Come costruire un nuovo multilateralismo climatico? Secondo Mark Watts, alla guida di C40, la risposta è nelle città e nel loro modo di far rete.
Regno Unito. Il carbone non fa più la rivoluzione
Le centrali a carbone inglesi saranno dismesse entro il 2025, per far posto a quelle a gas, ma anche al nucleare. Una vittoria a metà.
L’annuncio viene dal Paese dove il carbone ha fatto la storia: nel Regno Unito ci sarà un graduale abbandono delle vecchie ed obsolete centrali a carbone entro il 2025, a favore di centrali a gas e nucleare. L’annuncio arriva a poche settimane dalla Cop21 da parte di Amber Rudd, ministro per l’energia e il clima inglese.
“Non può essere accettabile per un’economia avanzata come quella del Regno Unito, affidarsi a centrali a carbone inquinanti, ad alta emissione di gas serra e vecchie di 50 anni. Voglio essere chiara: non è questo il futuro”, ha dichiarato il ministro. “Dobbiamo costruire una nuova infrastruttura energetica, adatta al 21esimo secolo”.
Una vittoria a metà pero, perché secondo quanto riporta il Guardian il Paese punterà più su gas e nucleare, che sulle rinnovabili. Tutto questo avviene tra l’altro dopo l’annuncio dello stesso Governo di voler ridurre gli incentivi al fotovoltaico del 90 per cento per i piccoli impianti a partire dal 2016.
Il Wwf la considera comunque “una decisione molto importante” in quanto “il carbone è il combustibile fossile più inquinante, il cui uso produce le più alte emissioni di CO2 ed è un combustibile di cui l’Unione Europea può fare a meno rapidamente”. Per questo l’associazione chiede che anche l’Italia possa seguire questo esempio, visto che nel nostro Paese le centrali a carbone producono “circa il 13,5 per cento dell’energia elettrica, ma pesano moltissimo sul piano delle emissioni di CO2 (quasi il 40 per cento) e dell’inquinamento. Oggi l’Italia non ha alcun bisogno dell’energia prodotta con il carbone, avendo una sovrabbondanza di offerta per la produzione di energia elettrica”.
Greenpeace d’altro canto conferma che Enel abbia, nella stessa giornata, presentato “un update del proprio piano industriale che vede la multinazionale italiana rafforzare la sua strategia di decarbonizzazione” e “vedrà gli investimenti in rinnovabili arrivare al 53 per cento, mentre quelli per la generazione convenzionale scenderanno dal 17 per cento”.
Andrea Boraschi, responsabile della campagna energia e clima di Greenpeace Italia dichiara: “I Paesi con più capacità di visione del futuro industriale, così come le aziende più innovative, oggi fanno scelte molto chiare: escono dal carbone e puntano su tecnologie di generazione più pulite. Che a farlo oggi sia il Regno Unito, dove il carbone segnò l’inizio dell’età industriale, è ancor più significativo”.
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