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Le strisce delle zebre, in realtà, non servono per camuffarsi
Lo sostiene un nuovo studio condotto dagli scienziati dell’Università di Calgary e della Uc Davis che “smonta” una credenza molto diffusa.
Ci hanno sempre detto che le strisce delle zebre servono all’animale per mimetizzarsi nella savana ed eludere i predatori. Questa convinzione, della quale era sostenitore tra gli altri uno che se ne intendeva, Charles Darwin, è stata messa in discussione nel 2012 da uno studio statunitense secondo il quale il manto delle zebre serve a evitare le mosche e i tafani.
Oggi una nuova ricerca condotta dagli scienziati dell’Università di Calgary e della Uc Davis ha approfondito ulteriormente la questione. I ricercatori hanno esaminato le immagini di numerose zebre riprese in Tanzania, utilizzando vari filtri per simulare la visione dei loro principali predatori, come leoni e iene, durante le varie fasi della giornata e con fonti di luce differente, in pieno giorno, al crepuscolo o durante una notte senza luna.
È emerso che le strisce non possono permettere alle zebre di “fondersi” con lo sfondo dell’ambiente circostante o frammentare la sagoma dell’animale, perché nel momento in cui i predatori possono osservare le strisce delle zebre probabilmente hanno già fiutato e identificato la preda, rendendo inefficace la spiegazione del meccanismo difensivo.
Le strisce non forniscono alcun camuffamento nelle aree boschive, né negli spazi aperti, dove le zebre trascorrono la maggior parte del loro tempo, i ricercatori hanno scoperto che i leoni possono vedere la sagoma di una zebra con la stessa facilità con cui possono individuare una preda di dimensioni simili senza il mantello zebrato, come antilopi e impala.
“L’ipotesi più accreditata finora è che le strisce servissero alle zebre per mimetizzarsi – ha affermato Amanda Melin dell’Università di Calgary e autore principale dello studio – ma fino ad oggi abbiamo sempre visto la questione attraverso gli occhi umani. Noi, invece, abbiamo effettuato una serie di calcoli attraverso il quale siamo stati in grado di stimare come i predatori vedono effettivamente le zebre”.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Plos One, suggerisce inoltre che il peculiare manto delle zebre non fornisce loro alcun vantaggio sociale, non consentirebbe quindi agli animali del branco di riconoscersi l’un l’altro a distanza.
“I risultati di questo nuovo studio non forniscono alcun supporto all’idea che le strisce servano alle zebre per camuffarsi – ha dichiarato Tim Caro, professore di biologia della fauna selvatica alla Uc Davis e autore dello studio. – Rifiutiamo questa ipotesi di vecchia data ormai superata”.
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