Panama Papers. Il primo ministro Sigmundur David Gunnlaugsson si è dimesso

Il primo ministro islandese Gunnlaugsson alla fine si è dimesso, dopo la grande manifestazione che si è svolta di fronte al Parlamento islandese e lo scandalo Panama Papers.

Ore 17:52 – Il primo ministro islandese Sigmundur David Gunnlaugsson alla fine si è dimesso, secondo quanto annunciato dai vertici del Partito del progresso. Dopo la forte pressione esercitata dal popolo islandese in seguito allo scandalo Panama Papers, Gunnlaugsson ha deciso di lasciare di dare le dimissioni da capo del governo di Reykjavik.

La manifestazione davanti al Parlamento islandese

“Degli elettori infuriati hanno gettato uova e banane contro il Parlamento, mentre all’interno i deputati dell’opposizione hanno preso la parola l’uno dopo l’altro per chiedere le dimissioni del primo ministro”. In Islanda la reazione alle rivelazioni dei Panama Papers non si è fatta attendere. Come riportato dall’Iceland Monitor, migliaia di persone sono scese in piazza nella capitale Reykjavik per manifestare il proprio sdegno.

Una società alle British Virgin Islands

Sigmundur David Gunnlaugsson, capo del governo dell’isola scandinava, risulta infatti citato nell’ambito delle carte che hanno smascherato una gigantesca rete di società utili per sfruttare i vantaggi dei paradisi fiscali. Il politico – quarantunenne, presidente del Partito del progresso – secondo i documento del Consorzio internazionale dei giornalisti d’inchiesta avrebbe creato nel 2007, assieme alla sua futura moglie, una società alle Isole Vergini Britanniche.

Si chiama Wintris e sarebbe stata utilizzata per nascondere qualche milione di dollari. Successivamente, Gunnlaugsson ha ceduto la stessa società alla consorte, al prezzo simbolico di un dollaro. Il problema è che quando l’attuale premier fu eletto deputato per la prima volta, nell’aprile del 2009, omise di riferire l’esistenza di tale partecipazione nella sua dichiarazione ufficiale sul patrimonio. Un fatto inammissibile per i cittadini islandesi.

Tanto più che questi ultimi sono rimasti “scottati” dalla vicenda delle loro banche, crollate improvvisamente nei primi anni della crisi finanziaria globale: gli istituti di credito erano cresciuti esponenzialmente, senza criterio e assumendo rischi elevatissimi, grazie soprattutto alla cecità della politica. E a quanto pare la Wintris ha detenuto anche alcuni asset nelle stesse banche, prima del loro fallimento.

La sinistra presenta una mozione di sfiducia

In Parlamento, l’opposizione di sinistra ha depositato perciò una mozione di sfiducia contro il primo ministro: l’atto sarà messo ai voti, anche se la data non è stata ancora stabilita. Come riportato dall’agenzia Afp, il fatto che Gunnlaugsson si sia reso responsabile di evasione fiscale non è di certo provato. Politicamente, però, la sua posizione è giudicata “indifendibile”.

Il politico, tuttavia, per ora non molla: ha dichiarato che né lui né sua moglie hanno mai nascosto denaro all’estero, e che entrambi sono perfettamente in regola col fisco islandese. “Non ho alcuna intenzione di dimettermi – ha scritto sul suo sito internet – a causa di questa storia”. In Parlamento, ha tuttavia ammesso di essere “dispiaciuto” di non aver rivelato prima l’esistenza della società nel paradiso fiscale. Parole che la presidentessa del gruppo Sinistra-Verdi, Katrin Jakobsdottir, ha tuttavia rigettato con decisione: “Credo sia troppo tardi per fornire spiegazioni”.

 

Nell’immagine di apertura, un momento della manifestazione di protesta dei cittadini islandesi a seguito dello scandalo Panama Papers. Fermo immagine tratto da un video postato su YouTube dall’utente finnurth.

Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.

Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

L'autenticità di questa notizia è certificata in blockchain. Scopri di più
Articoli correlati
Cosa succede in Georgia, dove la gente è tornata a protestare

Migliaia di persone sono scese in strada contro la decisione del governo di sospendere i negoziati per l’adesione all’Unione europea fino al 2028. Violenta la reazione delle forze dell’ordine. La presidente della Georgia rifiuta di lasciare il mandato finché non verranno indette nuove elezioni.