Nella regione del Sahel, sconvolta da conflitti inter comunitari e dai gruppi jihadisti, 29 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria.
L’Unhcr: ecatombe nel Mediterraneo, 3.800 migranti morti nel 2016
L’Alto commissariato Onu per i rifugiati riferisce che nel 2016 sono già morti nel Mediterraneo 3.800 migranti: “È un record assoluto”.
Sono 3.800 i migranti che hanno perso la vita, nel 2016, nel tentativo di attraversare il Mediterraneo per raggiungere le coste europee. Colati a picco all’interno di barconi alla deriva, rovesciati dalla forza del mare su gommoni stracarichi. Morti annegando, lentamente, senza neppure la forza di gridare aiuto.
Dodici migranti muoiono ogni giorno in mare
Dodici vite spezzate ogni giorno. Quella descritta dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) rappresenta al contempo un’ecatombe e un macabro record, dal momento che è stato già battuto quello dell’anno scorso, quando a morire erano stati 3.770 migranti. “Si tratta del bilancio più alto mai registrato finora”, ha confermato William Spindler, portavoce dell’agenzia Onu.
Ad aumentare è stata anche la percentuale di persone decedute rispetto al totale di quelle partite, se si considera che nel 2015 a tentare la traversata furono oltre un milione di migranti, mentre quest’anno, fino ad ora, non si sono superate le 330mila unità.
Barconi sempre più vecchi e pericolosi
Soltanto nell’ultima settimana circa 100 persone hanno perso la vita. I naufragi risultano via via più frequenti perché gli scafisti utilizzano imbarcazioni sempre più vecchie e pericolose, che non sono in grado di resistere a viaggi così lunghi, con così tante persone a bordo e spesso in condizioni meteorologiche difficili. Il rapporto dell’Unhcr arriva a poche ore di distanza dall’annuncio da parte della Ong Medici senza frontiere del ritrovamento di 25 migranti annegati o asfissiati su un gommone al largo della Libia. Per recuperare i corpi sono state necessarie ore di lavoro, con l’aiuto di un equipaggio dell’associazione tedesca Sea Watch.
L’ultimo racconto straziante di Medici senza frontiere
“Arrivati al primo gommone – ha raccontato Michele Telaro, capo progetto di Msf a bordo della nave Bourbon Argos – abbiamo preso a bordo i 107 sopravvissuti, ma non abbiamo potuto recuperare quelli che pensavamo essere undici cadaveri, perché nel frattempo siamo stati chiamati per un altro soccorso urgente nelle vicinanze. Dopo aver recuperato le 139 persone del secondo gommone, siamo tornati al primo e abbiamo scoperto che i corpi sul fondo erano in realtà 25. Probabilmente vittime di asfissia, sommersi da uno strato di benzina e acqua di mare. Ci sono volute tre ore per recuperare i cadaveri, perché il mix di acqua e carburante era talmente forte che non potevamo restare sul gommone troppo a lungo. È stato orribile”.
“È una tragedia – ha aggiunto Stefano Argenziano, responsabile per le operazioni sui migranti della Ong -, ma purtroppo non si può dire che sia stato un giorno eccezionale nel Mediterraneo. Le scorse settimane sono state terribili: il mare è ormai un cimitero. I nostri team sono schiacciati da una crisi creata dalla politica, che ci fa sentire impotenti”.
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