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Per i millennial la sostenibilità conta, anche nella gestione del denaro
Ci sono buone notizie per il mondo degli investimenti sostenibili. Sembra proprio che il pubblico più attento alla responsabilità sociale e ambientale sia lo stesso che, da qui ai prossimi decenni, avrà in mano il potere economico e politico. Stiamo parlando dei millennial, vale a dire la generazione nata tra il 1980 e il 2000.
Ci sono buone notizie per il mondo degli investimenti sostenibili. Sembra proprio che il pubblico più attento alla responsabilità sociale e ambientale sia lo stesso che, da qui ai prossimi decenni, avrà in mano il potere economico e politico. Stiamo parlando dei millennial, vale a dire la generazione nata tra il 1980 e il 2000.
Ambiente, società e governance sono le priorità dei giovani
Come chiunque abbia dei risparmi da investire, i millennials vogliono far fruttare il proprio denaro. Ma non è tutto qui. Molto più delle generazioni precedenti, vogliono anche avere un impatto positivo sul mondo che li circonda. Ciò significa che, quando valutano gli investimenti, prendono in considerazione le tematiche Esg (ambiente, società e governance) alla pari dei rendimenti attesi. Lo rivela uno studio di Schroders Investment Management, citato dal Boston Globe, che rincara la dose: la probabilità che i millennials scelgano investimenti orientati all’Esg supera del 15 per cento la media. Mentre, mano a mano che aumenta l’età, cala l’attenzione nei confronti della sostenibilità.
Ma “sostenibilità” è un concetto molto vasto ed eterogeneo. Qual è la gerarchia delle priorità? I millennials mettono al primo posto la governance, seguita da csr, impatto ambientale e relazioni con la società. I giovani sono molto sensibili all’etichettatura dei cibi, all’alimentazione vegana e vegetariana, a corruzione e trasparenza, oltre che alla diseguaglianza nella distribuzione della ricchezza. Questi temi non vengono affrontati in ottica filantropica, ma entrano a pieno titolo nelle decisioni di business vere e proprie. È questa, sottolinea il Boston Globe, la vera inversione di tendenza.
I millennials conoscono (e apprezzano) l’impact investing
American Century Investments ha interpellato un campione rappresentativo della popolazione statunitense, suddiviso in tre categorie: millennials (di età compresa tra i 18 e i 35 anni), generazione X (dai 36 ai 51 anni) e baby boomers (tra i 52 e i 70). Il 29 per cento dei millennials dichiara di conoscere il concetto di impact investing, una percentuale sensibilmente più alta rispetto al 19 per cento della generazione X e al 14 per cento dei baby boomers. In molti casi si va ben oltre la semplice familiarità con il termine. Ben il 54 per cento dei millennials infatti, nel momento di prendere in considerazione i possibili investimenti finanziari, dà peso al loro impatto sulla società. Per la generazione X e i baby boomers la percentuale scende, rispettivamente, al 37 e al 34 per cento.
Il momento d’oro dell’impact investing
Gli investimenti a impatto, d’altra parte, stanno vivendo una vera e propria fase di boom. Lo dimostra l’ultimo rapporto del Global Impact Investing Network (Giin): tra il 2013 e il 2015 il loro volume è passato da 1,7 a 2,3 miliardi di dollari. Il 95 per cento degli intervistati, per giunta, ha ottenuto ritorni finanziari pari o superiori alle aspettative. Come sottolinea un’analisi di ImpactAlpha, non stiamo parlando soltanto del tradizionale mondo della finanza, ma anche di privati cittadini, attivisti, artisti e associazioni filantropiche che vogliono usare i propri risparmi per fare qualcosa di positivo il Pianeta.
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