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Farfalle in estinzione? Attenti agli allarmismi
L’Agenzia Europea dell’Ambiente lancia l’allarme per pericolo d’estinzione per la metà delle specie di farfalle legate ai prati. L’entomologo Enzo Moretto ribatte:”La scomparsa delle farfalle è riferita alla loro diminuzione, non estinzione”.
La notizia è stata pubblicata ufficialmente dall’Agenzia
Europea dell’Ambiente, lo scorso 23 luglio:
in poco più di vent’anni, le popolazioni di farfalle legate ai
prati (ambiente creato dall’uomo), si sono dimezzate. E questo
non è il primo degli allarmi.
I numeri stavolta provengono dal rapporto “The European
Grassland Butterfly Indicator: 1990-2011″, che comprende
dati raccolti riguardanti 7 specie comuni e 10 più specifiche.
Di queste 8 hanno visto un decremento, 2 sono stabili e 1 sta
invece aumentando. Per 6 specie il trend è invece incerto.
Da ciò che riporta l’Agenzia pare che il problema sia
sostanzialmente legato all’abbandono dei prati e dei pascoli parte
dell’uomo, dall’intensificarsi dell’agricoltura che riduce la
biodiversità e dall’utilizzo di pesticidi e ormoni che hanno
già messo in serio pericolo anche altre specie di insetti.
Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell’Agenzia ha così
commentato la notizia: “Questo drammatico declino delle farfalle
dei prati deve suonare come un campanello d’allarme. Le praterie in
Europa si stanno riducendo. Se non riusciamo a mantenere questi
habitat potremmo perdere molte di queste specie per sempre.
Dobbiamo riconoscere l’importanza delle farfalle e degli altri
insetti, il ruolo che ricoprono nell’impollinazione è
fondamentale per gli ecosistemi naturali e
l’agricoltura”.
Il parere dell’esperto
Ma c’è chi non è pienamente d’accordo con le
dichiarazioni ribattute dalle maggiori testate. Enzo
Moretto, entomologo, direttore di Esapolis e responsabile
scientifico del Butterfly Arc di Padova (uno dei musei dedicato alle
farfalle viventi più importanti in Italia e in tutto il
continente), è chiaro in proposito: “La scomparsa delle
farfalle è riferita alla loro diminuzione, non estinzione, e
riguarda principalmente le specie dei prati”. Quindi sta diminuendo
il numero di individui, non stanno scomparendo le specie.
Per quel che riguarda le specie prese in esame, in particolare
quella che più preoccupa, Moretto spiega che: “La blu comune
(P. icarus), è legata a simbiosi con le formiche. Finchè
l’erba è bassa e sfalciata o brucata, ci sono le formiche. Con
l’erba alta cambia la temperatura al suolo e quindi le specie di
piante di cui si nutre il bruco. Di conseguenza ci saranno meno
individui adulti. Non vedo quindi nulla che non possa essere
previsto sulla base delle esigenze ecologiche di queste
specie”.
Le vere cause non stanno nella cementificazione, nell’inquinamento,
nel cambiamento climatico o altri problemi tanto paventati. Qui
siamo di fronte: “ad una diminuzione dovuta al recupero di
aree abbandonate dall’uomo da parte di ecosistemi
forestali. È chiaro che la presenza abbondante di
queste specie era un artefatto umano”.
Insomma è la Natura che si sta riprendendo gli spazi, spesso
con aree forestate: “ovvero con la forma più stabile di natura
che possa esistere in quel posto. Usare toni allarmistici per la
diminuzione delle farfalle dovuta al ritorno della natura –
conclude Moretto – è a dir poco ‘osceno'”.
È vero che le farfalle siano degli ottimi indicatori
ambientali, e che anche loro stiano soffrendo degli stress
provocati da agricoltura intensiva e da un elevato utilizzo di
chimica. Ma in questo caso, si tratta di un ritorno ad una sorta di
equilibrio naturale.
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