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Omeopatia italiana a rischio senza la proroga
Il 30 giugno scade il termine per presentare la documentazione per il rinnovo dell’Autorizzazione all’Immissione in Commercio dei farmaci omeopatici. Le aziende produttrici chiedono una proroga.
È un periodo delicato per il settore dell’omeopatia italiana. Guna, azienda italiana leader del comparto, in un comunicato denuncia una durissima controffensiva mediatica tesa allo screditamento delle medicine complementari. Ma c’è soprattutto una scadenza che incombe sulle imprese che producono farmaci omeopatici, è il 30 giugno 2017, data entro la quale tutte le imprese del settore devono presentare la corposa e complessa documentazione scientifica per poter chiedere il rinnovo dell’Aic – Autorizzazione all’Immissione al Commercio – sui farmaci già in commercio da oltre 30 anni. Senza di questa, i prodotti non potrebbero più essere venduti a partire dal 2019.
Le aziende del comparto dell’omeopatia italiana reputano i tempi troppo stretti a fronte della complessità burocratica dell’istruttoria richiesta, e perciò hanno chiesto una proroga al Ministero della Salute, senza la quale rischiano una perdita di 90 milioni di euro di fatturato e la scomparsa di 4.000 posti di lavoro – 1.000 dei quali solo in Lombardia, dove trovano sede le principali aziende dell’omeopatia italiana.
A rischio soprattutto le realtà più piccole dell’omeopatia italiana
Spiega Alessandro Pizzoccaro, presidente e fondatore di Guna: “Mentre le aziende più grandi, come Guna, sono sufficientemente strutturate per poter far fronte alla scadenza in tempo, sono quelle più piccole a correre i rischi maggiori, perché la documentazione richiesta è molto simile a quella richiesta per le aziende farmaceutiche convenzionali, e per ogni prodotto è necessario realizzare il relativo dossier”.
In Italia concessi 18 mesi per fare quello che in Europa stanno preparando da dieci anni
Precisa poi Giovanni Gorga, presidente di Omeoimprese (l’associazione delle aziende produttrici di medicinali omeopatici): “Di fatto è da un anno è mezzo che le aziende del settore hanno avuto un quadro certo e hanno potuto iniziare a lavorare alle loro richieste. La scadenza per la presentazione dei dossier è al 30 giugno, e saranno almeno 5/6mila, poi l’Agenzia Italiana del Farmaco dovrà esaminarli tutti, con un possibile processo di interlocuzione con l’azienda per i vari farmaci. Questo processo di regolamentazione in tutta Europa è iniziato 10-12 anni fa, e prosegue tuttora. Ora, non si capisce perché in Italia bisogna farlo in un anno e mezzo”.
“Per il settore è più che positivo l’onere legato alla registrazione dei farmaci, di fatto trattati e catalogati nello stesso modo dei prodotti allopatici – spiega Gorga – Senza una proroga però il settore rischia il tracollo economico (…). Il ministero della Salute è a conoscenza da tempo di questo problema ma temporeggia e non prende posizione”.
“La registrazione di questi medicinali – ha commentato Pizzoccaro – rappresenta un significativo passo avanti sotto il profilo delle risorse terapeutiche a disposizione ogni giorno della classe medica. L’aumento della fiducia nei confronti delle cure alternative è stato tale che se si fa un raffronto con i dati storici si scopre che in questi anni sono più che raddoppiati: oggi scelgono medicinali non convenzionali ben 12.861.000 cittadini, mentre nel 2000 erano poco più di 6 milioni (Rapporto Italia 2017 di Eurispes). Questi dati sottolineano una crescita esponenziale che si allinea con i trend europei”.
La visita dell’assessore e la petizione contro i pregiudizi verso le medicine complementari
L’assessore al welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, ha visitato la sede e i laboratori di Guna. Durante la visita il presidente dell’azienda, Alessandro Pizzoccaro, ha sollecitato l’attenzione dell’assessore su una petizione pubblica sulla libertà di cura lanciata da un’associazione di medici specializzati in medicine biologico-naturali, e sottoscritta in pochi giorni da migliaia di cittadini, per promuovere un approccio meno pregiudizievole nei confronti delle medicine complementari. Con la petizione si chiede al ministro della Salute Beatrice Lorenzin di impegnarsi come dicastero, senza pregiudizi, ad applicare in Italia la Direttiva dell’Oms sulle medicine complementari e non convenzionali, e a promuovere ogni azione utile per evitare un approccio anti-scientifico, basato sul pregiudizio, verso questo paradigma di cura, definito “atto medico” dalla stessa Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici.
L’assessore lombardo chiede al Ministero una proroga di sei mesi
Dopo l’incontro, l’assessore Gallera ha dichiarato: “Sosteniamo la richiesta delle aziende del settore di avere più tempo per preparare i dossier che certificheranno il valore dei prodotti omeopatici. Chiedo quindi che il ministero della Salute conceda almeno altri sei mesi”.
Un anno era invece il tempo chiesto dalle aziende del settore, il cui rappresentante, Giovanni Gorga, precisa però che: “c’è un’interlocuzione aperta col ministero della Salute e speriamo che nei prossimi tre mesi arrivi un provvedimento legislativo che conceda questa proroga. Noi avevamo chiesto un anno ma siamo disposti a discuterne. Il processo di regolamentazione è lungo, laborioso e costoso, le aziende non vogliono sottrarsi, chiedono soltanto un tempo congruo”.
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