Al mare ne trovava talmente tanta da decidere di farne un museo, degli orrori. L’idea di una guida naturalistica. Lo scopo? Riflettere sulle nostre colpe.
Microplastiche, è il mar Mediterraneo il più invaso dai rifiuti
Una “zuppa di plastica” l’hanno definita i ricercatori. E sarebbe il mar Mediterraneo ad essere la zona più colpita al mondo dalla presenza delle cosiddette microplastiche. Lo rivela un nuovo studio pubblicato su Scientific Reports dall’Ismar Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche di Lerici) e realizzato in collaborazione con l’Università di Ancona, del Salento e dell’Algalita
Una “zuppa di plastica” l’hanno definita i ricercatori. E sarebbe il mar Mediterraneo ad essere la zona più colpita al mondo dalla presenza delle cosiddette microplastiche. Lo rivela un nuovo studio pubblicato su Scientific Reports dall’Ismar Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche di Lerici) e realizzato in collaborazione con l’Università di Ancona, del Salento e dell’Algalita Foundation, in California.
“Per la prima volta sono stati individuati i polimeri che costituiscono la microplastica galleggiante in mare e la loro distribuzione”, spiega Stefano Aliani dell’Ismar-Cnr in una nota stampa. Le microplastiche galleggiano in mare aperto in particolare nell’area costiera toscana.
Cosa sono le microplastiche
Con microplastiche vengono definite tutte quelle particelle praticamente invisibili ad occhio nudo, il cui diametro è al di sotto dei 5 millimetri. I polimeri riscontrati sono tra i più disparati, tutti realizzati dalla mano dell’uomo in poco più di un secolo e che utilizziamo quotidianamente. Si va dal polietilene, precursore utilizzato in vari settori degli imballaggi, dai flaconi ai tappi per bottiglie o il polipropilene, utilizzato spesso come materiale isolante o per realizzare i manufatti più disparati. Registrati anche frammenti più pesanti come poliammidi e vernici, oltre al policaprolactone, “un polimero considerato biodegradabile”, spiegano dal Cnr.
E se “nel vortice subtropicale del Pacifico settentrionale nel 1999 sono stati stimati circa 335.000 frammenti di plastica per chilometro quadrato, nel Mediterraneo si parla di una media di circa 1.25 milioni”. Quasi 4 volte tanto. Solo nel tratto di mare tra la Toscana e la Corsica “è stata rilevata la presenza di circa 10 chilogrammi di microplastiche per chilometro quadrato, contro i circa 2 chilogrammi presenti a largo delle coste occidentali della Sardegna e della Sicilia e lungo il tratto nord della costa pugliese”, spiega Aliani.
Quanta plastica c’è negli oceani
Una vera invasione di plastica, che spesso mette a repentaglio interi ecosistemi ed entra prepotentemente nella catena alimentare, fino ad arrivare sulle nostre tavole. Si calcola che ogni anno vengano prodotti nel mondo circa 300 milioni di tonnellate di plastica, mentre sono circa 13 milioni di tonnellate a finire in mare.
Lo studio sottolinea inoltre come la domanda di materie plastiche sia in crescita continua, tanto che la produzione dovrebbe quadruplicare entro il 2050, occupando un quinto della produzione totale di petrolio. Solo in Europa gli imballaggi monouso rappresentano un 40 per cento della quota di mercato, mentre equivalgono al 10 per cento della produzione di rifiuti urbani.
Secondo Legambiente, con lo studio sui marine litter condotti da Goletta Verde, dei 2597 rifiuti galleggianti monitorati “ben il 95 per cento è costituito da plastica, soprattutto teli e buste di plastica, intere e frammentante. Seguono cassette di polistirolo e frammenti, bottiglie di plastica, reti e lenze, stoviglie di plastica”.
I ricercatori concludono specificando come questo tipo di informazioni “sono importanti per avere una stima precisa della dimensione del problema generato dai rifiuti di microplastica in mare e per attivare opportuni programmi di riduzione della presenza di questi inquinanti”.
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