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Tra dieci anni le nostre città potrebbero funzionare grazie a reattori nucleari a fusione, quelli “puliti”, per intenderci. Ad affermarlo è la Lockheed Martin Corporation, società aerospaziale che si occupa di ricerca scientifica e sicurezza globale, principale fornitore del Pentagono e sempre più coinvolta in progetti che riguardano l’utilizzo di energie alternative. Il progetto a
Tra dieci anni le nostre città potrebbero funzionare grazie a reattori nucleari a fusione, quelli “puliti”, per intenderci.
Ad affermarlo è la Lockheed Martin Corporation, società aerospaziale che si occupa di ricerca scientifica e sicurezza globale, principale fornitore del Pentagono e sempre più coinvolta in progetti che riguardano l’utilizzo di energie alternative.
Il progetto a cui il team dell’ingegnere Tom McGuire sta lavorando è una struttura di reattore compatto di circa 3 metri per due, grande poco più del retro di un camion e 10 volte più piccola degli attuali reattori a fissione.
Come ha raccontato lo scienziato alla Reuters, sarà possibile testare la tecnologia entro un anno, far funzionare un prototipo entro cinque e metterla a regime entro dieci.
Il progetto cerca di “copiare” il sole e le altre stelle e di sfruttare l’energia rilasciata durante la fusione nucleare (gli attuali reattori sono a fissione), quando gli atomi si combinano in forme più stabili.
“Possiamo fare una grande differenza sul fronte energetico,” ha detto McGuire, ricordando che la Lockheed ha 60 anni di ricerca sulle spalle in merito alla fusione nucleare come fonte di energia alternativa.
L’azienda considera il progetto come parte di un piano per risolvere i problemi energetici mondiali e affrontare il cambiamento climatico globale, ridurre i conflitti dovuti alle risorse e i problemi derivanti dall’utilizzo di fonti energetiche “sporche”.
Il team di scienziati fa infatti sapere che una stessa quantità di combustibile “pulito” avrebbe una resa superiore 10 milioni di volte rispetto al combustibile fossile (come il carbone).
La fusione presenta svariati vantaggi ambientali: la maggior parte delle scorie ha una bassa radioattività che si esaurisce in soli cento anni (quelle della fissione si esauriscono in 100.000), riducendo di molto il problema dello stoccaggio; produce un gas di scarico non radioattivo, ossia l’elio; non produce gas ad effetto serra; non produce plutonio; il combustibile principale della fusione, il deuterio, è estratto dall’acqua, mentre il trizio proviene da depositi di litio naturali.
McGuire ha addirittura affermato che i reattori futuri potrebbero usare un carburante diverso ed eliminare così completamente i residui radioattivi, diventando totalmente ecosostenibili.
Non resta che aspettare gli sviluppi di questa tecnologia.
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