiato.
Un testo ancora efficace, ma che andrebbe aggiornato per far spazio a tutte quelle persone che stanno subendo, loro malgrado, il fenomeno della migrazione climatica.
Il caso Kiribati
È il caso, ad esempio, degli abitanti di Kiribati, uno stato composto da 33 atolli minacciati dall’innalzamento del livello dei mari. Molti si sono già rifugiati sull’isola più grande, quella di Tarawa, che però ora è sovraffollata. Le inondazioni che periodicamente stanno colpendo le coste dell’arcipelago rendono più difficile la disponibilità di acqua dolce (contaminata da quella salata), minacciando le colture e riducendo la superficie di terra emersa abitabile.
Lo stesso presidente di Kiribati, Anote Tong, ha annunciato al suo popolo, in particolare alle nuove generazioni, di prepararsi a lasciare il paese e “migrare con dignità”. Tong ha dichiarato che il governo aumenterà le risorse per l’istruzione al fine di dare più possibilità ai più giovani di farsi una nuova vita altrove, in paesi dove la competizione professionale è più serrata.
Gli stati isola e l’Australia
In Australia, ad esempio, lo stato più grande e più vicino e che ora deve prepararsi ad ospitare migliaia di migranti climatici provenienti dagli stati isola del Pacifico e che andranno ad aggiungersi ai 20mila che ogni anno chiedono asilo per scappare da scenari di guerra. Per tutto questo, il presidente del Consiglio australiano per i rifugiati, Phil Glendenning, ha chiesto al governo di Canberra guidato da Julia Gillard di essere il primo paese al mondo a riconoscere formalmente lo status di rifugiato climatico. Perché anche le persone hanno bisogno di aiuto non vanno discriminate.
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