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Elezioni in Venezuela. Il partito di Maduro perde la maggioranza e il sogno di Bolivar va in frantumi
Il 6 dicembre, poche ore dopo le elezioni parlamentari del Venezuela, la commissione elettorale ha annunciato che la coalizione di opposizione Unità Nazionale (Mud) ha conquistato 99 dei 167 seggi, contro i 46 del partito di maggioranza del presidente Nicolás Maduro, il Partito Socialista Unito di Venezuela (Psuv). Non è ancora chiara invece l’assegnazione dei 22 seggi
Il 6 dicembre, poche ore dopo le elezioni parlamentari del Venezuela, la commissione elettorale ha annunciato che la coalizione di opposizione Unità Nazionale (Mud) ha conquistato 99 dei 167 seggi, contro i 46 del partito di maggioranza del presidente Nicolás Maduro, il Partito Socialista Unito di Venezuela (Psuv). Non è ancora chiara invece l’assegnazione dei 22 seggi rimanenti. Sebbene il governo non affronterà direttamente i votanti fino al 2018, i risultati rappresentano un chiaro messaggio del malcontento popolare nei confronti dell’attuale regime socialista, che ha appena perso la sua presa sulla maggioranza parlamentare che durava da vent’anni.
Sulla scia delle incarcerazioni degli oppositori politici, della violenza crescente e della crisi economica, la disillusione generale nei confronti della direzione della politica venezuelana si è diffusa a macchia d’olio. Come mostra uno studio condotto dal Pew Research Center (Prc), principale istituto di ricerca degli Stati Uniti, il livello di insoddisfazione per la leadership del paese è passato dal 57 per cento nel 2013 all’85 per cento. Le elezioni storiche del 6 dicembre sono state quindi accolte come un segnale chiaro del bisogno di cambiamento del Venezuela. “Il Venezuela voleva un cambiamento e quel cambiamento è iniziato oggi”, ha affermato Jesus Torrealba, segretario del Mud. Tuttavia, Maduro non sembra riconoscere ufficialmente la portata della sconfitta. “Oggi abbiamo perso una battaglia, ma la lotta per il socialismo inizia adesso”, ha commentato il presidente dopo i risultati.
Aumento dei prezzi, disoccupazione e carenza dei beni di consumo sono solo alcuni dei problemi che i Venezuelani stanno affrontando, come sottolineato dallo studio del Prc. Queste preoccupazioni principalmente economiche sono dovute a una grave crisi economica. Le politiche socialiste costeranno al paese il 10 e il 6 per cento del Pil rispettivamente nel 2015 e 2016, mentre il Fondo monetario internazionale prevede che l’inflazione toccherà il 100 per cento.
Inoltre, circa i due terzi degli intervistati dal Prc non approva l’influenza del governo, dell’esercito e della magistratura dello stato. Contro ogni aspettativa, però, questo discontento nei confronti del regime di Maduro non corrisponde, dall’altra parte, a un appoggio ai leader di opposizione: sia Henrique Capriles, attuale governatore del Miranda e principale avversario di Maduro nelle elezioni del 2013, sia Leopoldo López, leader del partito Voluntad Popular recentemente incarcerato, hanno raggiunto nel sondaggio a malapena il 36 per cento delle preferenze. Questa mancanza di fiducia nelle istituzioni e nel sistema politico esercita ulteriori pressioni sul futuro del Venezuela.
Dal punto di vista ideologico la società venezuelana è profondamente divisa. L’ideologia politica radicale e romanzata del chavismo, determinata dal presidente Hugo Chavez al governo dal 1999 al 2013, rimane allettante per un’ampia porzione di popolazione. Su 10 simpatizzanti di sinistra, 9 vorrebbero che il Venezuela continuasse la strada intrapresa da Chavez, mentre solo il 20 per cento dei cittadini di destra sostengono il chavismo. Tuttavia, solo il 42 per cento della sinistra appoggia la direzione attuale del governo.
Queste divisioni hanno trovato piena espressione nel periodo di repressione politica a seguito delle manifestazioni nel 2014. Il caso più noto è quello di Leopoldo López, che a settembre è stato condannato a quasi 14 anni di carcere per reati quali terrismo, omicidio e istigazione pubblica. Una condanna che ha suscitato assoluta disapprovazione da parte di numerosi governi democratici e organizzazioni, come Human Rights Watch e Amnesty International. “Le accuse contro Leopoldo López non sono mai state verificate e la condanna è chiaramente motivata da ragioni politiche. Il suo unico ‘crimine’ è quello di essere leader di un partito di opposizione in Venezuela”, ha detto Erika Guevara-Rosas di Amnesty International.
Sotto molti aspetti il Venezuela ha toccato il fondo. La domanda ora è come reagirà Maduro e quanto la società è determinata a condurre un cambiamento. Le elezioni del 6 novembre hanno mostrato che sebbene i Venezuelani siano pronti a una riforma, la strada verso un regime più democratico e trasparente è ancora tutta da definire.
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