Allarme per l’anomalia climatica sulla cima della montagna più famosa e venerata del Sol Levante dopo un’estate e un ottobre caldissimi.
Referendum Trivelle, secondo Pecoraro Scanio “Il 17 aprile è una data truffa”
Da Milano chiede al Governo un cambio di rotta per non sprecare 350 milioni di euro. E propone una strategia nazionale per rilanciare il turismo.
Dopo il sit in in piazza Montecitorio per sollecitare il Governo a non indire il referendum sulle trivellazioni in una data diversa dalle amministrative di giugno, il presidente di Fondazione Univerde ed ex ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio è stato a Milano per presentare il 6° rapporto ‘Gli italiani, il turismo sostenibile e l’ecoturismo’. L’occasione quella di parlare sì di turismo, sostenibile e responsabile, ma anche di referendum.
Oggi di fronte ai rappresentati del Governo, presidenti di Parchi nazionali e amministratori delegati di grandi catene alberghiere ha chiesto un cambio di rotta nel mondo del turismo in Italia, quale?
Serve una strategia nazionale del turismo sostenibile, per ridurre l’impatto ambientale delle attività turistiche di questo Paese e rilanciarlo in positivo. Aspetto che riguarda tutto il turismo italiano che dev’essere tutto sostenibile, altrimenti non può durare.
Quale importanza dare invece all’ecoturismo, quello più legato alla natura?
Dobbiamo rilanciare il turismo di qualità nei Parchi, nelle aree protette. Rilanciare con forza il turismo nelle aree collinari, nelle aree di montagna, significa da una parte dare un grande contributo all’occupazione delle zone più delicate e vulnerabili, dall’altra è una potenzialità notevole per ridurre il dissesto idrogeologico, perché ciò contribuisce a preservare il territorio.
Anche lei era Montecitorio per protestare contro la data fissata per il referendum sulle trivelle?
Regioni, cittadini e parlamentari chiedevano un election day. Il governo ha invece fissato la data truffa del 17 aprile per impedire una vera informazione e boicottare la partecipazione al voto sprecando oltre 300 milioni di euro. È una vergogna cui il presidente della Repubblica può porre rimedio accogliendo la richiesta delle Regioni che sono una fondamentale articolazione della Repubblica Italiana di cui Mattarella è il supremo garante.
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