La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
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Nel Parco nazionale di Garamba tre ranger sono rimasti uccisi in uno scontro a fuoco con i bracconieri. La Repubblica Democratica del Congo si conferma uno dei paesi più pericolosi per gli animali e per le persone che si occupano di conservazione.
Il Garamba National Park nella Repubblica Democratica del Congo, uno dei più importanti e antichi parchi naturali dell’Africa equatoriale, ospita una grande varietà di fauna, come elefanti, leoni, giraffe, ippopotami e rinoceronti bianchi, o almeno quel che rimane delle antiche popolazioni dopo decenni di bracconaggio.
Il parco, fondato nel 1938 e dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco nel 1980, è costantemente teatro di scontri sanguinosi tra i bracconieri e i ranger che cercano di proteggere gli animali selvatici. Lo scorso 24 aprile tre ranger sono stati uccisi e due feriti in una sparatoria con dei cacciatori di frodo, tutte le vittime facevano parte di African Parks, organizzazione non governativa olandese-sudafricana che gestisce molti parchi naturali africani.
Secondo quanto riportato dall’organizzazione le vittime sarebbero i ranger Dimba Richard, Anigobe Bagare, e Matikuli Tsago, mentre il direttore del parco Erik Mararv e il ranger Kenisa Adrobiago, rimasti feriti, sono in condizioni stabili. Ulteriori dettagli sulla vicenda non sono ancora stati resi pubblici.
Il Garamba, che si estende per 13mila chilometri quadrati ed è composto da immense savane, praterie e foreste, era un tempo una roccaforte per gli elefanti e altri animali selvatici, oggi invece la fauna e le persone che si occupano di conservazione sono costantemente minacciate. Lo scorso anno cinque guardie del parco e tre membri delle forze armate congolesi sono stati uccisi dai bracconieri.
Il traffico d’avorio è anche strettamente legato al terrorismo, nell’ultimo decennio sono attivi nel parco anche i miliziani dell’Esercito di resistenza del Signore (Lra), famigerato gruppo terroristico che spazia in tutta l’Africa centrale, e che sta mettendo a dura prova i ranger.
“Siamo devastati da queste perdite – ha commentato la vicenda Peter Fearnhead, Ceo di African Parks. – I ranger sono in prima linea ogni giorno e dedicano la propria vita per proteggere gli elefanti da bande di bracconieri fortemente militarizzate”. I familiari delle vittime, ha fatto sapere l’organizzazione non governativa, riceveranno un indennizzo pari a sei volte il loro stipendio annuale più i fondi raccolti dalle campagne di donazione.
Nonostante Cina e Stati Uniti si siano impegnati a livello internazionale a eliminare gradualmente le importazioni di avorio, il bracconaggio rimane comunque estremamente elevato e provoca la morte di oltre 35mila elefanti africani ogni anno, mettendo a serio rischio la sopravvivenza della specie in Africa.
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