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Guatemala, condannati i soldati accusati di violenze sessuali sulle donne indigene
La corte suprema del Guatemala ha giudicato il colonello Esteelmer Reyes Girón e l’ex commissario dell’esercito Heriberto Veldez Asig colpevoli di violenza sessuale e schiavitù domestica nei confronti delle donne Q’echís della comunità di Sepur Zarco, nel Guatemala orientale. I due uomini sono stati condannati rispettivamente a 120 e 240 anni in carcere. La sentenza include trent’anni
La corte suprema del Guatemala ha giudicato il colonello Esteelmer Reyes Girón e l’ex commissario dell’esercito Heriberto Veldez Asig colpevoli di violenza sessuale e schiavitù domestica nei confronti delle donne Q’echís della comunità di Sepur Zarco, nel Guatemala orientale. I due uomini sono stati condannati rispettivamente a 120 e 240 anni in carcere. La sentenza include trent’anni di carcere per entrambi per crimini contro l’umanità, un passo importante per il riconoscimento delle violenze basate sul genere. È la prima volta che violenze sessuali compiute durante la guerra civile che ha devastato il paese tra il 1960 e il 1996 vengono trattate e sanzionate ufficialmente come crimini, e la prima volta che la corte suprema si esprime in merito a casi di schiavitù sessuale e domestica.
La sentenza Sepur Zarco: lo stupro come strumento di guerra
La causa è stata presentata ufficialmente nel settembre 2011 e un anno dopo la corte ha proceduto con le udienze preliminari, nelle quali sono state esaminate le testimonianze e dichiarazioni di quindici donne Q’echís e cinque uomini Q’echís che hanno assistito ai fatti. Una delle vittime è deceduta pochi mesi dopo la testimonianza. Il processo è iniziato il primo febbraio 2016 e si è potuto seguire live su internet.
Oltre alla reclusione in carcere, i colpevoli dovranno pagare un’indennità alle vittime. Veldez Asig e Reyes Girón dovranno risarcire rispettivamente 250mila quetzal (circa 30mila euro) e 500mila quetzal (circa 60mila euro) ad ogni vittima, per un totale di più di 1 milione di euro, secondo quanto riportato da Reuters.
“Troviamo che il trattamento delle donne di Sepur Zarco sia stato umiliante e degradante”, ha detto il giudice Yasmin Barrios quando è stato pronunciato il verdetto del tribunale. Gli stupri seriali e le altre violenze oggetto del processo non sono solo stati riconosciuti come crimini di genere, ma anche come “un attacco morale e fisico contro la comunità”, ha proseguito Barrios. “Il Guatemala dimostra come gli abusi sessuali nei contesti di guerra non sono ascrivibili a comportamenti maschilisti; sono uno strumento di guerra che dev’essere punito”, ha commentato Jo-Marie Burt, osservatrice del Washington Office for Latin America, su Twitter.
#Guatemala shows us that sexual abuse in contexts of war is not “boys being boys”; it is a weapon of war and it must be punished #SepurZarco
— Jo-Marie Burt (@jomaburt) February 26, 2016
Le donne Q’echís, schiavitù e abuso sessuale
La violenza sulle donne guatemalteche ha inizio nel 1981 quando quindici contadini di Izabal e Alta Verapaz vengono arrestati senza spiegazione e fatti sparire per mano dell’esercito, nel bel mezzo della guerra civile . La sola “colpa” di questi uomini era aver richiesto di godere del diritto di proprietà delle terre che coltivavano. Ad oggi, sono stati ritrovati i resti di solo due contadini.
Dopo la cattura dei contadini, l’esercito ha fatto ritorno al villaggio. Intere coltivazioni e case sono state bruciate, mentre qualsiasi cosa veniva distrutta o saccheggiata. Le forze armate hanno poi istituito una base militare vicino a Sepur Zarco e hanno costretto le mogli dei contadini scomparsi a occuparsi dei lavori domestici all’interno dell’accampamento militare. Erano costrette a “turni” di dodici ore durante i quali venivano violentate regolarmente. Le molestie sono terminate con la chiusura dell’accampamento nel 1988, come ha spiegato Gabriela Rivera, avvocato di Mujeres Transformando el Mundo (Mtm – Donne che trasformano il mondo), l’organizzazione che ha portato alla luce queste atrocità.
Cos’è successo dopo le violenze
Quattro delle quindici donne sono riuscite a scappare nascondendosi sulle montagne per anni. Hanno vissuto in condizioni di povertà, nella paura che i militari potessero trovarle. I loro figli erano malnutriti e hanno sofferto di diverse malattie e disturbi psicologici. “Una delle donne è fuggita con i suoi quattro figli, ed è tornata sei anni dopo con solo uno di loro. Un’altra è fuggita con tre figli, ed è tornata sola”, ha affermato Rivera.
Nel 2009 l’associazione Mtm ha iniziato a raccontare ciò che le donne Q’echís avevano subìto. Un anno dopo, la loro storia e quella vissuta da altre donne che hanno subito violenza sono state ascolte alla Court of conscience on sexual violence against women, evento creato nell’ambito della Commissione internazionale contro l’impunità in Guatemala (International commission against impunity in Guatemala), che ha l’obiettivo di portare all’attenzione i crimini non raccontati della guerra civile. È stata la prima volta in cui le donne guatemalteche hanno potuto raccontare degli abusi subiti in passato ed essere ascoltate.
L’arresto dei soldati
I due militari sono stati arrestati nel giugno 2014. Reyes Girón è stato accusato di crimini contro l’umanità per violenza sessuale e schiavitù sessuale e domestica e per l’omicidio di Dominga Coc e delle sue due figlie. Valdéz Asij è stato accusato di crimini contro l’umanità per violenza sessuale e per sparizione forzata di persone.
“È fondamentale che la verità delle vittime delle violenze sia riconosciuta come tale anche a livello giuridico. Il Guatemala riuscirà a redimersi solo nel momento in cui porterà a giudizio le violenze sessuali come crimini che violano la coscienza umana”, ha commentato il Nobel per la Pace guatemalteca Rigoberta Menchú.
Il processo sulla schiavitù sessuale in Guatemala ha attirato l’attenzione della comunità internazionale, perché rappresenta un passo importante verso la responsabilità di stato, ora che la guerra civile è terminata. È anche un impegno rilevante per portare la giustizia in uno dei paesi più poveri e iniqui dell’emisfero occidentale. Inoltre, affronta direttamente il tema della discriminazione etnica e della disuguaglianza di genere, questioni fondamentali considerato che più dell’80 per cento delle 200mila vittime del conflitto armato erano di origine etnica maya.
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