Nella regione del Sahel, sconvolta da conflitti inter comunitari e dai gruppi jihadisti, 29 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria.
Canada, Trudeau vince le elezioni: addio all’anti-ecologista Harper
Il Partito liberale guidato da Justin Trudeau esce dalle urne forte della maggioranza assoluta. Il premier Stephen Harper ha ammesso la sconfitta.
Il Partito liberale canadese ha vinto le elezioni federali tenute nel Paese nordamericano il 19 ottobre 2015. Justin Trudeau – leader della formazione, che si colloca al centro nello scacchiere politico locale – sarà dunque chiamato a formare un nuovo governo, prendendo il posto del conservatore Stephen Harper, al potere da quasi un decennio.
I risultati sono stati comunicati attorno alle 23 ora locale (le prime ore del mattino in Italia): la formazione centrista si è assicurata la maggioranza assoluta alla Camera dei Comuni, grazie a più del 40 per cento dei suffragi. Il partito potrà contare dunque su oltre 170 deputati al parlamento canadese, su un totale di 338. I conservatori si sono invece fermati attorno al 30 per cento: Harper, parlando dal suo “feudo” di Calgary, ha ammesso la sconfitta e presentato le dimissioni dalla direzione del proprio partito.
Più magro il risultato del partito social-democratico Npd, guidato da Thomas Mulcair. Dopo il boom di voti registrato nel 2011 (all’epoca uscì dalle urne con 103 deputati), la sinistra canadese si ritrova terza forza politica del Paese, con meno di 40 deputati.
Trudeau – 43 anni, figlio dell’ex primo ministro Pierre Elliott – ha condotto una campagna elettorale particolarmente moderata, puntando soprattutto sulla proposta di taglio delle imposte a carico della classe media (finanziata con un aumento della tassazione sulle fasce più agiate della popolazione). Nel programma spicca anche la scelta – condivisa dall’Npd – di adottare politiche di accoglienza per i migranti siriani che spingono alle frontiere europee. Il Canada di Trudeau dovrebbe dunque smarcarsi nettamente dalle politiche di Harper, che invece proponeva di “risolvere il problema alla radice”, ovvero di proseguire la guerra aerea contro il gruppo Stato islamico: con i liberali l’apporto militare del Canada dovrebbe limitarsi ad un sostegno logistico alle forze irachene e curde.
In materia ambientale, tuttavia, occorrerà verificare sul campo l’azione del nuovo esecutivo. Harper, come noto, si è mostrato poco incline a politiche di salvaguardia del clima: ha puntato moltissimo, al contrario, sul petrolio estratto dalle sabbie bituminose, considerato devastante dal punto di vista ambientale. Legata a filo doppio a tale attività c’è poi la costruzione dell’immenso oleodotto Keystone XL, che dovrebbe partire dalla provincia dell’Alberta e raggiungere il Sud degli Stati Uniti. Il progetto è caldeggiato dai repubblicani a Washington, ma forse ora potrebbe non essere più considerato una priorità da Ottawa.
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