L’Autorità per la sicurezza nucleare francese ha concesso l’ok a proseguire la costruzione del reattore Epr di Flamanville. Greenpeace: “Contraddittorio”.
Anomalie, costi alle stelle, ritardi. Il nucleare francese è al tramonto
Problemi “molto seri” in Francia. Perdite che superano i ricavi in Finlandia. Cantieri bloccati in Cina. Il nucleare di “nuova generazione“ arranca.
L’Autorità per la sicurezza nucleare francese (Asn) ha individuato il 7 aprile alcune “anomalie” nel serbatoio del reattore di nuova generazione Epr in costruzione a Flamanville, in Normandia. Una settimana llapo, il presidente dell’organismo di vigilanza, Pierre-Franck Chevet, ha spiegato al Senato di Parigi che “il problema individuato è serio. Molto serio. Coinvolge una delle componenti principali della struttura. Valuteremo ora gli impatti potenziali sulla sicurezza, ma per farlo ci vorranno mesi”.
Il serbatoio, in effetti, è un elemento progettato per contenere il cuore del reattore: si tratta perciò di una barriera fondamentale che protegge l’ambiente circostante dalla radioattività. L’allarme dell’Asn, tuttavia, non sembra aver intaccato le certezze del governo di Parigi: il ministro dell’Ecologia, Ségolène Royal, ha assicurato infatti che il reattore, progettato dal colosso dell’atomo Areva, “non è condannato, l’apertura sarà solo ritardata di un anno. Si tratta di lavori complessi: è normale che possano esserci aggiustamenti in corso d’opera. Effettueremo i test necessari, pubblicheremo i risultati, quindi i lavori riprenderanno regolarmente”.
Ma le polemiche attorno al reattore non si fermano alle anomalie di fabbricazione. L’impianto, il cui cantiere è stato avviato nel 2007, sarebbe dovuto entrare in funzione già nel 2012: le ultime previsioni parlano invece del 2018. E a lievitare, assieme ai tempi, sono anche i costi: da una stima iniziale di 3,3 miliardi di euro si è passati ormai ad oltre 9 miliardi. Una situazione non dissimile da quella di Olkiluoto, in Finlandia, dove dal 2005 Areva costruisce un altro Epr, i cui lavori dovrebbero terminare nel 2016, con sette anni di ritardo rispetto alle previsioni iniziali. Per la società francese si è trattato di una vera catastrofe economica: l’azienda ha già previsto perdite per 3,9 miliardi di euro, ovvero più del prezzo di vendita del reattore, pari a 3 miliardi.
Altri due Epr, inoltre, destano preoccupazione in Cina, a Taishan: Pechino ha fatto sapere di voler attendere i risultati dei test di Flamanville prima di caricare combustibile nei reattori (anch’essi forniti da Areva). E anche nel Regno Unito, dove si progetta la costruzione di due Epr a Hinkley Point – ad un costo stratosferico valutato tra 19 e 31 miliardi di euro – potrebbero sorgere dubbi molto seri.
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