Le emissioni di gas serra continuano a crescere senza sosta e senza paura. Perché i primi a essere incoscienti e a sfidare il clima siamo noi.
Cosa succede alla Cop 21 e chi ha lasciato il segno
La conferenza sul clima in corso a Parigi sta dando ospitalità a decine di personaggi noti. Attori, politici, attivisti, testimoni diretti dei disastri causati dal riscaldamento globale. Dall’attore americano Leonardo DiCaprio all’indigena latinoamericana Diana Rios, dall’ex vicepresidente americano e premio Nobel per la Pace Al Gore al sindaco progressista di Barcellona Ada Colau. Tutti insieme
La conferenza sul clima in corso a Parigi sta dando ospitalità a decine di personaggi noti. Attori, politici, attivisti, testimoni diretti dei disastri causati dal riscaldamento globale. Dall’attore americano Leonardo DiCaprio all’indigena latinoamericana Diana Rios, dall’ex vicepresidente americano e premio Nobel per la Pace Al Gore al sindaco progressista di Barcellona Ada Colau.
Tutti insieme per cercare di dare ai ministri presenti a Le Bourget la spinta e la carica necessaria per portare avanti e concludere con successo il loro compito: raggiungere un accordo che coinvolga tutti i paesi che fanno parte della Convezione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc) e li vincoli attraverso obiettivi di limitazione o riduzione delle emissioni di gas serra in atmosfera. Perché contenere l’aumento della temperatura media globale entro i due gradi è possibile.
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Con le promesse attuali dei governi sul clima, il riscaldamento globale toccherà i 2,6 gradi nella migliore delle ipotesi; 3,1 gradi nella peggiore.
Il leader dell’Azerbaigian, che a novembre ospita la Cop29, è stato accolto in Italia come un partner strategico. Cruciali le intese sul gas. Ma non sono mancate le critiche degli attivisti per la linea dittatoriale che continua a perseguire.
Azerbaigian, il partito al governo vince le parlamentari ma nel Paese della Cop29 non c’è democrazia
Il partito del presidente Ilham Aliyev conferma la maggioranza dei seggi, ma gli osservatori internazionali parlano di voto non democratico. Nuova ondata di repressioni nel petrol-Stato che a novembre ospiterà la Conferenza delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici
L’ultimo caso riguarda un attivista del movimento per la democrazia. Sarebbe stato detenuto per due giorni e torturato. Aveva aiutato un giornalista a lasciare il paese di nascosto.
Riuniti a Bonn per cercare di preparare il terreno per la Cop29 sul clima di Baku, i rappresentanti di quasi 200 nazioni sono apparsi bloccati.
Dopo le critiche, il presidente Aliyev espande il comitato organizzativo di Cop29 a 42 elementi, includendo 12 donne. Le donne sono storicamente sottorappresentate nei principali vertici sul clima.
L’attuale ministro dell’Ambiente e delle Risorse naturali dell’Azerbaigian ed ex alto dirigente della compagnia petrolifera nazionale sarà il presidente della Cop29, in programma a Baku il prossimo novembre.
La Cop28 è finita, ma bisogna essere consapevoli del fatto che il vero test risiede altrove. Dalla disinformazione al ruolo delle città, ciò che conta avviene lontano dai riflettori.