Come costruire un nuovo multilateralismo climatico? Secondo Mark Watts, alla guida di C40, la risposta è nelle città e nel loro modo di far rete.
Lord Nicholas Stern. Cosa aspettiamo a salvare la Terra?
Il suo rapporto è stato cruciale per svegliare le coscienze sull’impatto economico del riscaldamento globale. Pubblicato nel 2006, il Rapporto Stern, commissionato dal governo britannico, ha segnato una svolta e ha aperto gli occhi dei leader di tutto il mondo su quali fossero gli effetti reali e negativi dell’inazione, del rimanere fermi davanti ai cambiamenti
Il suo rapporto è stato cruciale per svegliare le coscienze sull’impatto economico del riscaldamento globale. Pubblicato nel 2006, il Rapporto Stern, commissionato dal governo britannico, ha segnato una svolta e ha aperto gli occhi dei leader di tutto il mondo su quali fossero gli effetti reali e negativi dell’inazione, del rimanere fermi davanti ai cambiamenti del clima. Lord Nicholas Stern è l’economista che oggi guida l’istituto di ricerca sui cambiamenti climatici e l’ambiente della London school of economics. Ha appena pubblicato un nuovo libro Why are we waiting? – The logic, urgency, and promise of tackling climate change perché, nonostante gli anni trascorsi e i vari moniti, poco è cambiato.
A quasi dieci anni da quando ha pubblicato il suo rapporto famosissimo sul clima, ha scritto un nuovo saggio. Perché chi governa non capisce che bisogna agire subito?
La prima cosa da capire è che abbiamo fretta perché la concentrazione di gas serra in atmosfera è già a un livello che renderà difficile per noi mantenere l’aumento della temperatura media globale entro i due gradi (come promesso dai paesi dell’Unfccc, ndr). Nonostante questo, dobbiamo provarci. Più aspettiamo, più la CO2 in atmosfera aumenta, più ci sarà bisogno di azioni decise e tutto diventerà ancora più complicato. Se non agiamo ora, arriverà un momento in cui sarà impossibile mantenere tale promessa. Le conseguenze sono lo scioglimento delle calotte polari e il rapido aumento del livello dei mari e degli oceani. Siamo già vicini ai due gradi.
Come influiscono l’aumento demografico e l’urbanizzazione sull’aumento delle emissioni di CO2?
Le città vengono costruite a un ritmo sempre più veloce a seguito delle migrazioni verso i centri urbani. Nei prossimi 30 o 40 anni le città arriveranno a ospitare 6,5 miliardi di persone rispetto ai 3,5 miliardi di oggi. Ma il tipo di città che costruiamo oggi ha conseguenze sul lungo periodo. Questo significa che se non superiamo lo schema attuale basato su strutture urbane sporche, inefficienti, congestionate e inquinate, se rimaniamo fermi per i prossimi 20 e 30 anni, sarà estremamente difficile fermare il trend delle emissioni. Le città sono ciò che sono da troppo tempo. Ecco perché è giunto il momento di cambiare, aspettare è pericoloso. Perciò quando dico “perché stiamo aspettando?” non significa “non dovremmo aspettare”, significa “dobbiamo agire ora”.
Cosa possiamo fare noi cittadini contro il riscaldamento globale?
Isolare, coibentare la nostra casa, prendere i mezzi di trasporto pubblici, camminare di più, andare in bicicletta. Tutte cose che ci rendono anche più felici!
A che condizioni definirebbe la conferenza di Parigi (Cop 21) un successo?
Non ho dubbi che si arriverà a un accordo e che sarà meglio di niente. Si prenderà la direzione giusta. La mia preoccupazione è che potrebbe non essere sufficiente per rispettare la promessa dei due gradi. Le nostre emissioni per il 2030, anno entro cui fare un bilancio, potrebbero essere ancora troppo alte. Raggiungere un accordo è positivo, ma la vera sfida è metterlo in pratica. Dopo Parigi, servirà un’accelerazione.
Pensa che l’impegno di papa Francesco sia utile nella lotta contro il riscaldamento globale?
Penso che l’enciclica Laudato si’ di papa Francesco sia estremamente utile. Ho avuto il privilegio di incontrarlo a settembre, è stato un momento di grande ispirazione. Io non sono religioso e non sono cattolico, ma in lui ho trovato una leadership straordinaria, visionaria, etica e allo stesso tempo analitica. E poi il Papa ha un modo di esprimersi davvero sorprendente. Avere il dono del linguaggio e una forte leadership, insieme a buone idee, è ciò di cui abbiamo bisogno ora perché è il momento di spingere sull’acceleratore. Francesco dice è che dio perdona sempre, le persone a volte, la natura non perdona mai. È un modo semplice, ma molto efficace per farci notare che stiamo sbagliando e quanto sarà difficile tornare sui nostri passi per riparare ai danni che stiamo facendo all’ambiente.
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