La finanza ha la fondamentale responsabilità di traghettare i capitali verso la transizione energetica. Se ne è discusso al Salone del Risparmio 2022.
Un pri. Quali sono i 6 principi per l’investimento responsabile
I principi per l’investimento responsabile dell’Onu compiono dieci anni: le adesioni continuano a crescere, ma è ancora scarna la presenza dell’Italia.
Passo dopo passo, negli ultimi anni è cresciuta sempre più l’attenzione verso una finanza sostenibile e responsabile. Una finanza che persegua il profitto, perché è nella sua natura farlo, ma al tempo stesso sia attenta all’ambiente, alla società, alla governance delle aziende. L’Organizzazione delle Nazioni unite non poteva trascurare questo mondo: da qui derivano gli Un Pri.
Quando nascono gli Un Pri
Nel 2005 l’allora segretario generale Kofi Annan convocò i più grandi investitori del mondo, invitandoli a elaborare una serie di principi che spiegassero come investire in modo sostenibile e responsabile i propri capitali. In venti, da dodici paesi diversi, accettarono la sfida. A supportarli, un gruppo di 70 esperti provenienti dal mondo della finanza, delle organizzazioni internazionali e della società civile. Il risultato sono sei principi che vennero ufficialmente lanciati alla New York stock exchange nel mese di aprile 2006.
L’Un pri (United nations principles for responsible investments) è un’iniziativa ufficialmente supportata dalle Nazioni unite, in partnership con il Global compact e l’Unep fi (la partnership fra il settore finanziario globale e il Programma per l’ambiente delle Nazioni unite). Chi aderisce agli Un pri lo fa in modo del tutto volontario. L’unico obbligo che viene richiesto, a fronte del pagamento della quota annuale, è quello di pubblicare un report annuale sulle proprie politiche di investimento responsabile.
Quali sono i sei principi per l’investimento responsabile
Principio 1 – Incorporeremo i temi Esg (ambientali, sociali e di governance) nell’analisi di investimento e nei processi decisionali.
Principio 2 – Agiremo da azionisti attivi e inseriremo i temi Esg nelle nostre politiche e pratiche di gestione.
Principio 3 – Chiederemo alle società in cui investiamo di comunicare in modo appropriato le istanze Esg.
Principio 4 – All’interno dell’industria degli investimenti, ci faremo promotori dell’accettazione e dell’implementazione dei principi.
Principio 5 – Collaboreremo per aumentare la nostra efficacia nel mettere in pratica i principi.
Principio 6 – Ciascuno di noi farà il resoconto delle attività e dei progressi raggiunti nell’applicazione dei principi.
Più di 1500 firmatari in 10 anni, ancora pochi in Italia
Ad oggi, sono 1.525 gli investitori che hanno siglato i sei principi Onu per l’investimento responsabile. Per la stragrande maggioranza sono consulenti di investimento, tra cui si contano anche nomi di spicco come i londinesi Pegasus capital advisors e Barclays asset management limited. Ma ci sono anche investitori istituzionali (dalla Northwestern University al fondo pensione dell’Università del Québec) e fornitori di servizi finanziari, come il Financial services council australiano e lo svizzero Geneva capital.
La presenza del nostro paese sembra ancora un po’ troppo timida, visto che ad oggi si contano soltanto 19 firmatari italiani. I primi in assoluto, già nel 2009, sono stati Pioneer global asset management S.p.A, Etica Sgr (la società di gestione del risparmio del gruppo di Banca Etica) e il gruppo 21 Partners di Alessandro Benetton. Da allora, le altre adesioni sono arrivate alla spicciolata. C’è da sperare che l’attenzione sempre crescente all’etica nella finanza sia un buon incentivo, per le aziende di casa nostra, a fare di più. Con le adesioni formali e, soprattutto, con i fatti.
Foto in apertura © Gregory Adams / Getty Images
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