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Riforma delle pensioni, al vaglio le prime ipotesi sulla flessibilità in uscita
Primo incontro tra ministero del Lavoro e sindacati sulle pensioni. Allo studio interventi per agevolare l’uscita dal mondo del lavoro.
Anticipare l’età pensionistica per i lavori usuranti, alzare le pensioni minime, introdurre una flessibilità volontaria in uscita, estendere il bonus degli 80 euro anche ai pensionati, tassare in maniera minore la previdenza. Sono alcune delle proposte sulle quali il governo italiano e i sindacati stanno discutendo per intervenire su uno dei temi più scottanti della politica italiana. Dall’incontro introduttivo avvenuto oggi tra il ministro del Lavoro Giuliano Poletti e i rappresentanti dei lavoratori si arriverà all’apertura di due diversi tavoli di contrattazione, il primo appunto sulle pensioni, il secondo sul lavoro. Per ora il clima tra le le due parti sembra disteso, ma i tempi non saranno brevi.
Le prime ipotesi sulla flessibilità in uscita
Il piano del governo prevede per il lavoratore la facoltà di anticipare fino a un massimo di 3 anni la pensione. A patto, però, di rinunciare a una somma dall’uno al quattro per cento della pensione stessa, in proporzione variabile rispetto al reddito e all’entità dell’anticipo scelto. Già dalla prossima legge di stabilità la misura potrebbe essere accordata per i lavoratori classe 1951, 1952 e 1953, in pratica quelli rimasti “bloccati nel mondo del lavoro” dalla precedente legge Fornero. I sindacati sono ovviamente favorevoli al principio della flessibilità, ma partono da una base che prevede la possibilità di dire basta già a 62 anni (oggi sono 66 ani e 7 mesi) o 41 anni di contributi (oggi 41 e 10 mesi per le donne e 42 e 10 mesi per gli uomini) e senza penalità.
Un clima “positivo” secondo Poletti
Il ministro Poletti ha assicurato che la prima riunione “si è svolta in un clima molto positivo e ci ha consegnato la disponibilità reciproca a confrontarci, con l’intenzione di sviluppare un confronto e arrivare, dove possibile, a soluzioni condivise, ferme restando le responsabilità di ciascuno: al governo spetta quella di prendere le decisioni, le organizzazioni sindacali sono libere di esprimere le loro valutazioni”. E anche il primo ministro Matteo Renzi ha detto che “siamo pronti a trovare una soluzione per chi ha fatto lavori usuranti e semplicemente non ne può più, magari con una leggera decurtazione economica. “I pensionati saranno tranquilli – gli ha risposto il segretario del Sindacato pensionati italiani della Cgil, Ivan Pedretti – se il governo farà il suo dovere. Ci aspettiamo fatti concreti”.
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