Circa 40.000 persone hanno sostenuto le richieste indigene, che si oppongono a un progetto di revisione del trattato fondativo della Nuova Zelanda.
Elezioni Regno Unito 2017, il discorso di May che annuncia la formazione di un nuovo governo
Il Partito conservatore di Theresa May non raggiunge la maggioranza in parlamento, ma si conferma primo partito. Ora serve un governo di coalizione, ma tra chi?
L’8 giugno si è votato per le elezioni generali nel Regno Unito (anche se su Google quasi tutti cercano Elezioni Inghilterra 2017) e decidere chi sarà il prossimo primo ministro. I seggi si sono chiusi alle 23:00 (alle 22:00, ora locale). I cittadini britannici chiamati al voto sono stati 46,9 milioni (circa mezzo milione in più rispetto al 2015) con il compito di eleggere 650 parlamentari. Il partito con più rappresentanti eletti alla Camera dei comuni è quello incaricato di formare il nuovo governo.
I primi exit poll diffusi alla chiusura dei seggi mostravano un passo indietro da parte dei conservatori, rimanendo comunque il primo partito. Gli exit poll sono stati confermati dai risultati finali (quelli ufficiali, reali) e i Tories hanno conquistato 318 seggi (su 650), 13 in meno rispetto ai 331 attuali. I laburisti ne hanno conquistati 262. Intanto May sta già lavorando per un governo di coalizione con il Partito unionista democratico (quello per l’unione dell’Irlanda del Nord al Regno Unito).
L’obiettivo di May, però, era di superare i 331 seggi per avere un governo più forte, stabile e libero in vista della Brexit. La maggioranza minima indispensabile per formare un governo monocolore è di 326 seggi. I candidati principali che potevano lottare per partecipare al futuro governo erano sostanzialmente due: Theresa May (Partito conservatore) e Jeremy Corbyn (Partito laburista).
La diretta è conclusa, qui sotto tutti gli aggiornamenti. Per proseguire la lettura vai su: Theresa May ha “perso” ma fa un governo di coalizione. I risultati finali delle elezioni nel Regno Unito
Il discorso di Theresa May: “Iniziamo a lavorare”
“Ho appena incontrato sua Maestà la regina e darò vita a un nuovo governo. Un governo che possa garantire certezza e guidare il Regno Unito in questo momento cruciale per il nostro paese. Questo governo condurrà il paese nei negoziati fondamentali della Brexit che inizieranno tra solo 10 giorni e rispetterà il volere del popolo inglese facendo uscire il Regno Unito dall’Unione europea.
Lavorerà per mantenere al sicuro la nostra nazione, attuando i cambiamenti che ho preso dopo gli spaventosi attacchi di Manchester e di Londra. Reprimerà l’ideologia dell’estremismo islamico e tutti coloro che la sostengono, dando il potere necessario alla polizia e alle autorità per mantenere al sicuro il nostro paese.
Il governo che guido metterà la correttezza e l’opportunità al centro delle sue azioni affinché manterremo la promessa della Brexit insieme e, nel corso dei prossimi cinque anni, costruiremo un paese in cui nessuna persona e nessuna comunità vengano lasciate sole. Un paese in cui la prosperità e le opportunità siano condivise in tutto il Regno Unito. Quello di cui questo paese ha bisogno prima di tutto è la certezza. E avendo ottenuto il maggior numero di voti e di seggi alle elezioni generali, è chiaro che solo il Partito conservatore e il Partito unionista democratico possono garantire questa certezza, guidando la maggioranza alla Casa dei comuni.
Nello specifico, come già facciamo, continueremo a lavorare con i nostri amici e alleati del Partito unionista democratico. Nel corso di molti anni i nostri due partiti hanno costruito una relazione forte e questo mi dà la sicurezza di credere che saremo in grado di lavorare insieme negli interessi di tutto il Regno Unito.
Questo ci permetterà di unirci come paese e incanalare le nostre energie verso un accordo di Brexit di successo che funzioni per tutti nel nostro paese, stringendo un nuovo accordo con l’Unione europea che garantisca la nostra prosperità a lungo termine. È quello che il popolo ha votato lo scorso giugno, ed è quello che faremo. Ora mettiamoci al lavoro”.
I risultati definitivi
- Conservatori 318 seggi (-12)
- Laburisti 262 seggi (+29)
- Scottish national party 35 seggi (-21)
- Liberaldemocratici 12 seggi (+4)
- Partito unionista democratico 10 seggi (+2)
- Sinn Fein 7 seggi (+3)
- Plaid Cymru 4 seggi (+1)
- Green party 1 seggio
ore 13:55 – Il Labour party conquista l’ultimo seggio di Kensigton, a Londra. ore 13:45 – Mentre si attende che May parli con la Regina e che il 650esimo seggio venga assegnato, manca solo quello di Kensington, ecco un riepilogo degli altri 649 seggi.
With Kensington left to declare, here’s how the political map of Great Britain now looks.
Con: 317 (-12) Lab: 261 (+29) SNP: 35 (-21) pic.twitter.com/HNyrsY7FVk — Britain Elects (@britainelects) 9 giugno 2017
ore 11:38 – L’Ukip è sparito dal parlamento britannico. Dopo le dimissioni recenti di Nigel Farage seguite al successo del referendum per la Brexit, questa volta il suo successore si è dimesso per una sconfitta. Paul Nuttall ha annunciato, infatti, le sue dimissioni affermando che se l’Ukip non ha conquistato nessun seggio è perché “è stato vittima del suo stesso successo”. Ora il ruolo del partito sarebbe quello di fare da “cane da guardia” della Brexit. ore 11:11 – La premier uscente Theresa May andrà dalla regina Elisabetta II a Buckingham Palace alle 13:30, ora italiana, per chiedere il permesso alla formazione di un governo di coalizione, secondo un portavoce. Il governo di coalizione avrebbe il supporto del Partito unionista democratico (in inglese Democratic unionist party, Dup).
Il peggior “cinque” dato nella storia della politica
Ore 09:45 – Jeremy Corbyn ha detto che il Labour party è pronto a servire il paese perché “il partito che ha perso in queste elezioni è il Partito conservatore”. Ha aggiunto poi che è tempo di cambiamenti e che il suo partito è stato eletto “per portare avanti un programma che ponga fine all’austerità”. Ha anche detto che i negoziati per la Brexit andranno avanti ma in modo corretto per mettere prima di tutto al sicuro i diritti dei cittadini europei che vivono nel Regno Unito. Alla fine ha parlato di May affermando che ha affrontato queste elezioni come fossero personali, per sé e per il suo governo soltanto: “Bè, questa mattina non sembra un governo forte, non sembra un governo stabile, non sembra un governo che abbia un qualsivoglia programma”.
Corbyn: It’s pretty clear who won the GE. May should go. We are ready. https://t.co/Py8bjMEJ7u — Zoe Catchpole (@mazoe) 9 giugno 2017
ore 08:45 –May non ha intenzione di dimettersi da premier.
BREAK: told PM has no intention of resigning — Beth Rigby (@BethRigby) 9 giugno 2017
ore 08:30 – Una situazione simile a quella che si è delineata questa notte si è verificata solo tre volte dalla Seconda guerra mondiale. Due di queste negli ultimi sette anni, a confermare un clima di incertezza e malcontento politico da parte della popolazione europea che mette in crisi persino un sistema maggioritario e volto alla stabilità come quello britannico. ore 07:50 – Il numero di parlamentari donne ha toccato un nuovo record con oltre 200 seggi rosa. Prima erano 197. La prima parlamentare che si è seduta nella Camera dei comuni è stata Nancy Astor (vedi sotto). ore 03:46 – L’ex segretario libdem e attuale vicepremier Nick Clegg è stato sconfitto nella circoscrizione di Sheffield Hallam. ore 03:38 – Le nuove previsioni della Bbc portano i conservatori a 322 seggi (rispetto ai 314 previsti inizialmente) contro i 261 dei laburisti (rispetto ai 266 previsti). Sky news, invece, trasforma le previsioni in una forchetta e sostiene che i conservatori potrebbero aver vinto tra i 308 e i 328 seggi. Quindi May potrebbe ancora ottenere la maggioranza assoluta secondo le previsioni migliori. ore 01:55 – Quello che si sa finora in base agli exit poll. I conservatori guidati dalla prima ministra uscente Theresa May si confermerebbero il primo partito britannico pur non avendo ottenuto la maggioranza assoluta (326) dei seggi alla Camera dei comuni. I laburisti conquistano diversi seggi ma non hanno, in questo momento, la forza necessaria per poter guidare un governo, anche di coalizione. Gli scenari che si possono aprire sono diversi. In particolare è possibile che May possa rimanere primo ministro, seppur con un governo di minoranza sostenuto dall’esterno, non è chiaro però da quale partito. Un’altra alternativa, anche se sarebbe di portata storica per il Regno Unito, è una coalizione tra i primi due partiti, conservatori e laburisti. I seggi che sono stati definiti “too close to call”, cioè dove il distacco tra i partiti è ridottissimo, sono più di 70. ore 01:45 – Secondo Google Trends, la domanda più cercata nel Regno Unito dalla chiusura dei seggi è “Perché Theresa May ha indetto le elezioni?”. Inoltre, l’interesse di ricerca per i Labour è il più alto nella storia di Google.
“Why did Theresa May call an election?” Top trending questions in the UK since polls closed #GE2017 pic.twitter.com/s3MpCW6kB6 — GoogleTrends (@GoogleTrends) 8 giugno 2017
ore 01:10 – Visto il momento di stallo che stiamo vivendo, riportiamo un tweet della Cnn che fa notare come anche nel 2015, quando poi i seggi reali vinti dai conservatori erano stati 331, gli exit poll avevano assegnato 316 parlamentari ai Tories, solo due in più degli exit poll di questa tornata elettorale. Quindi i 76 seggi ancora in bilico potrebbero davvero sconvolgere lo scenario che si sta commentando in queste ore.
UK #GE2017 exit poll vs. UK election 2015 exit poll https://t.co/j4mQLF6OO8 pic.twitter.com/fVReJvB2we — CNN (@CNN) 8 giugno 2017
ore 00:25 – La conferma che i liberaldemocratici non si alleeranno con nessuno arriva dai libdem stessi.
We are getting a lot of calls so just to be clear: No Coalition. No deals. — Lib Dem Press Office (@LibDemPress) 8 giugno 2017
ore 00:00 – Cosa faranno i libdem? Questa è una domanda interessante in una situazione di hung parliament. Quando nel 2010 si sono alleati con i conservatori per dar vita a una coalizione di governo, la loro popolarità è calata vertiginosamente, tanto che l’allora leader del partito “giallo” aveva deciso di dimettersi e lasciare il posto all’attuale segretario liberaldemocratico Tim Farron.
Oggi l’alleanza con i conservatori sembra ancor più improbabile visto che i libdem sono stati tra gli unici che in campagna elettorale hanno chiesto a gran voce l’indizione di un nuovo referendum sull’uscita (o meno) del Regno Unito dall’Unione europea. Intanto, secondo un’analisi Bbc riportata da Reuters, sarebbero 76 i seggi ancora incerti (“too close to call”) e che quindi potrebbero riservare delle sorprese.
ore 23:40 – Anche se in Italia è una cosa piuttosto comune, nel Regno Unito i mezzi d’informazione si stanno affrettando a spiegare cos’è un hung parliament, un parlamento senza maggioranza assoluta. Questo perché il sistema maggioritario britannico è finalizzato a evitare situazioni di stallo. Ogni seggio, infatti, viene vinto dal candidato che ha raggiunto la maggioranza nella propria circoscrizione anche per un solo voto. Ma in questo caso nessun partito ha raggiunto i 326 seggi necessari per governare.
Exit polls have had the last four elections right by less than 20 seats #ElectionDay2017 https://t.co/D7DjX8icre pic.twitter.com/TMFzDyvYW8 — The Telegraph (@Telegraph) 8 giugno 2017
ore 23:28 – Poco dopo l’arrivo degli exit poll delle ore 23:00, la sterlina ha perso in Borsa circa il 2 per cento sul dollaro. Dopo i primi exit poll sul referendum per la Brexit aveva perso circa il 10 per cento.
ore 23:22 – Con questo numero di seggi (314), i conservatori avrebbero bisogno di formare una coalizione in parlamento per formare un governo. ore 23:00 – I conservatori avrebbero conquistato 314 seggi (-17), i laburisti 266 (+34), mentre i liberaldemocratici 14 (+6). Lo Scottish national party (Snp), che però è candidato solo in Scozia, 34. Nessun seggio per lo Ukip (Uk independence party), il partito che ha guidato il paese verso la Brexit. I conservatori, dunque perderebbero 17 seggi e non raggiungerebbero nemmeno la maggioranza minima indispensabile per formare un governo monocolore.
UK, Ipsos poll: CON-ECR: -17 LAB-S&D: +34 SNP-G/EFA: -22 LDEM-ALDE: +6#ExitPoll #GE2017 — Europe Elects (@EuropeElects) 8 giugno 2017
ore 22:45 – Gli exit poll che arriveranno a urne chiuse (le 23:00 in Italia) saranno il risultato di interviste raccolte congiuntamente da Bbc, Itv e Sky. Le interviste (30.450) saranno state raccolte da 144 seggi elettorali in tutta la Gran Bretagna. Agli elettori è stato chiesto di fare un segno su una finta scheda elettorale. Lo stesso procedimento ha permesso di azzeccare il vincitore in tutte le ultime cinque elezioni nel Regno Unito. Nel 2005 e nel 2010 ci è mancato poco che gli exit poll arrivassero a prevedere il numero esatto di seggi per ciascun partito. L’affluenza nel 2015 era stata del 66,1 per cento.
ore 20:00 – Gli ultimi sondaggi (Ipsos Mori) davano i conservatori al 44 per cento e i laburisti al 36 per cento. Terzi, distanziati di molto, i liberaldemocratici. Tradotto in seggi, i conservatori ne avrebbero 302, i laburisti 269.
UK, Ipsos Mori poll: Con-ECR: 44% ↓ Lab-S&D: 36% ↓ LDEM-ALDE: 7% SNP-G/EFA: 5% UKIP-EFDD: 4% ↑ GRN-G/EFA: 2%#Brexit #GE2017 #Vote2017 — Europe Elects (@EuropeElects) 8 giugno 2017
ore 19:46 – La prima donna eletta al parlamento britannico è stata Constance Markievicz, nel 1918, anche se non ha mai preso posto nella Camera dei comuni, insieme ad altri parlamenti del Sinn Fein, il movimento indipendentista irlandese fondato nel 1905 da Arthur Griffith. La prima eletta che poi ha esercitato il suo diritto è stata Nancy Astor, nel 1919. Fino al 1987, le donne non hanno mai superato il 10 per cento del totale dei rappresentati eletti. La percentuale ha cominciato a salire nel 1992 passando al 18 per cento (120 parlamentari donne). Fonte: House of Commons Library.
Perché si vota con tre anni di anticipo rispetto alla scadenza naturale
I see your #dogsatpollingstations and I raise you my #GuineaPigAtPollingStations ?? pic.twitter.com/lKSq7rDQzC — Jack Xatzinikolas (@MxJackMonroe) 8 giugno 2017
La necessità di indire elezioni anticipate è stata avanzata dalla premier conservatrice uscente Theresa May per dare al paese “certezza, stabilità e una guida forte” in vista della Brexit, l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea decisa dagli stessi britannici attraverso il referendum del 23 giugno 2016.
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