Drogata e stuprata per anni, Gisèle Pelicot ha trasformato il processo sulle violenze che ha subìto in un j’accuse “a una società machista e patriarcale che banalizza lo stupro”.
Haiti sconvolta dall’uragano Matthew. Almeno 900 le vittime
L’isola di Haiti ha subito le conseguenze più gravi del passaggio dell’uragano Matthew. Negli Usa disposta l’evacuazione di 2 milioni di persone.
L’uragano Matthew, il più violento degli ultimi dieci anni, si è scagliato contro i paesi dei Caraibi seminando morte e distruzione. Nella giornata di giovedì 6 ottobre ha colpito il centro delle Bahamas, ha provocato numerosi morti nella Repubblica dominicana e circa 900 vittime sull’isola di Haiti. Nella notte tra giovedì e venerdì, il cuore della depressione ha cominciato a puntare verso la Florida, posta dal governo degli Usa in stato di allerta assieme a Georgia e Carolina del Sud. Finora sono quattro le vittime che si contano negli Stati Uniti, mentre un milione di abitazioni sono prive di energia elettrica.
Ad Haiti città devastate e soccorsi difficili
È proprio sul territorio haitiano che la situazione appare più grave. Il ministro degli Interni, François Anick Joseph, aveva affermato già nelle prime ore dopo il passaggio dell’uragano di aver identificato circa 300 vittime. Ma il bilancio è ormai triplicato. La cittadina di Roche-à-Bateau, nel sud del paese, è stata “completamente devastata”, secondo quanto affermato da un deputato locale.
L’organizzazione non governativa Care ha affermato inoltre che circa l’80 per cento degli immobili di Jérémie, capoluogo del dipartimento meridionale della Grande Ansa, nel quale abitano circa 30mila persone, sono stati abbattuti da Matthew. “Le linee telefoniche ed elettriche sono state tagliate, le strade sono invase da macerie e il tetto della cattedrale è stato scoperchiato. Attualmente l’accesso alla città è impossibile e la popolazione sarà presto priva di scorte alimentari”, ha dichiarato Jean-Michel Vigreux, direttore dell’associazione.
DONATE: Help CARE deliver clean water & emergency supplies to #Haiti. https://t.co/bO5A0UjbB9 #HurricaneMatthew pic.twitter.com/A8jJVGqMx7
— CARE (care.org) (@CARE) 6 ottobre 2016
La situazione non cambia a Cayes, terzo centro urbano del paese: le squadre di soccorso presenti sul posto parlano di numerosissime case danneggiate, tetti strappati dal vento, elettricità e acqua potabile non più disponibili. Le stesse forze dell’ordine faticano a farsi largo sulle vie di comunicazione per raggiungere gli abitanti: un ponte è crollato sulla strada statale numero 2, l’unico asse che collega la città alla capitale Port-au-Prince.
L’uragano Matthew punta verso la Florida
Più a nord, negli Stati Uniti, il presidente Barack Obama ha disposto l’evacuazione di due milioni di persone, decretando al contempo lo stato di emergenza a livello federale. Ciò nonostante, alcune vittime sono già state confermate dalle autorità: si tratta di due donne colpite da alberi sradicati dalle potenti raffiche di vento, e di altre due persone che colpite da malore senza che i soccorsi siano stati in grado di raggiungerli in tempo.
Chi non può ha potuto lasciare le zone a rischio, ha utilizzato alcuni rifugi in attesa che la forza del fenomeno fosse diminuita una volta a contatto con la terraferma (all’arrivo sul territorio americano i venti potranno soffiare a più di 240 chilometri orari).
Hurricane Matthew strengthens as it heads toward Florida https://t.co/rOxqA28iJv ? pic.twitter.com/A9WLUyhQdm
— Wall Street Journal (@WSJ) 6 ottobre 2016
Circa 2.500 militari sono stati mobilitati, mentre autostrade, stazioni e aeroporti sono quasi deserti. Obama ha tuttavia dichiarato nella giornata di sabato che il pericolo non ancora scongiurato: i rischi sono legati infatti anche alle possibili inondazioni.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
I ribelli che hanno preso il potere in Siria stanno smantellando la produzione di captagon, la droga che arricchiva il regime di Assad.
Il 15 dicembre una petroliera russa si è spezzata a metà e un’altra è rimasta incagliata, riversando combustibile nello stretto di Kerch.
Nel campo profughi di Burj al-Barajneh, le donne palestinesi preparano pasti e distribuiscono aiuti alle persone in difficoltà nella città di Beirut.
Israele ha approfittato della caduta di Assad in Siria per espandere la sua occupazione del Golan, altopiano dove è presente illegalmente dal 1967.
Un’offensiva dei ribelli in Siria ha rovesciato nel giro di 11 giorni il regime di Assad. Ora si cerca una transizione pacifica del potere.
La scarcerazione di Narges Mohammadi è avvenuta per motivi di salute e durerà tre settimane. Cresce la pressione sul regime dell’Iran per renderla definitiva.
Migliaia di persone sono scese in strada contro la decisione del governo di sospendere i negoziati per l’adesione all’Unione europea fino al 2028. Violenta la reazione delle forze dell’ordine. La presidente della Georgia rifiuta di lasciare il mandato finché non verranno indette nuove elezioni.
Il 28 novembre a Nuuk è atterrato il primo volo diretto internazionale. Un evento storico che ha acceso un dibattito sui rischi del turismo di massa.