Acqua

Water grabbing, l’atlante dell’accaparramento dell’acqua

Quali sono le aree più a rischio siccità o dove l’accesso all’acqua non è garantito? Un atlante ci mostra dove si verifica il water grabbing, l’accaparramento dell’acqua.


Con l’espressione water grabbing, o “accaparramento dell’acqua” (da non confondere con land grabbing, l’accaparramento delle terre), ci si riferisce a situazioni in cui attori potenti sono in grado di prendere il controllo o deviare a proprio vantaggio risorse idriche preziose, sottraendole a comunità locali o intere nazioni, la cui sussistenza si basa proprio su quelle stesse risorse e quegli stessi ecosistemi che vengono depredati.

Alcuni bambini giocano saltando nella sabbia vicino al villaggio dei Karo, situato in un’ansa naturale del fiume Omo
Omo Valley, Etiopia. Alcuni bambini giocano saltando nella sabbia vicino al villaggio dei Karo, situato in un’ansa naturale del fiume Omo. I Karo sono una piccola tribù con una popolazione stimata tra le mille e le tremila persone. Vivono di pesca e di agricoltura, resa possibile grazie alle inondazioni del fiume Omo © Fausto Podavini / Festival della Fotografia Etica 2017

Gli effetti di questo accaparramento sono devastanti. Famiglie scacciate dai loro villaggi per fare spazio a mega dighe, privatizzazione delle fonti idriche, inquinamento dell’acqua per scopi industriali che beneficiano pochi e danneggiano gli ecosistemi, controllo delle fonti idriche da parte di forze militari per limitare lo sviluppo.

L’acqua potabile è un diritto umano, un diritto alla vita

Nel 2010 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che garantisce l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari tra i diritti umani fondamentali. La storica risoluzione, su mozione presentata da Evo Morales, presidente della Bolivia, e da una trentina di altri paesi, sancisce che “l’acqua potabile e i servizi igienico-sanitari sono un diritto umano essenziale per il pieno godimento del diritto alla vita e di tutti gli altri diritti umani”. Eppure oggi questo diritto non viene tutelato attivamente dagli stati membri.

Così come non viene rispettato il trattato delle Nazioni Unite sulle acque transfrontaliere per mitigare i rischi di conflitto legati all’acqua, firmato ad oggi da solo 39 stati. Stati Uniti e Cina rimangono sordi agli appelli della società civile di supportare il documento legale.

water grabbing
© Gianluca Cecere

Nel cosiddetto sud nel mondo ma anche in alcuni paesi industrializzati da bene comune liberamente accessibile, l’acqua si trasforma in bene privato o controllato da chi detiene il potere. Sotto la spinta della crescente domanda d’acqua dovuta all’aumento di popolazione e alla crescita industriale dei paesi in via di sviluppo e sotto la morsa del cambiamento climatico, sempre più visibile nella nostra quotidianità, l’acqua diventa fonte di conflitto, bene scarso per cui è fondamentale accaparrarsene a spese del vicino, a discapito anche di donne e bambine che si occupano della raccolta giornaliera sottraendo tempo all’educazione e al lavoro.

Lo speciale Watergrabbing – An Atlas of Water, realizzato con il sostegno di European Journalism Center e di Gruppo Cap, in partnership con sette testate giornalistiche, racconta il fenomeno dell’accaparramento dell’acqua, ogni storia declinando un tema specifico (acque transfrontaliere, dighe, accaparramento per scopi politici e per scopi economici) e mostrando gli attori coinvolti, paese per paese. Foto, testi e carte geografiche vi accompagneranno in questo viaggio. Come strumento di riferimento si è realizzato anche un atlante geografico scaricabile, per il lettore curioso, lo studente, il ricercatore. Prendetevi tempo per leggere e scoprire il tema dell’accaparramento all’acqua. Perché l’acqua diventi un diritto per tutte e tutti.

© Mappe: Riccardo Pravettoni Infografiche. Progetto grafico: Federica Fragapane. Testi e ideazione: Emanuele Bompan e Marirosa Iannelli

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