La finanza ha la fondamentale responsabilità di traghettare i capitali verso la transizione energetica. Se ne è discusso al Salone del Risparmio 2022.
Sorpresa: banche e fondi vogliono raddoppiare gli investimenti responsabili
Un rapporto di Bnp Paribas spiega come gli investimenti responsabili attraggano sempre di più. Ma banche e fondi saranno anche capaci di essere coerenti?
Buone notizie: i gestori e i proprietari di azioni e altri prodotti finanziari hanno spiegato di essere pronti a raddoppiare, nei prossimi due anni, i propri investimenti compatibili con l’ambiente e rispettosi delle esigenze sociali delle popolazioni nei cui confronti incidono. A spiegarlo è il rapporto intitolato “Great Expectations: ESG – what’s next for asset owners and managers”, che ha sondato le strategie dei cosiddetti “investitori istituzionali”, ovvero di quelle società (ad esempio banche, fondi d’investimento, compagnie d’assicurazione) che effettuano considerevoli investimenti in maniera sistematica e cumulativa. Coloro, in altre parole, che muovono le quantità più importanti di denaro nel mondo della finanza.
“Sterzata sugli investimenti nei prossimi anni”
Secondo lo studio, già oggi il 79 per cento di tali soggetti ha avviato programmi dedicati agli investimenti sostenibili. Mentre il 77 per cento di chi è già proprietario o gestore di asset ecologicamente e socialmente compatibili ha deciso di consacrare al business sostenibile almeno un quarto dei propri capitali. Quota che, appunto, si prevede possa passare al 50 per cento nel prossimo futuro.
Jean Devambez, dirigente della banca francese Bnp Paribas, ha confermato al quotidiano online Boursier.com che “la scelta in termini di business dovrebbe subire una sterzata nei prossimi anni. Oggi, infatti, scegliere gli investimenti responsabili presenta dei vantaggi innegabili anche in termini di rendimento. Ciò comporta tuttavia anche una sfida: quella di adottare nuovi metodi per raccogliere e analizzare i dati, sviluppando anche nuove tecnologie”.
Il nodo della coerenza in materia di sostenibilità
I problemi in effetti sono principalmente due: da una parte comprendere quali siano gli investimenti che davvero possono essere considerati socialmente e ambientalmente responsabili. Dall’altra verificare cosa ciascun soggetto faccia con il resto dei capitali impiegati: finanziare, ad esempio, società impegnate nello sviluppo delle energie rinnovabili rappresenta certamente una scelta virtuosa, ma diventa contraddittorio e poco utile se, al contempo, si investe anche nel carbone o nel petrolio.
È anche per questa ragione che il 64 per cento dei proprietari di investimenti e il 47 per cento dei gestori ritengono che la mancanza di dati chiari rappresenti un freno all’adozione generalizzata del concetto di investimenti responsabili. Il punto, prosegue il rapporto, è che effettuare un’analisi approfondita sul tema implicherebbe lo stanziamento di risorse a tale scopo. E gli “investitori istituzionali” temono un aumento dei costi.
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