L’ultimo bilancio di sostenibilità di Gruppo CAP, Sorgente di connessioni, ricorda l’importanza di fare rete per rendere concreta la transizione ecologica.
Nel 2050 nel mare ci sarà più plastica che pesce
Uno studio della fondazione Ellen MacArthur spiega che il quantitativo di plastica nel mare, tra 35 anni, sarà superiore a quello di pesce.
Immaginate un mare nel quale i pesci siano costretti a nuotare facendosi largo tra frammenti di plastica di ogni provenienza e dimensione. Nel quale immergendosi si abbiano molte più probabilità di trovare una bottiglia che un’acciuga. Uno scenario da film dell’orrore? No, la dura realtà che, purtroppo, il mondo avrà di fronte ai suoi occhi nel 2050.
La plastica nefasta per uccelli e pesci
A spiegarlo è un report realizzato dalla fondazione Ellen MacArthur, assieme al centro studi McKinsey, e presentato al forum economico di Davos del 2016. Secondo l’analisi, il rapporto tra le tonnellate di plastica presenti negli oceani e quelle di pesce, che attualmente è di uno a cinque, diventerà di uno a tre già nel 2025. Quindi, un quarto di secolo più tardi, il quantitativo di pesce presente nel mare sarà inferiore rispetto a quello di rifiuti di plastica.
Ciò equivarrà a una catastrofe ambientale: i pesci finiranno per ingerire sempre più i piccoli frammenti presenti nell’acqua, con conseguenze nefaste per l’intera catena alimentare. Mentre già oggi, secondo uno studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, fino al 90 per cento degli uccelli marini di tutto il mondo presenta residui di plastica nelle viscere.
Quale soluzione per evitare il peggio?
Secondo il rapporto presentato a Davos, l’unica via percorribile per evitare di rendere invivibili gli oceani è quella che passa per un “totale ripensamento degli imballaggi e dei prodotti di plastica in generale”, cercando alternative al petrolio come materia prima per la loro produzione. Basti pensare che, di questo passo, nel 2050 le industrie produttrici di materiali plastici consumeranno il 20 per cento della produzione mondiale di greggio.
Una transizione verso alternative sostenibili e verso il riuso potrebbe, tra l’altro, garantire giganteschi risparmi in termini finanziari: “Il sistema di produzione e consumo attuale, assieme alla diffusa pratica di abbandonare i rifiuti, comporta anche gravi problemi in termini economici”, ha infatti sottolineato la fondazione Ellen MacArthur, spiegando che “tra 80 e 120 miliardi di dollari in confezioni di plastica vengono perduti ogni anno”.
La Francia dirà addio a piatti e bicchieri di plastica
Ma il cambiamento può partire anche dai comportamenti quotidiani di ciascuno di noi. Un gesto semplice come andare a fare la spesa con una busta riutilizzabile può aiutare in maniera determinante a fronteggiare il problema. Non a caso, alcuni paesi si stanno attrezzando per limitare l’uso degli “shopper”.
È il caso della Francia, che non solo dal prossimo mese di marzo ha deciso di vietare in tutti i supermercati la distribuzione di sacchetti di plastica, ma ha anche disposto – con poche eccezioni – lo stop alla vendita di piatti, bicchieri e posate a partire dal 2020. Perché non fare lo stesso anche in Italia?
Foto di apertura: epSos.de/Wikimedia Commons
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