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Il governo di Baghdad ha annunciato la liberazione di Mosul dallo Stato Islamico. Che però resiste ancora in alcune aree della città.
Il primo ministro dell’Iraq, Haider al-Abadi, ha annunciato nella giornata di domenica 9 luglio la vittoria dell’esercito regolare a Mosul. La città, secondo le informazioni fornite dal governo di Baghdad, è stata dunque liberata dall’occupazione dei miliziani dello Stato Islamico. L’esecutivo ha fatto sapere in un comunicato che lo stesso premier “è arrivato a Mosul, congratulandosi con i combattenti eroici e con il popolo iracheno per questa fondamentale vittoria”.
In realtà, benché la maggior parte del territorio della città sia stato liberato, la battaglia non è ancora cessata. Restano ancora alcune piccole tasche di resistenza dell’Isis. Tuttavia, secondo Abadi “la vittoria è ormai certa, gli ultimi jihadisti sono accerchiati ed è solo una questione di tempo”. Secondo quanto riferito dal quotidiano francese Le Monde, numerosi “colpi di arma da fuoco, bombardamenti aerei e combattimenti violenti” si sono susseguiti nel pomeriggio di domenica. Il tenente colonnello Salam Jassim Hussein ha d’altra parte spiegato che sono ancora circa 700 i miliziani dello Stato Islamico ancora in grado di combattere.
Ciò nonostante, alcune nazioni hanno raccolto l’annuncio effettuato dall’Iraq congratulandosi per la sconfitta degli integralisti islamici che tenevano in pugno la città da tre anni. È il caso del ministro della Difesa del Regno Unito Michael Fallon e del presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron.
L’offensiva dell’esercito iracheno, sostenuta da una coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti, è stata lanciata il 17 ottobre del 2016. Nello scorso mese di gennaio le truppe di Baghdad avevano annunciato di aver conquistato la porzione orientale della città, situata ad est del fiume Tigri. A febbraio è stata quindi lanciata l’offensiva nella città vecchia, particolarmente complessa a causa della conformazione urbana del quartiere, costituito da stradine strette e tortuose.
Nel corso dei lunghi mesi di aspri combattimenti, le condizioni della popolazione civile sono diventate via via sempre più drammatiche. Nel mese di giugno l’Unicef aveva lanciato un allarme parlando di “centomila bambini ostaggio dell’Isis, utilizzati come scudi umani e in alcuni casi obbligati a partecipare alla guerra”. All’inizio di luglio, Stephanie Remion, coordinatore dell’emergenza a Mosul ovest per Medici senza frontiere, aveva confermato: “È impossibile spiegare le atrocità che sentiamo dai nostri pazienti. Vediamo ferite di ogni genere, da quelle da arma da fuoco ed esplosioni a fratture delle ossa causate dal crollo delle strutture. Nonostante gli enormi sforzi della nostra equipe nei punti di stabilizzazione traumatologici e degli autisti delle ambulanze, il numero dei pazienti che riceviamo è basso se comparato alle migliaia di residenti che pensiamo siano intrappolati nella zona del conflitto”.
La ripresa di Mosul rappresenta una vittoria particolarmente importante per il governo iracheno, ma non significa la fine della guerra contro gli integralisti islamici. L’Isis controlla infatti ancora alcune regioni dello stato asiatico ed in particolare le città di Tal Afar e Hawija, situate nei settori desertici della provincia di al-Anbar. Così come importanti territori nell’est e nel centro della Siria.
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