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La Nigeria vieta le mutilazioni genitali femminili, ma non basta
Uno degli ultimi atti del presidente della Nigeria Goodluck Johnson è stato di firmare una legge, la Violence against persons (prohibition) act, che a partire da maggio del 2015 vieta le mutilazioni genitali femminili (Mgf) in tutto il paese. Delle 140 milioni di donne e ragazze che, al mondo, sono state sottoposte a interventi di
Uno degli ultimi atti del presidente della Nigeria Goodluck Johnson è stato di firmare una legge, la Violence against persons (prohibition) act, che a partire da maggio del 2015 vieta le mutilazioni genitali femminili (Mgf) in tutto il paese. Delle 140 milioni di donne e ragazze che, al mondo, sono state sottoposte a interventi di questo tipo, un quarto vivono in Nigeria, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Benché la legge sia un traguardo importante, non bastano i diktat dall’alto per cambiare comportamenti culturali che si tramandano da generazioni.
Che cosa sono le Mgf. Le Mgf sono usanze tradizionali che prevedono la mutilazione dei genitali femminili per motivi non terapeutici. L’Oms le classifica in quattro tipi. Il primo è l’asportazione della punta della clitoride. Il terzo, l’infibulazione, la più estrema, prevede la cucitura della vulva. Spesso le ragazze subiscono queste mutilazioni prima di compiere i quindici anni, per mano di circoncisori tradizionali o, sempre di più, da personale medico.
Le Mgf sono diffuse soprattutto nell’Africa occidentale, orientale e nordorientale, in alcuni paesi dell’Asia e del Medio Oriente, e in paesi con comunità di migranti provenienti da queste zone. L’Egitto è il paese con il più alto tasso di Mgf: più del 90 per cento delle donne sposate tra i 15 e 49 anni sono state sottoposte a questi tipi di interventi.
Perché vengono praticate. Le Mgf hanno origini antiche, che antecedono il cristianesimo e l’islam, ma sconosciute. A volte le pratiche vengono giustificate su basi religiose, ma non vi è credo che le riconosca ufficialmente. Donne di fede e di classi sociali diverse subiscono modificazioni genitali, ed il perché varia a seconda del luogo. Alcune delle ragioni più comuni sono quelle di sopprimere la sessualità femminile e inaugurare il passaggio dall’infanzia all’età adulta. Generalmente, l’obiettivo finale è quello di preparare le ragazze al matrimonio.
Lo stigma che colpisce le ragazze non sottoposte a Mgf è il principale ostacolo all’eliminazione di queste tradizioni crudeli. Sono le mamme stesse che decidono di far eseguire questi interventi sulle figlie proprio per assicurarsi che possano avere buone prospettive di matrimonio, come specifica l’esperto Gerry Mackie.
Perché e come ci si oppone alle Mgf. I rischi per la salute sono molti. Le Mgf possono causare complicazioni come infezioni e problemi durante il parto. Inoltre, vengono considerate violazioni dei diritti umani perché sono forme di violenza e oppressione femminile. Nel 2012, l’Assemblea generale delle Nazioni unite ha adottato una risoluzione chiamando per l’abolizione delle Mgf, che è anche uno dei target degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdgs) dell’Onu, ovvero 17 priorità di carattere sociale ed ambientale che mobiliteranno la comunità internazionale per i prossimi quindici anni.
Le Mgf sono illegali in 24 stati africani e molti paesi dell’Occidente. Mentre i divieti sono la strategia principale per sradicare queste tradizioni, non bastano. In alcuni paesi, come l’Egitto, il loro tasso di diffusione è rimasto costante, nonostante siano illegali. In Nigeria, ad esempio, le Mgf sono state bandite in alcuni stati già da anni, ma continuano a essere praticate ampiamente.
Le strategie più efficaci impiegano misure concrete che coinvolgono le comunità in prima persona. Tostan è una ong africana: invece di cercare di costringere le comunità a rinunciare a queste tradizioni, attraverso i suoi Community empowerment programs (Cep) sessioni sui diritti umani incoraggiano il dialogo riguardo a questo tema. Il risultato:
“Più di 7.200 comunità di Gibuti, la Guinea, la Guinea-Bissau, il Mali, la Mauritania, il Senegal, la Somalia e il Gambia hanno dichiarato pubblicamente la loro decisione di abbandonare le Mgf.” (Tostan)
Dalle capanne africane alle sale conferenze dei summit dell’Onu, sono molte le voci che chiedono che vengano eradicate le Mgf attraverso interventi che lavorano con e non contro le comunità che le praticano. Come dimostra il caso della Nigeria, dove la diffusione delle Mgf è rimasta attorno al 30 per cento delle donne tra i 15 e 49 anni nonostante le proibizioni. Le leggi aiutano, ma sono le menti che vanno cambiate.
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