La finanza ha la fondamentale responsabilità di traghettare i capitali verso la transizione energetica. Se ne è discusso al Salone del Risparmio 2022.
I pregiudizi sugli investimenti sostenibili, ormai, sono acqua passata
Il mondo della finanza sostenibile, da sempre, si è dovuto scontrare con alcuni ostacoli che a prima vista sembravano davvero duri a morire. Primo fra tutti, il timore che investire i propri risparmi in modo cosciente e responsabile nei confronti del Pianeta e delle persone fosse un sacrificio, in termini di rendimenti. Ma se si
Il mondo della finanza sostenibile, da sempre, si è dovuto scontrare con alcuni ostacoli che a prima vista sembravano davvero duri a morire. Primo fra tutti, il timore che investire i propri risparmi in modo cosciente e responsabile nei confronti del Pianeta e delle persone fosse un sacrificio, in termini di rendimenti. Ma se si parla con i professionisti della finanza, si scopre che ormai la stragrande maggioranza di loro si è dovuta ricredere.
Esg, gli investitori vogliono i numeri
Interpellando quasi seicento investitori istituzionali, uno studio commissionato da State Street Corporation scopre che il 92 per cento di loro esige che le aziende identifichino in modo esplicito i fattori Esg (ambientali, sociali e di governance) in grado di avere ripercussioni concrete sulle loro performance. Sei su dieci lamentano la carenza di standard comuni per la misurazione delle performance in questo campo. Un’osservazione condivisa anche dagli investitori retail: quasi il 46 per cento degli intervistati chiede più dati Esg, tanto alle aziende quanto a fonti indipendenti, per poter prendere decisioni consapevoli.
Tramontano i preconcetti sugli investimenti sostenibili
Se è diventata così forte la sete di informazioni che vanno ben al di là dei consueti dati finanziari, è perché gli investimenti sostenibili si sono lasciati ormai alle spalle i pregiudizi che li hanno accompagnati per anni. Solo il 35 per cento degli investitori istituzionali crede che considerare i fattori Esg equivalga a rinunciare a una parte del proprio rendimento. Anzi, tre su quattro sono ragionevolmente certi di ottenere sovraperformance dai loro investimenti sostenibili, al più tardi nel giro di tre anni. Solo uno su dieci cita il dovere fiduciario come una possibile barriera agli investimenti sostenibili.
D’altronde, i dati dimostrano che la fiducia è ben riposta. Una colossale analisi di 2mila studi accademici dimostra che 9 analisi su 10 evidenziano una relazione non negativa tra l’attenzione ai criteri Esg (ambientali, sociali e di governance) e la performance finanziaria dell’impresa. Ma c’è dell’altro: nella maggior parte dei casi si arriva a individuare un impatto positivo (e stabile) sui risultati finanziari.
Lo studio di State Street Corporation
Questi dati arrivano da uno studio commissionato da State Street Corporation al suo centro di ricerca applicata. Il coautore è Robert Eccles, visiting professor alla Said Business School dell’università di Oxford. Sono stati interpellati 582 investitori istituzionali (vale a dire banche, fondi pensione, assicurazioni e così via) che hanno già introdotto i criteri Esg nelle loro decisioni di investimento o che hanno intenzione di farlo a breve. Oltre a loro, la ricerca ha coinvolto anche 750 investitori individuali, allineati o meno ai criteri Esg.
State Street Corporation è un colosso globale nel mondo dei servizi finanziari per gli investitori istituzionali. Ha 29mila miliardi di dollari di asset in custodia e amministrazione e 2mila miliardi di dollari di asset in gestione.
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