Nella regione del Sahel, sconvolta da conflitti inter comunitari e dai gruppi jihadisti, 29 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria.
Siria, la guerra dei bambini nelle fotografie dell’Unicef
Fotografie e filmati dell’Unicef raccontano il terribile impatto della guerra in Siria sui milioni di bambini nati dall’inizio del conflitto (e non solo).
Saja ha dodici anni. Gli occhi azzurri pieni di speranza. Il sorriso stampato sul volto, a dispetto di tutto ciò che ha passato. Vive ad Aleppo, in Siria. Per andare a scuola deve attraversare le macerie della sua città. Con difficoltà, perché nel corso di un bombardamento ha perso una gamba, oltre a due amiche. “Ma sono contenta di camminare fin là, perché la scuola mi piace”.
La sua storia è quella di milioni di bambini siriani, costretti a vivere immersi nella guerra. Tre milioni e settecentomila di loro sono nati dopo il 15 marzo 2011: i loro primi vagiti, perciò, si sono confusi con il fragore delle bombe e il frastuono roboante dei caccia. Perché il conflitto era già cominciato.
Un rapporto pubblicato il 14 marzo dall’Unicef – intitolato “No place for children” – racconta l’impatto della guerra sulle vite dei più piccoli: giorni, mesi e anni vissuti in un contesto di violenza, paura e fughe. Complessivamente, secondo l’agenzia delle Nazioni Unite, ad essere colpiti dal conflitto sono oggi 8,4 milioni: circa l’80 per cento dei minorenni che vivono in Siria.
Dopo la tregua, ad Aleppo i bambini escono dalle cantine
“Sono passati sei anni dall’inizio delle ostilità – spiega Peter Salama, direttore dell’Unicef per il Medio Oriente e l’Africa settentrionale – e milioni di bambini sono cresciuti troppo in fretta. Abbandonano la scuola, sono obbligati a lavorare. Molte bambine si sposano giovanissime”.
Per loro, la tregua del 27 febbraio, che ha preceduto l’avvio dei negoziati tra il regime di Bashar al-Assad e i ribelli, rappresenta una piccola speranza. Secondo quanto riferito da un corrispondente dell’agenzia Afp, ad Aleppo – la seconda città del paese – alcuni hanno potuto seguire i corsi scolastici fuori dalle cantine nelle quali si rifugiavano per sfuggire alle bombe.
L’Unicef ha registrato 1.550 “violazioni gravi” perpetrate nel corso del 2015 ai danni di bambini. Più di un terzo dei minorenni uccisi ha perso la vita mentre si trovava a scuola. Di conseguenza, il tasso di frequentazione è crollato, e sono ormai oltre due milioni i “non scolarizzati”: tra loro, settecentomila risultano rifugiati nelle nazioni vicine.
I bambini soldato nella guerra in Siria
E si tratta dei più fortunati. L’agenzia Onu sottolinea infatti la propria preoccupazione per il crescente reclutamento di ragazzini, sempre più piccoli, da parte dei gruppi armati: “All’inizio – si legge nel rapporto – si trattava soprattutto di adolescenti. Ma più della metà dei bambini soldato mandati al fronte nel 2015 ha meno di 15 anni”.
A loro viene insegnato come combattere, come impugnare armi, come trasportare munizioni. Houda, appena quattordicenne, è stata costretta a sparare: “Ero terrorizzata. Il comandante mi ha dato un’arma e mi ha detto di tenermi pronta”. È riuscita a fuggire, raggiungendo un campo profughi in Giordania. Come lei, centinaia di migliaia di bambini siriani hanno varcato le frontiere del loro paese. Quindicimila lo hanno fatto da soli, senza genitori né familiari.
Nell’immagine di apertura, una bambola ritrovata tra le macerie in Siria. Le fotografie sono state pubblicate dall’Unicef per denunciare l’impatto della guerra sui bambini ©Unicef/Amer Al Shami
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