Allarme per l’anomalia climatica sulla cima della montagna più famosa e venerata del Sol Levante dopo un’estate e un ottobre caldissimi.
Cosa vuol fare Obama per proteggere gli oceani
Our Ocean, una grande conferenza per la protezione degli oceani si è tenuta a Washington, negli Stati Uniti, il 16 e il 17 giugno. Organizzata dal dipartimento di Stato americano, ha visto la partecipazione di diversi presidenti, ministri e rappresentanti della società. Dal segretario di Stato americano John Kerry al presidente di Kiribati Anote Tong,
Our Ocean, una grande conferenza per la protezione degli oceani si è tenuta a Washington, negli Stati Uniti, il 16 e il 17 giugno. Organizzata dal dipartimento di Stato americano, ha visto la partecipazione di diversi presidenti, ministri e rappresentanti della società. Dal segretario di Stato americano John Kerry al presidente di Kiribati Anote Tong, dall’attore Leonardo DiCaprio al presidente degli Stati Uniti Barack Obama intervenuto attraverso un videomessaggio.
Far diventare il Pacifico un’area protetta
La conferenza è stata scandita da due grandi notizie. La prima è la presentazione dei prossimi impegni che la Casa Bianca ha preso di fronte agli americani e all’intera comunità internazionale: creare la più grande area marina protetta dell’oceano Pacifico proseguendo nel percorso cominciato dall’ex presidente americano George W. Bush. Verrà triplicata la superficie di una riserva già esistente che comprenderà l’intera area oceanica che va dalle isole Hawaii alle isole Samoa americane.
Lo scopo è proteggere il Pacifico da problemi fondamentali quali il sovrasfruttamento delle risorse ittiche, l’inquinamento marino e l’estrazione di combustibili fossili, l’acidificazione dovuta all’aumento della CO2 in atmosfera che, per la maggior parte, viene assorbita proprio dagli oceani. Secondo quanto dichiarato da Kerry, il progetto sarà operativo nel giro di qualche mese attraverso un decreto presidenziale dopo aver consultato le realtà direttamente interessate.
Nel videomessaggio Obama ha detto che “se lavoriamo insieme possiamo proteggere i nostri oceani per le generazioni future. Raddoppiamo gli sforzi e assicuriamoci di poter dire, tra qualche anno, guardando negli occhi i nostri figli, che abbiamo fatto la nostra parte”. Oggi sono 500 le “zone morte”, quelle dove la vita sottomarina è già scomparsa.
Il sostegno di DiCaprio
La seconda notizia positiva è arrivata dalle parole di Leonardo DiCaprio che ha promesso di donare, attraverso la sua fondazione, 7 milioni di dollari (circa 5,2 milioni di euro) per la salvaguardia della biodiversità marina: “Servono iniziative concrete per salvare il saccheggio degli oceani e le loro risorse vitali. Serve attivismo e una leadership coraggiosa”.
DiCaprio da anni spende tempo e risorse per la realizzazione di progetti che proteggano specie animali e vegetali a rischio, dalle tigri nepalesi agli elefanti per cui ha di recente donato un milione di dollari. Ma nel discorso tenuto alla conferenza, l’attore americano ha detto che quando era bambino, il suo sogno era diventare un biologo marino.
A conclusione di una due giorni davvero positiva per gli oceani, che ha decretato la volontà di Obama di essere ricordato come il presidente dell’ambiente, c’è stato l’intervento di Tommy Remengesau, presidente della Repubblica di Palau, che ha annunciato la prossima creazione di un’area protetta di 600mila chilometri quadrati che integri quella americana ponendo le basi di un santuario marino transfrontaliero.
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