La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
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Il falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), l’aquila reale (Aquila crhysaetos) e il gufo reale (Bubo bubo) nidificano nel parco nazionale dell’Aspromonte. Una presenza che riveste estrema importanza a livello di diversità biologica e sotto l’aspetto della conservazione degli ambienti montani più a sud d’Europa. L’aquila e il gufo, in particolare, sono considerate specie bandiera, capaci
Il falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), l’aquila reale (Aquila crhysaetos) e il gufo reale (Bubo bubo) nidificano nel parco nazionale dell’Aspromonte. Una presenza che riveste estrema importanza a livello di diversità biologica e sotto l’aspetto della conservazione degli ambienti montani più a sud d’Europa.
L’aquila e il gufo, in particolare, sono considerate specie bandiera, capaci di attirare l’attenzione del grande pubblico verso le tematiche legate alla conservazione. Ma sono definite anche specie ombrello, ovvero la loro presenza garantisce la protezione delle altre specie al di sotto della catena trofica.
Sono questi alcuni dei risultati raggiunti dal monitoraggio effettuato all’interno del parco nazionale dell’Aspromonte lo scorso anno, ricerca condotta per valutare la distribuzione e lo stato di conservazione delle specie simbolo tra i rapaci. “Sapevamo della presenza dell’aquila reale, ma non ne conoscevamo il numero preciso. Oggi qui nidificano quattro coppie”, spiega Giuseppe Martino, naturalista e guida ufficiale del parco. “Possiedono un’estensione territoriale che si aggira sui 70 chilometri quadrati, il che starebbe a dimostrare la presenza di risorse trofiche abbondanti sul territorio”.
L’aquila reale è strettamente legata alla presenza della coturnice (Alectoris graeca), uccello tipico delle aree montane, oggi considerato vulnerabile dalla Lista Rossa della Iucn. “La presenza della coturnice in Italia rappresenta il 25 per cento della popolazione totale europea”, sottolinea Martino. “Qui in Aspromonte nidificano dalle 25 alle 60 coppie. Numeri comunque bassi, che dimostrano un deterioramento degli habitat”. Ore e ore di monitoraggio tra gli erti pendii del versante jonico del massiccio aspromontano, hanno permesso di fotografare e osservare in volo il rapace, oltre che identificare i nidi.
Ma è la presenza accertata del gufo reale a sorprendere i ricercatori. “Dopo due anni di monitoraggio sappiamo che ci sono almeno 11 coppie nidificanti”, racconta Martino. “Un numero estremamente elevato per il Sud Italia”. Gli ultimi rilevamenti si fermavano a fine ottocento, e questo monitoraggio riveste dunque una grandissima importanza, visto che questo rapace notturno manca in Sicilia e in Sardegna e pertanto raggiunge qui il margine estremo del suo areale italiano.
Sono almeno 30mila gli individui che migrano in Africa passando per l’Aspromonte. Tra questi tra il falco pecchiaolo, il falco di palude, il nibbio bruno, il falco pescatore e l’aquila minore. Infatti la particolare posizione geografica di quest’ultimo massiccio montano che si erge nel Mediterraneo, rappresenta un vero e proprio “ponte” verso la Sicilia, e dunque verso l’Africa, per moltissime specie di uccelli, e in particolare per i rapaci cosiddetti “veleggiatori”, che preferiscono scivolare verso le latitudini meridionali con poco sforzo.
Ed è qui che per la prima volta sono stati ripresi i momenti più importanti della specie simbolo della migrazione: il falco pecchiaolo. A dimostrazione del ruolo fondamentale di un’area protetta nella conservazione di habitat unici, capaci di dare rifugio e ospitalità a specie che hanno scelto di vivere all’estremità del nostro Stivale.
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