La procura di Milano annuncia la chiusura delle indagini che vedono i colossi del petrolio Eni e Shell accusati di corruzione internazionale in Nigeria.
Nigeria: Shell ci rinuncia, ecco quanto pagherà ai pescatori di Bodo
La compagnia petrolifera Royal Dutch Shell verserà 55 milioni di sterline, pari a circa 84 milioni di dollari a titolo di risarcimento agli oltre 15.600 pescatori Ogoni della comunità di Bodo, sul delta del Niger, danneggiati dalle due fuoriuscite di greggio avvenute tra il 2008 e il 2009. Shell inizialmente aveva ammesso lo sversamento
La compagnia petrolifera Royal Dutch Shell verserà 55 milioni di sterline, pari a circa 84 milioni di dollari a titolo di risarcimento agli oltre 15.600 pescatori Ogoni della comunità di Bodo, sul delta del Niger, danneggiati dalle due fuoriuscite di greggio avvenute tra il 2008 e il 2009.
Shell inizialmente aveva ammesso lo sversamento di soli 4.000 barili; gli esperti ne hanno stimati 60 volte tanto. Per questo, la compagnia si è attirata le critiche di Amnesty International, che l’aveva accusata di voler eludere le proprie responsabilità di fronte all’accaduto. Dal canto suo, Shell afferma di aver sempre voluto risarcire i pescatori e di considerare gli sversamenti provenienti dai propri oleodotti un grave danno all’immagine.
Secondo lo studio legale Leigh Day che rappresenta i pescatori, gli 84 milioni di dollari saranno così suddivisi: 30 milioni a beneficio della comunità nel suo complesso e circa 3300 dollari a ciascun pescatore danneggiato.
© Guardian
La notizia è stata divulgata a Londra prima del processo che sarebbe dovuto iniziare a breve contro la società. Si tratta della più importante vittoria ambientale mai ottenuta finora da uno Stato africano. Ed è anche la prima volta che l’indennizzo per una fuoriuscita di petrolio viene pagato direttamente a singoli individui anziché che capi locali o soltanto all’intera comunità.
© america.aljazeera.com
I pescatori e lo studio legale si sono detti soddisfatti del risultato ottenuto: nel 2011, infatti, l’offerta iniziale di Shell per la comunità di Bodo era appena di 4.000 sterline complessive (circa 6.000 dollari).
A detta di Day Martyn, l’avvocato che con il suo team ha seguito la vicenda, “Il salario minimo in Nigeria è 18.000 naira al mese (circa 70 sterline) e il 70 per cento della popolazione Bodo vive sotto la soglia di povertà. Ognuno dei 15.600 ha detto sì alla trattativa “.
A breve inizieranno anche i lavori di ripulitura di tutta l’area danneggiata, come affermato dalla consociata nigeriana del colosso petrolifero, Shell Petroleum Development Company. La compagnia (insieme ad altre che operano nella zona), è già stata criticata dalle Nazioni Unite, Amnesty e il Governo nigeriano per non aver ancora ripulito l’area di Ogoniland dopo gli sversamenti.
Copertina: © cehrd.com
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Il governo nigeriano ha annunciato l’avvio della bonifica dell’area, devastata dalle attività petrolifere. Per completarla ci vorranno 30 anni.
Ken Saro-Wiwa, militante ecologista, si batté contro la multinazionale petrolifera Shell. La storia gli ha dato ragione: la sua terra, oggi, è devastata.
L’anno che sta per concludersi fa ben sperare per il futuro dell’energia solare. I dati globali sul fotovoltaico crescono, gli esempi positivi si moltiplicano. Sebbene resti molto lavoro da fare, seguire il sole ci manterrà sulla strada giusta.
Il nostro pianeta attraversa una crisi profonda, ma due corposi rapporti dell’Ipbes indicano alcune vie di uscita.
Innalzamento del Mediterraneo: quali impatti su acqua e coste? Lo abbiamo chiesto a Grammenos Mastrojeni, tra minacce e soluzioni sostenibili.
FacilitAmbiente mette a disposizione professionisti che riuniscono i soggetti coinvolti da un progetto, raccogliendo e valorizzando i loro contributi.
Climathon 2024 è l’hackaton che ha riunito giovani talenti a Courmayeur per sviluppare idee innovative e sostenibili, affrontando le sfide ambientali della montagna.
Dopo Milano, il progetto PiantiAmo il futuro di Nescafé arriva a Ferrara: piantato presso la Nuova Darsena il primo dei duecento nuovi alberi in città.