Il 29 ottobre 2018, le raffiche di vento della tempesta Vaia hanno raso al suolo 40 milioni di alberi in Triveneto. Una distruzione a cui si sono aggiunti gli effetti del bostrico, che però hanno trovato una comunità resiliente.
Senza leggi il consumo di suolo è ancora una minaccia
Nel nostro paese il consumo di suolo non accenna ad arrestarsi, lo afferma il Wwf nell’ultimo rapporto, “Riutilizziamo l’Italia. L’espansione urbana, che negli ultimi cinquanta anni ha coinvolto l’Italia, consuma 90 ettari di territorio naturale al giorno. 10 metri quadrati al secondo che perdono la loro biodiversità per essere cementificati. Dal dopoguerra a oggi
Nel nostro paese il consumo di suolo non accenna ad arrestarsi, lo afferma il Wwf nell’ultimo rapporto, “Riutilizziamo l’Italia. L’espansione urbana, che negli ultimi cinquanta anni ha coinvolto l’Italia, consuma 90 ettari di territorio naturale al giorno. 10 metri quadrati al secondo che perdono la loro biodiversità per essere cementificati.
Dal dopoguerra a oggi il territorio italiano urbanizzato è quadruplicato raggiungendo il 7,5 per cento di tutta la superficie nazionale. Di questo passo, nel 2035, una superficie pari a 600mila ettari, grande quasi quanto tutto il Friuli Venezia Giulia, sarà completamente assorbita dalla crescita urbana.
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In concomitanza con Anno internazionale del suolo, indetto dall’Onu per il 2015, il Wwf ha affrontato il tema “Land trasformation in Italia e nel mondo: fermare il consumo di suolo, salvare la natura, riqualificare la città” per aprire un confronto su una proposta di legge che definisce la terra “bene comune e risorsa non rinnovabile”, ma che tarda ad arrivare.
La mancanza di una legislazione nazionale contro il consumo di suolo ha permesso che l’indice di urbanizzazione procapite della Lombardia raggiungesse i 719 metri quadrati di suolo cementificato per abitante, 3,5 volte l’indice registrato negli anni Cinquanta, e che nei comuni lungo la costa adriatica la cementificazione del litorale arrivasse a quasi 10 chilometri l’anno.
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I dati nazionali parlano chiaro, a ogni abitante corrispondo 370metri quadrati di superficie urbanizzata. La conversione del territorio naturale in urbanizzato causa la perdita della biodiversità, l’instabilità idrogeologica e contribuisce al cambiamento climatico per effetto dell’uso inappropriato delle risorse. Inoltre, il consumo di suolo incrementa il rischio alimentare sottraendo terra fertile all’agricoltura.
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Per frenare il continuo assorbimento di superfici vergini all’interno del nucleo urbano è necessario un intervento forte e immediato che contrasti la perdita di biodiversità e di risorse. Temi come il contenimento del consumo di suolo e la rigenerazione urbana sono molto presenti nei dibattiti europei e mondiali che considerano le strategie di sviluppo urbano sostenibile. Una di queste è la cosiddetta “città in contrazione” (shrinking cities), nella quale il processo di espansione avviene attraverso la decrescita, a cui corrisponde la modifica dei modelli delle azione e delle pratiche sociali. Tematiche e programmi di intervento che, però, in Italia faticano ad arrivare.
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