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L’aprile nero del petrolio italiano. Le tappe e i nomi di un’inchiesta che fa rabbia
Quando scoppia il caso emendamento Tempa Rossa, il 31 marzo, si dimette la ministra Federica Guidi e nasce uno scandalo. Che si gonfia via via che prosegue l’inchiesta sulle estrazioni petrolifere in Val d’Agri, nel potentino. Due i fronti dell’indagine. Uno, le emissioni nocive in atmosfera e lo smaltimento dei rifiuti del Centro Olio di Viggiano (Potenza) –
Quando scoppia il caso emendamento Tempa Rossa, il 31 marzo, si dimette la ministra Federica Guidi e nasce uno scandalo. Che si gonfia via via che prosegue l’inchiesta sulle estrazioni petrolifere in Val d’Agri, nel potentino.
Due i fronti dell’indagine. Uno, le emissioni nocive in atmosfera e lo smaltimento dei rifiuti del Centro Olio di Viggiano (Potenza) – con “gravi reati ambientali causati dal management dell’Eni” – e, due, le opere per la realizzazione del Centro Olio Tempa Rossa della Total, nell’area di Corleto Perticara (Potenza), con annessi episodi di corruzione che hanno coinvolto amministratori pubblici e imprenditori (uno di questi ultimi è, appunto, Gemelli, compagno della ministra Guidi, che non è indagata). Ecco le tappe dell’inchiesta e i protagonisti.
31 marzo. Si dimette la ministra
Si dimette la ministra per lo Sviluppo economico Federica Guidi. È stata beccata in un’intercettazione telefonica mentre rassicura il compagno Gianluca Gemelli su un emendamento che avrebbe consentito ai suoi amici petrolieri di proseguire operazioni sporche in Basilicata e a lui stesso di incassare qualche lauta provvigione. Si tratta dell’emendamento per lo sblocco dell’impianto di Tempa Rossa. L’intercettazione è agli atti dell’inchiesta di Potenza.
Vengono eseguite misure cautelari per l’ex sindaco di Corleto Perticara Rosaria Vicino (Pd), dipendenti dell’Eni, due imprenditori sospesi dalla loro attività, divieto di dimora per un dirigente della Regione e l’ex vice sindaco di Corleto Perticara. Nell’inchiesta in totale sono 60 gli indagati: tra questi Gemelli, titolare di due società del settore petrolifero. Ricordiamolo, per il momento, non la ministra Guidi.
2 aprile. 854mila tonnellate di sostanze pericolose in un anno nei pozzi
“Eni beneficiaria dell’ingiusto risparmio”. Secondo i pm, grazie all’alterazione dei codici rifiuto, l’azienda ha risparmiato fino a 100 milioni sui costi di smaltimento. Un cambio dei “codici Cer” ha consentito secondo l’accusa di reiniettare solo in un anno 854mila tonnellate di liquidi inquinanti. Anche le emissioni in atmosfera, sistematicamente in eccesso, venivano taroccate.
4 aprile. Al via gli interrogatori
Prendono il via a Potenza gli interrogatori di garanzia degli arrestati. All’interrogatorio della ministra Maria Elena Boschi, oltre al procuratore della Repubblica di Potenza, Luigi Gay, e ai Pm Basentini e Triassi, partecipano anche il magistrato della Direzione Nazionale Antimafia Elisabetta Pugliese e il dirigente della squadra mobile di Potenza, Carlo Pagano.
5 aprile. Indagine del Noe sulla presenza di tumori
I Carabinieri del Noe acquisiscono migliaia di cartelle cliniche negli ospedali lucani. Il M5S deposita in Senato la mozione di sfiducia al governo.
6 aprile. Il sindaco sbloccava autorizzazioni in cambio di posti di lavoro
L’ex sindaco di Corleto Perticara Rosaria Vicino (Pd) sceglie di non rispondere ai magistrati. È accusata di peculato e traffico d’influenze e voto di scambio perché avrebbe premuto sulle compagnie locali coinvolte nel business del petrolio perché facessero assunzioni. In cambio il sindaco sbloccava le autorizzazioni necessarie per i lavori dello stabilimento Total Tempa Rossa: “È vero – è l’unica cosa che ha detto – le assunzioni di cui mi accusate le ho fatte nell’interesse loro, per aiutarli”.
7 aprile. Sentita la ministra dimissionaria, Federica Guidi
L’ex ministra Guidi viene sentita per tre ore dai pm: “Ho chiarito una vicenda spiacevole”. Il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio presenta un esposto contro un presunto dossier nei suoi confronti.
12 aprile. Dossier anonimo
Inchiesta petrolio al Tribunale del Riesame, Eni chiede il dissequestro. Dossier anonimo accusa l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi. Per la Marina si tratta di “fatti inesistenti”.
13 aprile. Le cifre dell’ingiusto risparmio ai danni dell’ambiente
Verso la richiesta di archiviazione per Vito De Filippo, sottosegretario alla Salute ed ex presidente della regione Basilicata, il cui nome era emerso nelle ore precedenti alla sua volontaria presentazione in Procura. Secondo i Carabinieri del Noe, L’Eni, spiegano i carabinieri, ha risparmiato dai 40 ai 100 milioni dal settembre 2013 al settembre 2014, smaltendo in modo irregolare i rifiuti liquidi del Centro Oli potentino. La società replica: la legge è stata rispettata.
15 aprile. L’ammiraglio De Giorgi indagato per traffico di influenze
A Potenza viene sentito dai magistrati l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, indagato per associazione a delinquere finalizzata al traffico di influenze e per concorso in abuso d’ufficio nell’inchiesta lucana su petrolio e affari. È un altro colloquio giudiziario delicato per il governo, dopo quelli che i pm potentini hanno già avuto con due esponenti dell’esecutivo come persone informate dei fatti, la ministra Maria Elena Boschi ascoltata a Roma e l’ex ministra Federica Guidi, sentita a Potenza. Matteo Renzi medita (o prende tempo) sulla sostituzione del Capo di stato maggiore della Marina.
16 aprile. Confermato il sequestro delle vasche incriminate
Il Tribunale del riesame di Potenza ha confermato il sequestro di due vasche del Centro Oli di Viggiano dell’Eni e del pozzo di reiniezione “Costa Molina 2” a Montemurro (Potenza), sequestrati con un provvedimento che ha avuto come conseguenza il blocco dell’attività produttiva in Val d’Agri (75mila barili di petrolio al giorno).
20 aprile. Cassa integrazione e blocco dei contratti in risposta al sequestro degli impianti
354 lavoratori verranno messi in cassa integrazione dopo il mancato dissequestro del Centro Oli di Viggiano. Sono intanto in corso di consegna le lettere di sospensione contrattuale e degli ordini di lavoro con i fornitori, quindi bloccati anche i contratti con le imprese dell’indotto. Eni ricorre in Cassazione e chiede l’incidente probatorio tecnico in contraddizione con la Procura mobilitando esperti internazionali.
12 maggio. Chiuse le indagini, Eni indagata (insieme a 70 persone e nove società)
La procura di Potenza ha chiuso le indagini dell’inchiesta che ipotizza reati ambientali nel centro Olio di Viggiano, in Val D’Agri. Ci sono anche l’Eni e altre nove società tra i 70 indagati a cui la squadra mobile di Potenza e i Carabinieri del Noe hanno notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari relative ad alcune parti dell’inchiesta sul petrolio in Basilicata. Eni aveva dovuto fermare l’attività produttiva per 75.000 barili di petrolio al giorno e ha sospeso in via temporanea i cinque lavoratori arrestati.
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