Negli Stati Uniti è stato proposto l’inserimento della farfalla monarca tra le specie a rischio dell’Endangered species act per aumentarne la protezione.
Come stanno i boschi e le foreste in Italia
Quanti sono gli alberi in Italia? Qual è la Regione maggiormente boscata? Aumenta o diminuisce il numero della copertura forestale in Italia? I boschi sono uno strumento fondamentale per la lotta ai cambiamenti climatici e la salvaguardia della biodiversità. Non solo però scrigni di diversità biologica, boschi e foreste sono utili nella riduzione dei rischi
Quanti sono gli alberi in Italia? Qual è la Regione maggiormente boscata? Aumenta o diminuisce il numero della copertura forestale in Italia? I boschi sono uno strumento fondamentale per la lotta ai cambiamenti climatici e la salvaguardia della biodiversità. Non solo però scrigni di diversità biologica, boschi e foreste sono utili nella riduzione dei rischi da dissesto idrogeologico e per per la depurazione e regimazione delle acque.
Crescono le foreste
Uno degli ultimi lavori e decisamente il più completo oggi a disposizione, è quello realizzato dal Corpo Forestale dello Stato, insieme all’Unità di ricerca per il monitoraggio e la pianificazione forestale del Crea (Centro di ricerca per le Politiche e la Bioeconomia e Centro di ricerca per le Foreste e il Legno): l’Infc (Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi forestali di carbonio). L’inventario è oggi di pubblico accesso e al sito ufficiale è possibile accedere a tutti i dati e alla documentazione dell’inventario forestale nazionale. Il primo realizzato era datato 1985, mentre oggi abbiamo a disposizione i dati relativi al 2014.
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Secondo quanto riporta l’inventario, le foreste e i boschi italiani sono in salute e sono cresciuti negli ultimi decenni. In particolare la superficie forestale nazionale è cresciuta del 5,8 per cento rispetto al 2005 ed è pari a 10.987.805 ettari. Di tale incremento, solo 1.700 ettari l’anno però sono dovuti a imboschimento, il resto è il risultato dell’espansione naturale del bosco, conseguente al progressivo abbandono delle attività agro-silvo-pastorali. L’aumento ha portato le foreste italiane a ricoprire il 34 per cento della superficie italiana e il 5 per cento della superficie europea, posizionandosi al sesto posto in Europa (Russia esclusa).
Come stanno i boschi italiani?
L’inventario è in grado di dare anche il numero degli alberi nel nostro Paese, evidentemente su base statistica: oggi si contano 11.949.630.797 di alberi, contando i cosiddetti “boschi alti” e le aree utilizzate in arboricoltura. La Toscana è la Regione col maggior numero di superficie a bosco, seguita da Sardegna e Piemonte.
Ma il Crea avverte: “L’avanzata del bosco non risulta essere il frutto di un’attività di pianificazione e gestione del patrimonio forestale e territoriale e tanto meno di una attenta e diffusa sensibilità ambientale. Si tratta invece di una sua espansione naturale, dovuta al progressivo abbandono delle attività agro-pastorali, soprattutto nelle aree rurali e montane”.
Insomma una gestione incontrollata, che può portare a pericoli e “può essere dannosa non solo per gli stessi boschi, con il rischio di incendi (nel solo 2014 sono stati percorsi dal fuoco oltre 17.320 ettari di bosco), attacchi di parassiti o bufere di vento, ma anche per l’assetto idrogeologico del territorio, per l’incolumità pubblica nonché per la conservazione del paesaggio e della biodiversità”.
Necessità di una gestione sostenibile
Per questo i ricercatori puntano molto sulla gestione sostenibile e attiva dei boschi, che avrebbe una ricaduta positiva sia in termini economici che occupazionali. È quella definita anche come bioeconomia, ovvero quei settori legati alla gestione e sfruttamento delle risorse naturali, come appunto boschi e foreste. Secondo l’annuario dell’agricoltura italiana del 2014: “In Italia il valore della bioeconomia, nella sua accezione più larga, è stimabile nel 2014 in oltre 226 miliardi di euro di cui il 20 per cento è rappresentato da prodotti non destinati all’alimentazione umana e animale”. Ciò significa che i “miglioramenti di efficienza nell’uso delle risorse potrebbero ridurre il fabbisogno di materie prime del 17-24 per cento entro il 2030”. Insomma le foreste, se gestite nella maniera corretta, possono diventare un piccolo tesoro.
Le foreste sono depositi di CO2
Ma la funzione ecologica dei boschi italiani, oltre a quelli di scrigni di biodiversità, è la loro capacità di assorbire CO2 e contribuire a mitigare gli effetti del riscaldamento globale e quindi dei cambiamenti climatici. Dalle stime del Infc 2005 risulta, infatti, che “la quantità di carbonio organico presente nella componente viva epigea dei boschi italiani (alberi vivi, rinnovazione e arbusti) ammonta a 472.7 milioni di tonnellate e quella rimossa dall’atmosfera annualmente ammonta a circa 12.6 milioni di tonnellate”. A queste vanno aggiunte le quantità relative al legno morto, alla lettiera e al suolo. In questo modo risulta che i boschi italiani trattengono così in totale 1,24 miliardi di tonnellate di carbonio organico. Un’enormità che rende le nostre foreste un tesoro da custodire, proteggere, conservare.
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