Il progetto di Nescafé per città più verdi fa tappa a Ferrara: una collaborazione virtuosa con gli hotel partner per trasformare gli spazi urbani.
Narco-deforestazione, come la cocaina sta distruggendo le foreste dell’America centrale
La cosiddetta “narco-deforestazione” minaccia le foreste centroamericane, i trafficanti comprano terreni da disboscare per riciclare il denaro sporco.
Il traffico di cocaina è responsabile ogni anno della scomparsa di milioni di ettari di foresta tropicale nell’America centrale. Questo fenomeno minaccia la sopravvivenza delle comunità indigene e della ricchissima biodiversità che popola queste foreste ed è stato definito “narco-deforestazione“.
Cos’è la narco-deforestazione
Un gruppo di ricercatori dell’università dell’Oregon, in uno studio pubblicato sulla rivista Environmental research letters, ha analizzato questa preoccupante tendenza rivelando che a contribuire alla distruzione delle foreste sono le enormi quantità di aree di foreste acquistate dai narcotrafficanti per riciclare i profitti illegali del traffico di droga. Secondo i ricercatori i narcotrafficanti, convertendo appezzamenti di foresta in terreni agricoli, sarebbero responsabili fino al 30 per cento della deforestazione annuale in diversi paesi centroamericani.
Narcotrafficanti nella giungla
Lo studio, che ha utilizzato le stime annuali sulla deforestazione dal 2001 al 2014, ha preso in esame sei paesi centroamericani che sarebbero oggi il crocevia della cocaina diretta verso il Nordamerica e l’Europa: Nicaragua, Panama, Costa Rica, Guatemala, El Salvador e Honduras. “A partire dagli anni Duemila l’applicazione delle leggi statunitensi antidroga ha spinto i trafficanti in luoghi sempre più difficili da pattugliare, come le foreste dell’America Centrale”, ha spiegato uno degli autori dello studio, David Wrathall.
La droga uccide la biodiversità
In queste aree, ancora largamente incontaminate, i narcotrafficanti riescono a riciclare i profitti della cocaina (circa sei miliardi di dollari l’anno) acquistando grandi appezzamenti di foresta da disboscare, per poi costruirvi ranch, fattorie e allevamenti di bestiame. Questo processo colpisce duramente la ricchissima biodiversità che vive in questi ecosistemi, mettendo a rischio anche le aree protette. “La maggior parte della deforestazione dei narcos avviene in aree forestali umide e ricche di biodiversità e si può quantificare intorno al 30-60 per cento della perdita annua di queste superfici – ha affermato l’autore principale dello studio, Steven Sesnie del Fish and wildlife service degli Stati Uniti – minacciando così gli sforzi di conservazione per mantenere le foreste e i mezzi di sussistenza degli indigeni”.
Le foreste ai nativi
Gli autori dello studio ritengono che per invertire questa tendenza e salvare le foreste centroamericane e i loro abitanti, sia necessario adottare politiche più efficaci in materia di droga e ambiente, a livello nazionale e internazionale. “Ovviamente porre fine al commercio illegale di droga sarebbe la soluzione migliore, ma questo non sta per accadere – ha dichiarato Sesnie – una delle possibili soluzioni potrebbe essere il rafforzamento della posizione dei popoli indigeni, dovrebbero essere loro ad amministrare quelle aree”.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Dalla Basilicata alla Sicilia, passando per la Puglia: cambiamenti climatici e infrastrutture non all’altezza stanno creando una situazione insostenibile.
La Coppa del Mondo di calcio 2034 si terrà in Arabia Saudita, una scelta della Fifa fortemente criticata per il suo evidente richiamo allo sportswashing.
Cambiamenti climatici e impatto sull’habitat impongono di ripensare la vita in montagna. E il turismo, che resta un grande volano economico.
“Quando scaliamo ci sentiamo libere da tutto”. Le cholitas escaladoras, un gruppo di donne indigene boliviane, rompono gli stereotipi legati all’alpinismo e alla società.
La città governata dalla sindaca Anne Hidalgo sta per approvare un nuovo Piano climatico che prevede oltre 300 ettari di nuove aree verdi.
Tre organizzazioni ambientaliste incassano una storica vittoria contro il governo del Sudafrica: l’espansione del carbone va fermata.
Il rapporto dell’Ispra mostra neanche nel 2023 ci sono stati miglioramenti nella cura del territorio: si continua a cementificare a spron battuto.
Per motivi politici, il governo della Norvegia rinvia l’assegnazione delle licenze per le estrazioni minerarie nei fondali marini.