Trump ottiene l’investitura dei repubblicani. E rilancia l’oleodotto Keystone XL

Il miliardario americano ha spiegato che, in caso di elezione, approverà “certamente” il devastante super-oleodotto tra Canada e Usa.

“Il Keystone XL? Lo approverò certamente, a condizione che ci diano la nostra parte della torta”. Sorride, Donald Trump, mentre esce allo scoperto su un altro tema caldo delle presidenziali Usa del 2016, ovvero il gigantesco oleodotto che dovrebbe trasportare il “petrolio più sporco del mondo” (secondo la definizione di Greenpeace), quello delle sabbie bituminose, dalla provincia canadese dell’Alberta fino al Texas. Un progetto che è stato osteggiato con forza, invece, dall’attuale presidente americano Barack Obama.

“È così che l’America tornerà grande”

Il magnate statunitense ha espresso il proprio punto di vista sul progetto parlando dalla città di Bismark, nel Nord Dakota: “Lo voglio vedere costruito. E voglio che una parte dei benefici vada agli Stati Uniti. È così che renderemo di nuovo ricca l’America”, ha dichiarato.

 

Proprio ieri Trump ha rivendicato di aver raggiunto la quota di delegati necessaria per ottenere l’investitura automatica da parte del partito repubblicano. Un’informazione confermata dal conteggio tenuto dall’agenza Associated Press: l’imprenditore potrebbe davvero diventare il prossimo presidente degli Usa. E una sua eventuale elezione nel prossimo novembre potrebbe rivelarsi una catastrofe per l’ambientalismo mondiale.

 

Donald Trump Keystone XL
Il candidato Donald Trump ha dichiarato di essere favorevole al mega-oleodotto Keystone XL che potrebbe portare dal Canada al Texas il petrolio delle sabbie bituminose ©Tom Pennington/Getty Images

 

La posizione del miliardario sull’ecologia, infatti, è semplice: “Non credo ai cambiamenti climatici, è solo una questione meteorologica”, ha dichiarato alcuni mesi fa. Mentre quattro giorni dopo il disastro di Fukushima spiegò di essere “un grande sostenitore dell’energia nucleare”. Più di recente, poi, ha affermato di non essere “un grande fun” dell’Accordo di Parigi.

 

“Trump potrebbe frenare l’Accordo di Parigi”

Sortite che a quanto pare hanno suscitato notevole imbarazzo e preoccupazione nella comunità internazionale. Mentre i paesi firmatari dell’intesa raggiunta al termine della Cop 21 di Parigi sono riuniti a Bonn, in Germania, nel tentativo di rendere operative le promesse avanzate nella capitale francese, al presidente del Gruppo dei paesi africani, Seyni Nafo è stata posta la seguente domanda: “Qual è a suo avviso il principale ostacolo che potrebbe incontrare l’Accordo?”. Sincera e disarmante la risposta: “Che Trump vinca le presidenziali!”.

 

Fort McMurray sabbie bituminose
Infrastrutture per l’estrazione di petrolio dalle sabbie bituminose a Fort McMurray, in Canada ©Ian Willms/Getty Images

 

Si potrebbe infatti verificare nuovamente la stessa situazione dell’epoca di George W. Bush, che si rifiutò nel 2001 di ratificare il protocollo di Kyoto (facilitando così anche il “no” di Canada, Giappone e Russia). Secondo le diplomazie internazionali, tuttavia, stavolta anche un’America guidata da Trump non potrebbe bloccare totalmente il processo: “Potrebbe però ritardarlo”, osserva ancora Nafo. Anche smantellando le politiche pro-ambiente faticosamente approvate dall’amministrazione Obama negli ultimi anni.

 

Immagine di apertura: ©Alex Wong/Getty Images

Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.

Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

L'autenticità di questa notizia è certificata in blockchain. Scopri di più
Articoli correlati
Cosa succede in Georgia, dove la gente è tornata a protestare

Migliaia di persone sono scese in strada contro la decisione del governo di sospendere i negoziati per l’adesione all’Unione europea fino al 2028. Violenta la reazione delle forze dell’ordine. La presidente della Georgia rifiuta di lasciare il mandato finché non verranno indette nuove elezioni.