La finanza ha la fondamentale responsabilità di traghettare i capitali verso la transizione energetica. Se ne è discusso al Salone del Risparmio 2022.
I green bond francesi vanno a ruba: ora, occhi puntati sull’Italia
Da diversi mesi si vociferava della volontà del governo francese di lanciare i suoi primi green bond, vale a dire obbligazioni i cui proventi vengono investiti per progetti di contrasto al cambiamento climatico. A partire dal 24 gennaio, il progetto è diventato realtà. Anzi, i green bond francesi hanno riscosso un successo superiore a qualsiasi
Da diversi mesi si vociferava della volontà del governo francese di lanciare i suoi primi green bond, vale a dire obbligazioni i cui proventi vengono investiti per progetti di contrasto al cambiamento climatico. A partire dal 24 gennaio, il progetto è diventato realtà. Anzi, i green bond francesi hanno riscosso un successo superiore a qualsiasi aspettativa.
I green bond francesi piacciono agli investitori
Andando ben al di là delle indiscrezioni della vigilia, il governo di Parigi ha puntato in alto, con una maxi-emissione da 7,5 miliardi di euro. I green bond francesi sono andati letteralmente a ruba e sono stati collocati nell’arco di pochi minuti. Per di più, la domanda ha superato di tre volte l’offerta, fino ad arrivare a 23 miliardi di prenotazioni. Tutto questo nonostante il rendimento, pari all’1,74%, fosse di poco superiore all’1,60% garantito dai consueti bond ventennali. Ad attirare gli investitori, insomma, non è stata la promessa di guadagni vertiginosi, ma la possibilità di investire (e ottenere rendimenti in linea con la media) favorendo la transizione a un’economia più pulita.
Moody’s forecasts #greenbond issuance could soar to over $200bn in 2017 https://t.co/fkrYZSsNch
— Green Finance (@GFI_org) 7 febbraio 2017
Come funzionano le obbligazioni verdi
Il Green Oat (obligations assimilable du Trésor) tecnicamente funziona come qualsiasi altra obbligazione governativa e ha scadenza nel 2032. La peculiarità di questi green bond sta nel fatto che tutti i loro proventi saranno utilizzati per finanziare progetti attinenti ad alcuni settori ben precisi: trasporti non inquinanti, energie rinnovabili, controllo delle emissioni, infrastrutture sostenibili e ad alta efficienza energetica, uso sostenibile delle risorse naturali. Iniziative che si inseriscono nel quadro disegnato dalla legge sulla transizione energetica francese, che cambierà letteralmente volto al Paese. Tra un anno il governo transalpino pubblicherà un report dettagliato, per rendere noto l’impatto reale dei progetti finanziati.
Chi prenderà esempio dalla Francia?
Il grande successo dei green bond francesi non è altro che l’ennesima conferma del fatto che l’interesse per le obbligazioni green sia sempre più vivo, in tutto il mondo. La Commissione europea, in un report recente, li ha indicati come lo strumento-cardine per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile Onu (Sdgs) e il pacchetto europeo su clima ed energia per il 2030. Ma a fare la parte del leone è la Cina, i cui enti (governi, banche e aziende) nella prima metà del 2016 hanno emesso 11,2 miliardi di dollari in green bond, un terzo del totale mondiale. Secondo Moody’s nel 2017 le emissioni potrebbero raddoppiare, oltrepassando la soglia dei 200 miliardi di dollari nel mondo.
Ciò significa che la Francia potrebbe fare da apripista ad altre esperienze analoghe. Secondo Moody’s bisogna tenere d’occhio Cina, Svezia, Lussemburgo, Marocco, Nigeria e Bangladesh. Mainstreet Partners, invece, insieme a Svezia e Nigeria cita anche l’Italia. A questo punto non ci resta che aspettare, per sapere se anche nel nostro Paese il Tesoro vorrà puntare sulla finanza green.
Foto in apertura © Alberto E. Rodriguez/Getty Images for J/P HRO
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