Un gruppo di studenti universitari ha raggiunto la città di Kaifeng l’8 novembre dopo cinque ore di viaggio in sella a biciclette in sharing
Torna Pif. Per ogni lettore che guarda Il testimone pianto un bonsai
Da venerdì 20 gennaio, alle 23,15 su TV8 ripartono le indagini in soggettiva di Pif, che, dopo aver raccontato la mafia al cinema e in una serie tv (La mafia uccide solo d’estate), ritorna dove tutto era cominciato. E ci racconta cosa è cambiato in questi dieci anni
Raccontare la realtà “senza troppe alterazioni” e nel modo più diretto possibile. Fin dall’inizio (era il 2007) è stato proprio questo approccio a determinare il successo de Il testimone, il programma con cui Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, telecamerina alla mano, indaga temi sociali o mondani, argomenti scottanti (la mafia in primis) e racconta da vicino – anzi vicinissimo – personaggi noti come Fabrizio Corona e Matteo Renzi.
Ora, a dieci anni dalla nascita della folle idea di andarsene in giro da solo, senza troupe per realizzare servizi in soggettiva, l’ex de Le Iene torna con l’ottava edizione de Il testimone, in onda da venerdì 20 gennaio alle 23,15 e in replica sul canale Tv8 (l’ex Mtv acquistata da Sky) per dieci settimane.
Il testimone Pif, com’è cambiato
Ironia un po’ naif, una prospettiva insolita e spiazzante, riprese in stile amatoriale – “perché così chiunque, anche Clooney, diventa umano”, racconta Pif – e spontaneità. Se la ricetta del programma resta la stessa di sempre, diversa è oggi la sua notorietà. Il successo televisivo del programma che lo ha reso molto popolare soprattuto tra il pubblico più giovane negli ultimi anni si è infatti trasformato in un successo di portata ancor maggiore.
A decretarlo un fortunato debutto sul grande schermo. Il suo primo film da regista, La mafia uccide solo d’estate (2013), è diventato un piccolo grande caso cinematografico, valsogli ottimi incassi e premi come David di Donatello, Nastri d’argento, Globi d’oro e dal quale è stata poi tratta anche la serie televisiva omonima, andata in onda su Rai Uno a fine 2016, che il pubblico ha ricevuto positivamente.
Ma proprio questa crescente popolarità sarebbe diventata oggi una sorta di “ostacolo per questo tipo di lavoro, il cui punto di forza è proprio catturare la realtà senza alterazioni”, ha raccontato Pif durante la presentazione della nuova edizione de Il testimone tenutasi il 18 gennaio a Milano. Il fatto che spesso venga riconosciuto determina, inevitabilmente, che le persone si comportino diversamente da quanto farebbero com un semi o totale sconosciuto. D’altro canto Pif non nega che la notorietà oggi gli “apre più facilmente certe porte, come quella del Teatro alla Scala”, dove lo vedremo durante la prima puntata di questa edizione che ha come protagonista il ballerino Roberto Bolle.
Le nuove puntate, il testimone Pif va in Bhutan
Oltre a incontrare Roberto Bolle in questa nuova edizione Pif esplorerà il mondo degli arbitri di calcio, dei collezionisti maniacali, dei fotoromanzi ai tempi di Instagram, e andrà negli Stati Uniti per quattro puntate girate tra Las Vegas e Miami già andate in onda su Sky.
Ma quelle che ci hanno più incuriosito sono le due puntate che ci porteranno nel Regno del Bhutan, un piccolo paese asiatico situato tra il Tibet e l’India (qui Bernardo Bertolucci girò Il piccolo Buddha nel 1993) dove Pif è andato alla “ricerca della felicità”.
A spingere il conduttore a volare ai piedi dell’Himalaya, in un luogo così impervio che “solo otto piloti al mondo hanno la licenza di atterrarci”, è stata, infatti, la curiosità di vedere da vicino come uno dei paesi più poveri dell’Asia possa essere al tempo stesso quello che tiene in maggior considerazione la felicità dei suoi abitanti.
“Qui il re, qualche anno fa, ha deciso che oltre a lavorare sulla crescita del Prodotto interno lordo (Pil) era importante occuparsi del Gross national happiness, che io ho ribattezzato Pif, ma che in realtà è il Fil, cioè la felicità interna lorda”, ha raccontato il giornalista. “E mentre la costituzione americana stabilisce che ogni uomo ha diritto alla ricerca della felicità, il Bhutan ogni due anni fa compilare un questionario sulla sanità, sull’istruzione ecc ai cittadini – che sono circa 700mila in un territorio grande come la Svizzera – e alla fine analizza le richieste per cercare di rendere tutti più felici”.
Pif sull’ambiente e la mafia
Abbiamo avuto occasione di intervistare Pif che ha scherzato con noi, promettendoci: “Per ogni lettore di LifeGate che guarderà Il testimone io pianterò un bonsai”. Abbiamo parlato anche di ambiente e di uno dei temi a lui più cari, la mafia.
Hai mai pensato di affrontare tematiche legate all’ambiente?
Sì, di recente ho letto che in Olanda i treni vanno a energia eolica e la cosa mi ha fatto ridere, perché quando vedo le pale eoliche mi chiedo sempre “ma questa energia dove va?” La cosa importante per me, però, è riuscire a raccontarlo in modo originale e in un modo in cui non è mai stato raccontato.
A incuriosirci della nuova stagione è soprattutto la tua esperienza in Bhutan, paese povero, piccolo ma attentissimo alle tematiche ecologiche. Cos’hai scoperto?
Per esempio che qualche anno fa hanno stabilito un nuovo Guinness dei primati per il numero di alberi piantati (nel 2015 quando in una sola ora sono stati piantati ben 50mila alberi, ndr). E anche quando è nato il figlio del re gli abitanti hanno piantato migliaia di alberi.
Un paese da cui abbiamo qualcosa da imparare?
Sì, anche se c’è da dire che è molto più piccolo dell’Italia. Comunque io penso che un cambiamento sarà possibile solo quando diventare ecologici sarà conveniente anche da un punto di vista economico. E secondo me questa cosa prima o poi arriverà. Vedi i treni eolici…
Impossibile non notare che in questa nuova stagione del Il testimone manca una puntata sulla mafia, come mai?
Non voglio mollare l’argomento ma solo far “riposare” un po’ la gente che potrebbe essersi anche stufata di sentirmi parlare di quello. Però una cosa che vorrei fare è spostarmi in Calabria, perché la Calabria è come la Sicilia vent’anni fa, e quindi sarebbe interessante per me andare anche lì e dire, “ragazzi si può cambiare!”.
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