Come costruire un nuovo multilateralismo climatico? Secondo Mark Watts, alla guida di C40, la risposta è nelle città e nel loro modo di far rete.
Clima, il 2016 è l’anno più caldo di sempre. Come quelli precedenti
Il 2016 non è ancora finito ma già si appresta a passare alla storia come l’anno più caldo di sempre, cancellando un record durato solamente un anno, quello del 2015. I dati preliminari dell’Organizzazione metereologica mondiale mostrano infatti un aumento delle temperature globali di circa 1,2 gradi centigradi al di sopra dei livelli pre-industriali. Nello
Il 2016 non è ancora finito ma già si appresta a passare alla storia come l’anno più caldo di sempre, cancellando un record durato solamente un anno, quello del 2015. I dati preliminari dell’Organizzazione metereologica mondiale mostrano infatti un aumento delle temperature globali di circa 1,2 gradi centigradi al di sopra dei livelli pre-industriali. Nello specifico, i dati che riguardano per ora solo il periodo gennaio-settembre 2016 parlano di un aumento di 0,88° rispetto alla media di 14 gradi del trentennio 1961-1990. Sull’innalzamento delle temperature medie dell’anno pesano senz’altro, almeno per i primi mesi dell’anno, gli effetti contingenti dell’uragano El Nino, ma ciò non toglie che il trend del riscaldamento globale sia ormai strutturale: 16 dei 17 anni più caldi mai registrati sono stati in questo secolo (l’altro è stato il 1998).
2016 set to be hottest on record. Global temps Jan-Sept about 0.88° C above 1961-1990 average, fuelled by #ElNiño, greenhouse gases #COP22 pic.twitter.com/OAv7cI8zPm
— WMO | OMM (@WMO) 14 novembre 2016
Eventi estremi sempre più diffusi
Anche gli indicatori del cambiamento climatico a lungo termine hanno raggiunto nuovi record: la concentrazione di gas serra nell’atmosfera continua ad aumentare, i ghiacciai artici sono rimasti a livelli molto bassi soprattutto nei primi mesi del 2016 e durante il periodo di ricongelamento a ottobre, anche la calotta glaciale della Groenlandia ha subito una forte erosione. El Nino ha contribuito anche all’innalzamento del calore degli oceani, provocando anche lo sbiancamento della barriera corallina e l’innalzamento del livello delle acque. Ma l’evento naturale più nefasto del 2016 è stato fin qui l’uragano Matthew, che ha fatto ripiombare Haiti in una grave situazione di emergenza umanitaria dopo il terremoto del 2010. Ma durante tutto l’anno, spiega l’organizzazione, condizioni meteorologiche estreme hanno portato notevoli problemi di carattere socio-economico in tutte le regioni del mondo.
“Gli effetti del Nino si sono esauriti, quelli del global warming invece continueranno – ha detto il segretario generale del Wmo Petteri Taalas –In alcune parti della Russia artica le temperature sono state di 6-7 gradi più elevati della media, in Alaska e nel nord-ovest del Canada di 3 gradi almeno. A causa dei cambiamenti climatici gli eventi estremi come il Nino saranno sempre più frequenti e di maggiore impatto. Per questo il Wmo si adopererà coi propri mezzi perché i contenuti dell’accordo di Parigi siano messi in pratica”.
Dalla prevenzione ai sistemi d’allarme
Nello specifico, l’organizzazione che fa capo alle Nazioni Unite sta lavorando per migliorare il monitoraggio delle emissioni di gas a effetto serra e alla realizzazione di previsioni climatiche più precise su scale temporali che andranno dalle settimane alle decadi per supportare settori chiave come l’agricoltura, la gestione delle acque, la salute, la gestione di piani energetici e l’adattamento ai cambiamenti futuri. Ma il Wmo prevede quasi come ineluttabili nuove calamità naturali dovuti al riscaldamento climatico, e allora avvisa che serviranno in futuro anche “sistemi di allarme rapidi ed efficaci che salveranno molte vite, ora e negli anni a venire. C’è una grande necessità di rafforzare le capacità di allarme, nei paesi in via di sviluppo in particolare. Questo è un potente mezzo per adattarsi al cambiamento climatico”, ha detto Taalas.
Non a caso l’Organizzazione metereologica mondiale ha pubblicato questo documento in via provvisoria, per mettere i nuovi dati a disposizione della Conferenza sui cambiamenti climatici in corso a Marrakech e portare un contributo in vista della dichiarazione finale della Cop22, che dovrebbe contenere anche un focus sull’impatto umanitario dell’innalzamento delle temperature.
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