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Perché le cooperative sociali sono un ottimo investimento per la comunità
Per ogni euro investito nell’inserimento lavorativo di un soggetto svantaggiato attraverso una cooperativa sociale, la società ci guadagna quasi il doppio.
Esistono da decenni, le hanno ammirate e studiate da tutto il mondo. Ora sappiamo anche che le cooperative sociali sono un ottimo investimento, in particolare per la società. È questo uno dei risultati emersi dalla decima edizione dell’Osservatorio nazionale sulle imprese sociali realizzato dall’associazione Isnet che prende in esame un particolare gruppo di cooperative sociali, quelle di inserimento professionale. In Italia sono 5.173, poco più di un terzo di tutte le cooperative sociali, e danno lavoro a 67.134 soggetti svantaggiati.
Quanto ci guadagna la società per ogni euro investito nelle cooperative
Secondo l’analisi di Isnet, nel 2016, nel loro insieme hanno generato un impatto sociale di 716 milioni di euro. Tanto, se si pensa che nello stesso periodo gli investimenti a favore di queste strutture non hanno superato i 374 milioni di euro, versati in gran parte dalla pubblica amministrazione e dalle stesse cooperative sociali (tenute per statuto a impiegare gli eventuali utili al loro interno). Ciò significa che per ogni euro investito per l’inserimento lavorativo di un soggetto svantaggiato, gli effetti benefici sulla società sono stati stimati a 1,92 euro. O, per utilizzare la terminologia del settore, che investire in una cooperativa sociale garantisce un “ritorno sociale sull’investimento” (Social return on investment, Sroi) di 1,92.
Dare valore monetario all’impatto sociale
Per valutare l’impatto sociale delle cooperative di reinserimento, Isnet si è avvalsa del metodo Sroi, cercando di stimare i peculiari benefici economici generati dall’impiego di soggetti svantaggiati. Se pensiamo ad esempio al caso di un ex detenuto impiegato da una cooperativa sociale, questi pagherà delle imposte che serviranno a finanziare i servizi pubblici e disporrà di un reddito grazie al quale “far girare l’economia”. Proprio come un qualunque lavoratore. Ma, tramite l’opportunità di lavoro in cooperativa, sarà anche meno soggetto al rischio di recidiva e meglio accompagnato nel suo percorso di reinserimento scongiurando così ulteriori costi a carico della società come quelli causati da una nuova incarcerazione.
Vantaggi e limiti del ritorno sociale sull’investimento
Il dibattito su come misurare oggettivamente l’impatto sociale di attività è molto animato, per quanto recente. Uno degli approcci più noti e probabilmente a oggi più diffuso è quello promosso sin dal 2009 dall’allora Sroi network (oggi Social Value UK). Il ritorno sociale sull’investimento misura i risultati sociali, ambientali ed economici raggiunti, esprimendoli in valore monetario per permettere in questo modo un calcolo agevole del rapporto costi/benefici di un’attività. Proprio in quanto indicatore monetario, lo Sroi non è tuttavia in grado di misurare i risultati sociali che non possono essere quantificati in euro: dall’aumento della percezione di sicurezza da parte dei cittadini alla riduzione dei pregiudizi nei confronti di detenuti o migranti. Tutte dimensioni sulle quali l’attività delle cooperative sociali di inserimento lavorativo incide positivamente.
Cooperative sociali: passato, presente e futuro
“La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata”. Così recita l’articolo 45 della Costituzione in cui affonda le radici la storia della cooperazione sociale in Italia. C’è voluto però sino alla fine del 1991 perché la cooperativa sociale – già praticata da tempo, come ricorda Franco Marzocchi nella sua Storia tascabile della cooperazione sociale – trovasse, con la famosa legge 381, una definizione giuridica. Vengono in particolare istituite quattro tipologie di cooperative: le cooperative sociali A, che si occupano della gestione dei servizi socio-sanitari, formativi e di educazione permanente ; le cooperative sociali B che hanno in gestione di attività finalizzate all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate ; le cooperative miste (A+B) e i consorzi sociali di cooperative. Il loro sviluppo è stato rapido e nonostante la crisi economica, il fenomeno delle false cooperative nate esclusivamente per beneficiare delle condizioni agevolate di accesso agli appalti pubblici di cui godono e il recente scandalo di Mafia Capitale, le cooperative sociali restano uno dei pilastri del terzo settore italiano, anche dopo la recente riforma.
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