Nella regione del Sahel, sconvolta da conflitti inter comunitari e dai gruppi jihadisti, 29 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria.
Medici senza frontiere: l’Ue ha aggravato la crisi dei migranti
Un rapporto di Medici senza frontiere punta il dito contro le politiche con le quali l’Ue ha risposto alla crisi dei migranti: “Un catastrofico fallimento”.
Le politiche attuate nel 2015 dall’Unione europea per rispondere ai bisogni di rifugiati, richiedenti asilo e migranti si sono risolte in “un catastrofico fallimento”. A lanciare l’accusa è Medici senza frontiere, che in un rapporto pubblicato il 19 gennaio (intitolato “Corsa a ostacoli verso l’Europa”) traccia un quadro – a tinte particolarmente fosche – dell’impatto medico-umanitario delle decisioni assunte dall’Europa.
“L’Ue deve assumersi le proprie responsabilità”
“Non soltanto l’Ue e i governi dei paesi membri hanno fallito collettivamente nell’affrontare la crisi. Ma con le loro barriere e la risposta caotica ai bisogni delle persone in fuga hanno di fatto peggiorato le condizioni di migliaia di uomini, donne e bambini già vulnerabili”, ha dichiarato senza mezzi termini Brice de le Vingne, direttore delle operazioni dell’organizzazione non governativa.
Nel 2015 UE si è impegnata a proteggere le sue frontiere. Speriamo che nel 2016 proteggerà le persone alle frontiere https://t.co/mLB65JYUzx
— MediciSenzaFrontiere (@MSF_ITALIA) 20 Gennaio 2016
“Mai prima d’ora – gli ha fatto eco Federica Zamatto, responsabile medico dei progetti per la migrazione di Msf – abbiamo dovuto avviare così tanti progetti in Europa o imbarcarci per salvare vite in mare. Mai prima d’ora abbiamo dovuto assistere così tanti disperati alle frontiere, curando le conseguenze fisiche e psicologiche dei drammatici viaggi, delle violenze subite e della mancanza di assistenza. Nel 2016 i paesi europei devono fare un bilancio del costo umano delle loro decisioni, assumersi le loro responsabilità e imparare dagli errori commessi”.
Nel 2015 triplicato l’impegno di Medici senza frontiere
Tra il 1 gennaio e il 15 dicembre dello scorso anno, infatti, l’associazione ha dovuto triplicare le proprie azioni, rispetto al passato, con più di 100 mila consulti medici e psicologici tra Italia, Grecia e Balcani, soccorrendo inoltre 23.747 persone in mare. Il tutto grazie alla mobilitazione di 535 operatori umanitari.
“L’Europa sta lavorando pochissimo e male. Servono vie legali e sicure affinchè non debbano attraversare il mare” pic.twitter.com/eCWYGiCPZi
— MediciSenzaFrontiere (@MSF_ITALIA) 20 Gennaio 2016
In particolare, il rapporto di Msf punta il dito contro i tanti ostacoli posti al flusso dei migranti, che di fatto hanno obbligato centinaia di migliaia di persone a rischiare la vita pur di raggiungere l’Europa: “La mancanza di percorsi legali per i profughi, le recinzioni di filo spinato per chiudere le frontiere, i continui cambiamenti nelle procedure di registrazione, le condizioni di accoglienza del tutto inadeguate in Italia e Grecia, fino alle violenze subite alle frontiere di terra”.
“Ho visto donne incinte in fila per giorni nel fango”
“Abbiamo visto donne incinte e bambini in fila per giorni nel fango, bagnati fradici sotto la pioggia battente, senza alcuna protezione, alcuni con indosso soltanto una t-shirt. Le persone non possono più stare in piedi perché i loro piedi sono gonfi. La polizia non permette loro di lasciare la fila per avere accesso alle cure mediche. È assolutamente disumano”, ha raccontato il coordinatore di Msf sull’isola di Lesbo, in Grecia, uno dei principali punti di arrivo per chi attraversa il Mediterraneo.
“Perché rischiate la vita in questo modo? Perchè non abbiamo alternativa”. Ci rispondono tutti così! #safepassage pic.twitter.com/K5twoEOQ6u
— MediciSenzaFrontiere (@MSF_ITALIA) 20 Gennaio 2016
“Chiediamo con forza all’Europa di smettere di giocare con le vite e la dignità delle persone e garantire un passaggio sicuro verso il continente”, ha dichiarato Stefano Argenziano, coordinatore dei progetti di migrazione di Msf, che chiede di investire negli strumenti di accoglienza piuttosto che in quelli di deterrenza.
Foto di apertura: ©Alessandro Penso/Medici senza frontiere
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